Il governatore:«C’è la sentenza della Corte costituzionale e poi abbiamo già una delibera». Il primo tentativo di avere una normativa risale al 2022: ci fu la bocciatura e poi un nuovo testo ripresentato 35 volte in Aula
Il Pd dice sì, il governatore dice no. È dal 2022 che la Regione Puglia tenta di approvare una legge sul fine vita. Non vi è riuscita finora ed è dubbio possa farlo nel tempo che resta fino alla conclusione della legislatura. A chiudere la discussione è stata proprio una dichiarazione di Michele Emiliano. Il quale non si oppone a procedure che consentano, a chi è malato gravissimo, di mettere fine alla propria esistenza. Ma non ritiene necessaria una legge regionale.
Le parole del governatore
«Abbiamo già la normativa necessaria e sufficiente per risolvere ogni situazione. La legge — spiega il governatore — non aggiungerebbe nulla a quello che già la Corte costituzionale ha stabilito. Noi non abbiamo competenza legislativa in questa materia, ma solo attuativa della sentenza della Corte. Per attuare quest’ultima già da anni abbiamo scelto la via dei provvedimenti amministrativi». Si riferisce alla delibera di giunta fatta approvare nel gennaio 2023, poche settimane dopo il primo fallito tentativo del Pd di approvare in Consiglio regionale la legge presentata dall’attivissimo Fabiano Amati (ex pd, poi passato ad Azione, ora assessore al Bilancio).
Il testo bocciato
Quel testo fu portato all’esame del Consiglio il 4 ottobre 2022 e fu bocciato con voto trasversale: un paio di dem, il centrodestra e il M5S (allora indeciso sul da farsi). Emiliano e altri 2-3 esponenti del Pd si astennero. Il governatore, qualcuno lo disse apertamente in quei giorni, parve pressato dalla Conferenza episcopale pugliese. Non sembra aver cambiato idea.
«La legge — aggiunge oggi — è solo una sottolineatura polemica alle inadempienze del Parlamento: una delle possibilità che la Toscana ha deciso di percorrere. Ma non aggiunge nulla a ciò che in tutte le Regioni già si può fare grazie alla sentenza della Corte costituzionale». Una posizione che non persuade Filomena Gallo e Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, molto attivi sul tema. «Crediamo — è la replica ad Emiliano — che il presidente non possa e non debba ignorare le differenze tra i due provvedimenti: una delibera non ha, per sua definizione, la forza vincolante di una legge: ha un valore esclusivamente interpretativo».
Il limite della delibera
Per di più, come fatto notare da Amati, la delibera non risolve del tutto il problema: istituisce il comitato etico chiamato a fornire il parere sul suicidio medicalmente assistito e stabilisce che debba essere fornito «nel più breve tempo possibile». Senza dettare tempi e procedure certe: ciò che la legge avrebbe voluto fissare. Finora, va aggiunto, nessuno ha mai chiesto al comitato di poter accedere alla procedura di suicidio medicalmente assistito. Dopo la bocciatura in Consiglio dell’ottobre 2022 e la delibera del gennaio 2023, Amati (nel frattempo uscito dal Pd) ha ripresentato un nuovo testo, sostanzialmente identico a quello affossato. E come il primo sostenuto da larga parte del gruppo dem. Iscritto all’ordine del giorno del Consiglio per 35 volte non è mai stato trattato per le ragioni sopra esposte.
Nel frattempo il M5S ha chiarito che la propria contrarietà del 2022 era dovuta solo all’attesa del Parlamento: se le Camere non decidono, dicono, giusto che ora intervengano le Regioni. Il centrodestra pugliese resta ostile all’ipotesi di una legge regionale.
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