Geopolitica del caccia di sesta generazione

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Passi in avanti per l’ingresso dell’Arabia Saudita nel programma Global Combat AirProgram (Gcap) per il caccia di sesta generazione. Il 27 gennaio scorso la presidente del Consiglio Giorgia Meloniaveva dichiarato che l’Italia è favorevole all’adesione, parlando a margine dell’incontro con il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman ad Al-Ula:“Chiaramente ciò non sarà immediato perché nel frattempo dobbiamo concludere il lavoro con i governi di Gran Bretagna e Giappone” disse Meloni. Favorevole è anche il Regno Unito che in passato ha fornito all’Arabia Saudita caccia Tornado, Eurofighter Typhoon e altre attrezzature di difesa, e non ha mai nascosto che con costi di sviluppo del Gcap previsti in decine di miliardi di dollari, la ricchezza dell’Arabia Saudita potrebbe essere un fattore chiave. Al contrario, il Giappone è più cauto per questi motivi: la dichiarazione congiunta sul Gcap rilasciata dagli allora tre primi ministri di Giappone, Italia e Regno Unito nel dicembre 2022 affermava: “Le nostre tre nazioni hanno relazioni strette e dilunga data basate sui valori condivisi di libertà, democrazia, diritti umani e stato di diritto”, sottolineando quindi che si trattava di un progetto tra nazioni con idee simili di democrazia liberale in stile occidentale.

L’Arabia Saudita è considerata uno stato autoritario e ancora ricordiamo il coinvolgimento del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman nell’omicidio del giornalista saudita in esilio Jamal Khashoggi avvenuto nel 2018. In secondo luogo l’Arabia Saudita è stata coinvolta nell’intervento militare nella guerra civile nello Yemen fino a tre anni fa nel quale ha utilizzato proprio i jet Eurofighter. Questo è incompatibile con la politica giapponese che dalla fine della Seconda guerra mondiale è stata quella di non intensificare i conflitti internazionali. Se i jet da combattimento di nuova generazione dovessero essere utilizzati in un conflitto, ciò potrebbe minare la credibilità del Giappone come nazione pacifica. Infine, l’Arabia Saudita e la Cina negli ultimi anni hanno stretto le relazioni e firmato un accordo di partenariato strategico. Dunque la presenza cinese in un ambito altamente tecnologico legato alla difesa sarebbe inaccettabile. Vero è che se più paesi aderissero al Gcap il numero di velivoli prodotti aumenterebbe e le economie di scala ne ridurrebbero i costi per velivolo, ma per non sarà difficile per l’Arabia Saudita contribuire tecnicamente allo sviluppo dell’aereo.

E proprio su questo punto si sono concentrate le parole del condirettore generale di Leonardo Lorenzo Mariani nella risposta alle domande della testata Defense News, dalle quale si evince che l’Arabia Saudita può acquisire il know-how industriale di cui ha bisogno per partecipare al programma GCAP, installando prima delle linee di assemblaggio per elicotteri Nh-90 ed Eurofighter per migliorare le sue competenze aerospaziali. “Per un ingresso rapido ma non dirompente di un altro partner nel GCAP è necessario un percorso e questo deve tenere conto delle sue capacità industriali”, ha detto Mariani, “non si tratta soltanto di soldi, ma di avere lavoro”. Il riferimento è andato proprio al memorandum d’intesa firmato dai sauditi con Leonardo per rafforzare la cooperazione industriale con l’Italia, in particolare su aerei da caccia ed elicotteri. Nel frattempo, Riyadh starebbe valutando un nuovo ordine di Eurofighter (ne ha 72) e di elicotteri Nh-90. Mariani ha spiegato: “Dato che è necessario un processo per entrare in Gcap, e ha bisogno di tempo, utilizziamo il tempo per creare più attività possibile. E proponiamo di lavorare insieme su altri programmi. È un approccio molto diverso dal precedente, eravamo abituati a vendere mentre ora diciamo lavoriamo insieme”. Rispondendo alla domanda specifica su che cosa potrebbe lavorare l’Arabia Saudita, Mariani ha detto: “Potrebbe riguardare una catena di montaggio, una linea di produzione per le unità principali, dai radar alle radio. Deve essere valutato. Proponiamolo stesso approccio per l’Nh-90. Airbus e Leonardo stanno lavorando su come impostare parte dell’attività tecnica lì. Potrebbe essere l’assemblaggio finale, la manutenzione o il lavoro su parti della struttura”.

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Gli occhi degli analisti sono ora puntati su Abu Dhabi, negli Emirati arabi uniti, dove lunedì 17 aprirà la kermesse della Difesa Idex 2025 e dove le attività di Leonardo saranno focalizzate sui settori navale, aerospaziale e informatico.





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