La prima novità riguarda la centralizzazione dei concorsi pubblici. Come riportato da Il Messaggero, la gestione della maggior parte dei concorsi del settore pubblico dovrebbe essere affidata al Dipartimento della Funzione pubblica, attraverso la Commissione Ripam. Tale centralizzazione coinvolgerà tutti i livelli professionali, dai dirigenti di fascia alta e intermedia fino alle posizioni di base. Non sarà consentito a nessuna Amministrazione di operare in modo autonomo.
Il testo prevede anche un’altra modifica significativa: sarà annunciato il reclutamento di esperti in psicologia del lavoro e gestione delle risorse umane per organizzare questi concorsi unificati. Si stima, altresì, che il 10% dei fondi risparmiati grazie alla cessazione di personale verrà destinato all’assunzione di nuove figure professionali dotate di competenze specifiche nel campo digitale.
Ci sono novità anche riguardo al reclutamento nel settore delle Amministrazioni locali. Il testo specifica che per Comuni, province e città metropolitane, fino al 10% delle facoltà assunzionali potrà essere riservato all’assunzione di candidati in possesso di un diploma di specializzazione per le tecnologie applicate, o di un diploma di specializzazione superiore rilasciato dagli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy), oltre a diplomi di istruzione tecnica superiore pertinenti ai profili professionali richiesti.
Importanti novità anche per i precari della P.A. Alla scadenza dei contratti a tempo determinato di 36 mesi, si stabilisce che, qualora siano soddisfatti i requisiti per accedere al pubblico impiego, incluso il possesso del titolo di studio e una valutazione positiva del servizio, il contratto si trasformerà in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, nel rispetto delle facoltà assunzionali già utilizzate.
Il testo menziona anche l’intenzione di uniformare i salari accessori per i dipendenti pubblici. Questo tema presenta attualmente notevoli discrepanze: al Ministero della Giustizia, per esempio, il salario accessorio risulta essere di 646 euro annui, mentre all’Inps si arriva a quasi 17.000 euro. Le infrastrutture si fermano a 695 euro, mentre all’Agenzia delle Entrate si sfiorano i 5.000 euro; il Ministero dell’Interno, infine, offre bonus di poco più di mille euro. Per tale motivo, l’armonizzazione dei premi dovrà avvenire in maniera graduale nel corso degli anni.
Un’altra proposta riguarda le procedure di mobilità: nella bozza del decreto è contenuta l’ipotesi per cui le amministrazioni dovranno destinare almeno il 5% dei posti disponibili nel 2025 a procedure di mobilità, con un incremento fino al 15% nel 2027.
Per le assunzioni, sarà prioritario considerare i dipendenti provenienti da altre amministrazioni, in posizione di comando o di fuori ruolo, appartenenti alla stessa area funzionale e che presentano domanda di trasferimento. Per il 2025 dunque le amministrazioni, escluse quelle della Presidenza del Consiglio, dovranno inquadrare il personale proveniente da altre amministrazioni che ne faccia richiesta e che si trovi in posizione di comando, distacco o di fuori ruolo, avendo maturato almeno 36 mesi di servizio. Tuttavia, i trasferimenti sono subordinati al conseguimento di una valutazione soddisfacente delle performance.
Infine, nell’ottica di raggiungere gli obiettivi delineati nella Missione 1 del PNRR e di combattere il lavoro sommerso tramite il potenziamento delle banche dati pubbliche, la società 3-I Spa, frutto della fusione delle competenze informatiche di Istat, Inail e Inps, cambierà nome in Indata PA Spa. Tale società avrà il compito di promuovere l’interconnessione e la standardizzazione, per garantire l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle banche dati. Ad essa verranno anche trasferite le funzioni adesso spettanti all’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale).
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