Filippo Flocco, lo stilista abruzzese che ha conquistato il mondo a colpi di velluto e paillettes

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Che sia velluto o seta, paillettes luccicanti o cristalli rigoramente Swaroski cuciti a mano, l’importante è che siano made in Italy o, ancora meglio, made in Abruzzo. Non si tratta di semplici tessuti o dettagli preziosi, per Filippo Flocco la qualità è uno stile di vita, per lui esportare la mode italiana nel mondo è una vera e propria missione. Stilista di fama mondiale, abruzzese orgoglioso, umile e tenace, ha vestito in oltre 30 anni di carriera e continua a vestire reali e principesse, potenti del mondo e persone comuni, ma sempre con garbo e con un sorriso.

“Il diavolo si veste di seta e velluto e non da Zara”; “beccarlo” non è facile, perchè è sempre in giro per il mondo, la sua base e la sua bolla affettiva sono nel Teramano, ma è facile ricevere una chiamata o un messaggio nel cuore della notte, da New York, Emirati, Cina o Giappone, “Oddio scusa amore, ho dimenticato che ci fosse il fuso!”. Siamo riusciti a incrociarlo a L’Aquila, in una specie di “miracolo”, tra un impegno e l’altro, nel giorno dedicato all’amore e ai buoni sentimenti, San Valentino. Nonostante la pioggia ha voluto fare una passeggiata rimanendo colpito e estasiato dalle meraviglie architettoniche tornate al loro splendore dopo la furia distruttrice del sisma. “Venite a L’Aquila davvero ne vale la pena!”, è l’invito quasi commosso dai microfoni del Capoluogo. Gli abiti e i bozzetti di Filippo Flocco non sono per tutti, e non solo per il dettaglio economico: sono pezzi unici, creati, pensati e sognati per settimane,  “Dopo aver ascoltato i desideri dei miei clienti cerco di realizzarli, cucendo addosso un sogno o un’aspettativa”, spiega ancora lo stilista le cui cravatte rosse a firma di Italo Ferretti, azienda abruzzese in cui lo stilista è stato direttore creativo per diversi anni, impreziosite da preziose spille a forma di ape, sono state sfoggiate da Donald Trump, durante la prima presidenza. Gli abiti di Flocco, principeschi, realizzati con tessuti di pregio, cuciti a mano, arricchiti con tulle di primissima qualità, piume e paillettes luminose, hanno reso ancora più belle le donne più potenti del mondo.

L’intervista del Capoluogo allo stilista

Di lavoro però non parla volentieri, per una questione di professionalità e pudore, modestia e velato imbarazzo, per cui è difficile sapere attualmente per chi stia lavorando, così come è impossibile sapere quanti anni abbia, uno dei misteri più fitti attualmente. Proprio poco tempo fa a Parigi ha incontrato il suo conterraneo Enrico Melozzi, maestro attualmente protagonista al Festival di Sanremo quale direttore dei Coma_Cose, il gruppo che con la canzone “Cuoricini” (sembra fatta apposta per San Valentino), si sta aggiudicando il podio quale ‘tormentone del momento”. Il Maestro ha chiesto a Flocco se fosse in città per lavoro e lui, caustico come sempre, “Si, faccio il bigliettaio al museo d’Orsay”. Quindi niente, non sapremo mai davvero cosa fa!

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Sanremo 2025, le pagelle di Filippo Flocco ai look della prima serata

Per Filippo Flocco tutto è amore, dall’abito haute couture, ai sorrisi di Carmine o del giovane Momò, suo figlio, è amore anche il suo rapporto con i follower, oltre un milione tra Fb e Instagram che ogni aspettano con ansia le pagelle ai look del Festival di Sanremo che da anni realizza con il Capoluogo. Momò è il suo “ex bambino” speciale. Aveva circa 4 anni quando si sono incontrati, era senza documenti tanto che per risalire all’età approssimativa fecero una misurazione del polso. Era piccolo, smagrito e lacero, stava scappando da mesi dal terrore dell’Afghanistan e delle sevizie dei talebani. Un bambino che all’età di 4 anni circa ha rischiato di morire bruciato vivo e che nel periodo in cui si dovrebbe solo giocare e sorridere, ha visto milioni di civili, amici e parenti, morire per una guerra assurda, tanto da decidere, così piccolo, di scappare dalla sua terra. Un viaggio assurdo ricostruito poi con i disegni di quello che era solo un bambino, lo ha portato a piedi attraverso Iran e Iraq, tra i pericoli di quelle zone, e poi in Grecia, dove attaccato ad un camion ha raggiunto in un viaggio faticoso e pericoloso L’Italia. “Arrivato in Abruzzo – ha ricordato Flocco in una precedente intervista – ci raccontò di essere stato scaricato in una piazzola di sosta dal guidatore del camion che temendo problemi lo ha buttato come fosse spazzatura“. Una storia emotiva molto forte, che non poteva che avere un lieto fine perchè grazie a una pratica ammessa in Italia, ovvero l’affido al singolo, Momò ha avuto Filippo come tutore, supportato dalla struttura che poi lo ha accolto e dal suo compagno che nel frattempo è diventato marito, i primi a unirsi civilmente in Abruzzo dopo l’introduzione della legge Cirinnà.

Una cosa è certa e questa storia con Momò lo dimostra ancora una volta: Flocco è innamorato della vita, in tutte le sue sfaccettature,  è innamorato dell’amore, “Che non ha forma o distinzione”, e tifa l’Abruzzo, sempre. “Non riesco a pensare di fare il mio mestiere senza i riferimenti a me più cari. La mia terra viene sempre con me e io torno sempre a casa, per ricaricarmi e trovare quella linfa vitale preziosa per andare avanti”



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