Decreto flussi e «click day», alle aziende venete mancano 6 mila lavoratori: «Servono più migranti»

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Agricoltura

 


di
Martina Zambon

Domande per 17 mila ingressi nella regione, ne sono stati autorizzati solo 11 mila. Confindustria:«Il click day non è in grado di rispondere alle esigenze della imprese»

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Immigrazione e lavoro, un binomio ormai indissolubile per fronteggiare la drammatica emorragia di manodopera e figure professionali che colpisce indistintamente qualunque settore. L’appuntamento annuale per tutti, dagli albergatori ai costruttori, è il click day che concretizza il decreto flussi.

Le tre giornate

Nel 2025 si è deciso di suddividere gli accessi alla piattaforma del ministero del Lavoro in tre giornate, l’ultima, quella dedicata agli stagionali di agricoltura e turismo si è tenuta due giorni fa. Contestualmente il ministero del Lavoro ha comunicato ufficialmente le quote precise assegnate a ogni regione, anzi, a ogni singola provincia. E la sorpresa, per il Veneto, è stata amara. Gli oltre 17 mila posti richiesti dalla nostra regione sono stati pesantemente ridimensionati a 11.150. Una decurtazione che fa scendere anche la percentuale di prassi del 10% dato che il totale nazionale supera le 164 mila posizioni lavorative.




















































I dettagli

Nel dettaglio, il governo assegna alle 7 province venete 4.539 «quote» di lavoro subordinato non stagionale di cui 1.824 a lavoratrici, 1.664 riservate a cittadini di Stati «con i quale entrino in vigore nuovi accordi», 341 dall’accordo con l’India, 203 da quello con la Tunisia e 507 per lavoratori dell’assistenza familiare e socio assistenziale, quindi badanti. La provincia più ricca è nettamente Venezia. Segue la tabella dedicata al lavoro stagionale che per il Veneto vale complessivamente 6.611 quote di cui 2.430 per donne impiegate in agricoltura, 216 donne per il turismo, 220 per il lavoro stagionale agricolo, 154 stagionali nel turismo, 261 indiani per l’agricoltura e 51 per il turismo e così via.

Strumento bocciato

L’entità dei numeri parla da sé. E le categorie economiche sono compatte nel bocciare senza appello lo strumento del decreto flussi: farraginoso ma, soprattutto, inefficace. Da Confindustria Veneto arriva una bocciatura secca: «Lo strumento “click day” premia la sorte e la velocità, non il merito della proposta, ed ha la sola utilità del rispetto formale dei criteri burocratici, deresponsabilizzando la pubblica amministrazione rispetto a scelte di merito e di qualità. È ormai un dato oggettivo che lo strumento del click day non è in grado di rispondere alle esigenze delle imprese. Il meccanismo è troppo complesso e al tempo stesso limitato, tanto che molte aziende non hanno partecipato probabilmente perché disilluse rispetto alla sua reale efficacia. Meriterebbe invece più attenzione, quanto promosso dal decreto Cutro che prevede ulteriori ingressi, in aggiunta al decreto flussi, per extracomunitari che si formano anticipatamente nei Paesi di origine facendo poi ingresso nel nostro Paese in maniera regolare e in base allo specifico fabbisogno professionale delle aziende». 

I costruttori: «L’edilizia resta a corto di manodopera»

Una posizione condivisa da Antonio Santocono, Unioncamere: «Lo strumento su cui lavorare è proprio la formazione nei Paesi d’origine per poi far arrivare qui risorse già pronte a rispondere alle esigenze delle nostre aziende». Fra i più accesi detrattori del click day c’è Alessandro Gerotto, Ance: «Settori come l’edilizia sono, e restano, a rischio senza manodopera. Alcune aziende continuano a essere in difficoltà nel portare avanti i cantieri. Di fatto siamo sempre in emergenza: cronicamente in debito di lavoratori nonostante i click-day. Se da una parte apprezziamo qualche passaggio burocratico in meno, dall’altra è chiaro che la gestione dei flussi così non basta e non risolve. Ricordo che il sistema Ance partecipa a un programma di formazione di 2.000 operai specializzati in Tunisia ma il fai-da-te non è sufficiente. Lo dico chiaro: va messo in campo un piano complessivo, accogliente e inclusivo, nazionale e internazionale prima che regionale, perché non è solo questione di quantità di manodopera: oltre ai flussi ci sono aspetti riguardo la casa, la lingua, il dialogo tra diverse mentalità». 

Agricoltura e turismo

La linea è compatta, Coldiretti ha segnalato come i pochi posti disponibili siano andati «bruciati». «Occorre superare il click day – dicono gli agricoltori – ci sono progetti per la formazione dei lavoratori nei Paesi d’origine, dai braccianti ai dronisti, ma serve sanare le posizioni irregolari dei “vecchi” stagionali». Infine, Massimiliano Schiavon, Federalberghi, dice: «I click day, teoricamente, sono uno strumento utile ma non è una sorpresa che i numeri non siano quelli auspicati: l’iter è complesso senza contare i problemi tecnici delle piattaforme informatiche. Solo snellendo la burocrazia e semplificando le operazioni tecniche si possono facilitare gli ingressi».


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