Accolta dal gip Francesca Mannini la richiesta del pm Enrico Infante di processo immediato per 8 foggiani arrestati il 20 dicembre scorso dalla squadra mobile perchè accusati a vario titolo di possesso illegale di armi, evasione e soprattutto di 3 rapine in gioielleria, ufficio postale al rione Candelaro, sala slot. La prima udienza dovrebbe svolgersi il 25 marzo davanti al collegio del Tribunale presieduto da Mario Talani se non ci sarà richiesta di giudizio abbreviato. In attesa di giudizio Giovanni Mastrullo, 27 anni; Enea Bramante, 26 anni; Santuccio Bevilacqua, 35 anni; come 35 anni hanno Carlo Federico Rotunno e Luigi Mondelli; Aldo D’Angelo, 52 anni; Claudio Pesante, 20enne; e la madre Danila Ariostini di 43 anni. I primi 5 sono in carcere, gli altri 3 ai domiciliari. Si dicono tutti innocenti; negli interrogatori di garanzia all’indomani del blitz si avvalsero della facoltà di non rispondere. Sono difesi dagli avv. Paolo Ferragonio, Rosario Marino, Manuela La Cava, Luigi Marinelli, Massimiliano Mari, Antonella Basanisi, Maria Giuseppina Palmieri, Michele Antonio Villani. L’accusa poggia su filmati e intercettazioni.
Mastrullo, Bramante, Bevilacqua e D’Angelo sono accusati della rapina nella gioielleria “Piccole gioie” di via Arpi del pomeriggio del 30 novembre 2023. Tre banditi a volto coperto e armati di pistola minacciarono la proprietaria del locale e alcune persone presenti e si impossessarono di anelli, collane e bracciali in oro e argento, fuggendo a bordo di un’auto; rapina aggravata dall’”aver cagionato alla vittima un danno patrimoniale di rilevante gravità”, ma non è indicato a quanto ammonti il bottino. Secondo l’accusa Mastrullo, Bramante e Bevilacqua nella tarda mattinata occuparono con 2 auto parcheggi nei pressi del negozio, in modo che al momento della rapina potesse posteggiare la “Volvo” in uso a D’Angelo, da cui scesero gli esecutori materiali.
Ancora Bevilacqua e con lui Rotunno, Mondelli e Danila Ariostini rispondono del colpo della mattina del 31 gennaio 2024 alla succursale 10 delle Poste a Candelaro. Secondo Procura e investigatori, i tre uomini a volto coperto e armati di pistola fecero irruzione dopo che la Ariostini poco prima aveva effettuato una ricognizione; intimarono a impiegati e utenti di non muoversi; si fecero aprire le casse, ma racimolarono solo 924 euro e un assegno di 13mila euro. All’epoca della rapina Rotunno era agli arresti domiciliari, per cui è accusato anche di evasione. Ancora Bevilacqua e Rotunno insieme a Pesante compaiono nel terzo capo d’imputazione, relativo alla rapina del 13 febbraio 2024 alla sala-slot “Big Billionaire” di via Crispi. Quattro banditi con una pistola-giocattolo minacciarono un dipendente, lo colpirono con calci e pugni, fuggirono con un bottino di 7mila euro, impossessandosi anche del portafogli della vittima. Pesante è ritenuto uno degli esecutori materiali, i due presunti complici avrebbero pianificato l’irruzione.
Decisivi filmati e intercettazioni. Bramante nei giorni successivi al colpo in gioielleria avrebbe confidato a un amico le fasi della rapina: “eravamo sette: uno in macchina, tre dentro, tre intorno a guardare. Dovevo entrare io e altri 2 cristiani; ma questi due nuovi dovevano fare pratica, così sono entrati uno di mestiere e due nuovi; dovevano farle aprire la cassaforte, uno gridava solo ‘ohu, ohu’, un altro è rimasto fermo, non si è mosso. Mentre quelli buoni” (nel senso di bravi rapinatori) “sono rimasti a fare i pali come pingoni”. Quanto al raid alle Poste, poco prima dell’irruzione fu registrato un colloquio fra i 3 uomini che avrebbero discusso dell’impossibilità di farsi aprire la cassaforte perché “sta temporizzata”, e di doversi quindi accontentare di quanto era nelle casse; Bevilacqua si sarebbe allontanato per procurarsi una pistola-scacciacani. Infine Bevilacqua e Rotunno transitando davanti alla sala-slot si sarebbero interrogati sulla possibilità che il locale fosse dei fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla, pentiti della “Società”; “qua di chi è? Di Ciruzzo e Pinuccio? Perché se è il loro non me ne frega niente. Chi è che deve venire a prenderne le parti? Dice: ‘ah, avete toccato a…’. Embè, a chi abbiamo toccato? A due infamoni”.
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