IL RAPPORTO «Ho trovato un lavoro solido e ho potuto aiutare la mia famiglia in Romania. Ma ho perso mezza anima, perché avevo molta nostalgia delle radici». Così Teresa, una donna di origini romene che abita ad Alba, racconta la propria esperienza di lavoratrice domestica. «Sono arrivata in Piemonte quando avevo 45 anni e le mie figlie ne avevamo 18 e 20. Loro sono rimaste in Romania, mio marito pure. Avevamo bisogno di soldi, così sono partita sfruttando la conoscenza di un’amica. Arrivata in provincia di Cuneo, sono stata assunta come badante da una famiglia nella zona di Mondovì. Dovevo prendermi cura di un’anziana signora, ma i suoi figli mi trattavano male. Mi aggredivano, mi svalutavano. Così mi sono licenziata. Mi sono ritrovata sola e non sapevo cosa fare».
Teresa è testimone di una solitudine che vivono migliaia di donne come lei in regione. Come lei sono molte le persone che hanno deciso di lasciare il proprio Paese alla ricerca di risorse economiche nel tentativo di “salvare” dalla miseria i propri affetti.
La donna prosegue raccontando: «In Romania nella zona di campagna da dove veniamo non c’è lavoro. Emigrare rappresentava la sola soluzione possibile per pagare l’università alle mie figlie». Conclude: «Dopo la parentesi di Mondovì mi sono trasferita ad Alba. Qui ho trovato una famiglia gentile, l’ho aiutata per sette anni nella quotidianità domestica di assistenza a “nonna Carla”, una donna con Alzheimer, ma dolce e innocente come una bambina. È stata dura, ma ho potuto sperimentare un legame d’appartenenza. Mi hanno voluto bene e mi hanno pagato con contratto regolare. Circa 1.500 euro al mese più vitto e alloggio. Ho messo molti soldi da parte. Il mio sogno? Quello di ritornare in Romania, già il prossimo anno».
I lavoratori domestici regolari in Piemonte nel 2023 sono 63.480, 7,6% in meno rispetto al 2022. Si presume dunque che, contando quelli irregolari, il numero possa perfino raddoppiare. Nella regione le collaboratrici domestiche (colf) hanno un’incidenza maggiore (50,5%) rispetto alle badanti (49,5%). Anche i datori di lavoro (67.996) registrano una flessione rispetto al 2022 (-6,1%). Nel Cuneese il numero delle colf supera le 3.300 unità, il 10% del totale in regione. Le badanti sono oltre 4mila. In tutto colf e badanti regolari superano le 7mila unità, numero che potrebbe raddoppiare considerando anche la componente irregolare.
Esaminando le settimane lavorate, il 52,1% dei dipendenti dichiara di lavorare meno di 50 settimane all’anno. Il 20,4% convive in casa con il datore di lavoro. In regione esiste una bassa presenza di parenti o coniugi che operano come lavoratori domestici: solo lo 0,9% di chi esercita questa professione ha un legame di parentela con l’assistito.
I ricercatori dell’osservatorio Domina nel sesto rapporto annuale sul lavoro domestico spiegano: «la Regione offre contributi economici per favorire la permanenza di anziani non autosufficienti presso il proprio domicilio. Nel caso di inserimento nelle Rsa, l’Asl prende in carico il 50% della spesa. Per promuovere l’autonomia di anziani e disabili, esiste una tessera per viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici. Oltre ai buoni residenzialità e domiciliarità». Queste misure saranno sempre più importanti considerando l’inverno demografico. All’aumentare degli individui over 80, secondo Domina, la popolazione tra gli 0 e i 14 anni subirà una variazione nei prossimi 30 anni del -13,1%. Di conseguenza, nell’avvenire a medio termine si assisterà a una moltiplicazione dei bisogni assistenziali della cittadinanza sempre più anziana.
La richiesta è in costante crescita
L’INTERVISTA Lorenzo Gasparrini, direttore dell’osservatorio Domina, spiega che «nel Nord Italia il tasso di irregolarità è inferiore rispetto al panorama nazionale. Una dinamica dovuta molto spesso, oltre che a un fatto culturale, alla maggiore disponibilità economica».
Prosegue: «Nel Nord del Paese è più alta la presenza di lavoratori stranieri, che raggiunge l’80% in Lombardia. In Piemonte abbiamo 63.480 lavoratori regolarizzati (dei quali oltre il 40% proviene dall’Est Europa). La spesa regionale totale è di 1,2 miliardi di euro toccando quasi l’1% del Pil piemontese. I datori di lavoro sono invece circa 68mila».
I ricercatori dell’osservatorio aggiungono: «Il rapporto tra datori di lavoro e lavoratori continua a vedere una prevalenza di datori di lavoro (110,1 ogni 100). Naturalmente questo dipende da un bilanciamento tra diverse possibilità: ci possono essere datori di lavoro con più soggetti alle dipendenze, oppure lavoratori che prestano servizio presso più di una famiglia. Anche in Piemonte, come in tutta l’Italia, si registra un calo dei contratti regolari dovuti alla fine dell’effetto della sanatoria intervenuta durante la pandemia del 2020».
La città di Torino, con una percentuale del 55,8% di badanti, «dimostra lo stato di necessità delle famiglie piemontesi tanto più se osserviamo le previsioni che ci dicono che nel 2050 avremo un aumento del 46% della popolazione con più di 80 anni», aggiungono i ricercatori di Domina.
Valerio Re
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