Si chiama «Regolamento sulle forme di collaborazione tra soggetti civici e amministrazione per lo svolgimento di attività di interesse generale» e a proporlo è l’assessore al Verde Vincenzo Santagada. E questo perché al capitolo 3 si parla di «Partecipazione del cittadino alla cura ed alla gestione del verde comunale».
Insomma, rinforzare questo tipo di strategia basti pensare ai project financing dell’Ippodromo e del Palaeventi o alla «Bella piazza» dove il Comune e i privati gestiscono buona parte dell’area di piazza Garibaldi. Il Comune cerca sponsor, benefattori e mecenati per una «gestione partecipata della cosa pubblica». Il Regolamento è in discussione nella commissione consiliare competente già da tempo, sono stati presentati degli emendamenti tutti accolti.
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Ma la situazione non è risolta ancora, non c’è il via libera definitivo per arrivare poi in Consiglio comunale. I dubbi di alcuni consiglieri comunali resistono su di un punto: i privati – o mecenati che dir si voglia – si occuperanno solo di manutenzione o avranno in cambio anche la gestione dei siti? Ci sarà lucro da parte degli imprenditori? Nel frattempo dai tempi di de Magistris sindaco sono in vigore già simili provvedimenti. Un contesto nel quale va ricordato che è vigente già una delibera di dicembre del 2022 sul mecenatismo. Quando Palazzo San Giacomo e il neo-sindaco Gaetano Manfredi hanno scoperto di avere in casa una sorta di tesoretto frutto di donazione di privati cittadini.
L’assessore Santagada sgombera il campo da equivoci: «Le opere di mecenatismo si fermano alla manutenzione, la gestione dei siti resta saldamente in capo a Palazzo San Giacomo». E ricorda che nel regolamento in questione tanto che è ben chiarito in uno degli articoli che «Le attività e i progetti di collaborazione civica non devono essere orientati al profitto bensì promuovere il reinvestimento nei progetti stessi e il ritorno alla comunità dei diversi beni generati». E ancora: «“Senza scopo di lucro” non significa che non vi possano essere attività economiche, ma che queste possano concretizzarsi in innovative pratiche di economia collaborativa, di economia circolare e di comunità, finalizzate alla sostenibilità delle progettualità realizzate, al mantenimento ad uso civico di uno spazio».
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In uno scenario generale che nel Regolamento viene così definito: «Il Comune di Napoli promuove, sostiene e favorisce l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini, anche in forma associata, alle attività di gestione, tutela e valorizzazione del verde, favorendo lo sviluppo di una coscienza collettiva sui temi del verde urbano. La collaborazione non può escludere o limitare la fruizione collettiva del bene». Il tema centrale è che in campo Palazzo San Giacomo ha messo già decine di milioni per rinnovare il Virgiliano, la Villa Comunale e i parchi periferici. Palazzo San Giacomo è in difficoltà nel sostenere i costi della manutenzione quotidiana di questi beni. E qui che subentra la possibilità di interpellare i privati o con un bando o ricevendo una offerta di collaborazione dagli stessi privati.
Chi investe nella manutenzione pur essendo un mecenate cosa può avere in cambio? Perché un ristoro è previsto. Per esempio c’è la possibilità di «Esenzioni ed agevolazioni in materia di canoni e tributi locali». E questo perché «Non sono corrisposti dal Comune di Napoli, in via diretta o indiretta, compensi corrispettivi di qualsiasi natura per l’esecuzione delle attività che costituiscono oggetto della collaborazione».
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Palazzo San Giacomo invece «favorisce la presentazione di proposte di donazione, in beni materiali, servizi o denaro, da parte dei cittadini in forma singola o associata e di altri soggetti privati e pubblici, volte all’incremento e miglioramento del patrimonio vegetale della Città di Napoli». Il lucro nel Regolamento in questione non è previsto. Mentre ai mecenati può essere riconosciuta «visibilità alle azioni realizzate nell’interesse generale, prevedendo e disciplinando forme di pubblicità quali, ad esempio, l’installazione di targhe informative, menzioni speciali, spazi dedicati negli strumenti informativi». Dal canto loro i mecenati e investitori contare su una nuova nei loro bilanci, quella «della sostenibilità ambientale» che garantisce investimenti sostanzialmente detassati nel verde urbano.
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