CGIA – gli imprenditori non vanno più in banca. Ora rompono il salvadanaio e si autofinanziano – Giornale Nord Est

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Forse ci siamo sbagliati. Pensavamo che in questi ultimi 15 anni fossero state le banche ad aver chiuso i rubinetti del credito, anche alle aziende venete, invece pare sia avvenuto l’esatto contrario. Sono gli imprenditori che avrebbero deciso di non rivolgersi più agli istituti di credito, risolvendo lo storico problema della mancanza di liquidità attraverso il ricorso all’autofinanziamento. Come? Apportando capitali propri (di imprenditori e soci) o di terzi (attraverso il mercato dei capitali e l’azionariato diffuso) . A sostegno di questa chiave di lettura segnaliamo anche la decisa diminuzione della domanda di credito avvenuta in questi anni da parte delle imprese, poiché, a seguito anche dei buoni risultati economici ottenuti, molte attività rimaste sul mercato hanno aumentato i risparmi e conseguentemente il loro utilizzo per far fronte alle spese correnti e agli investimenti. La tendenza macroeconomica appena delineata non ha coinvolto indistintamente tutte le realtà produttive e commerciali del Veneto. È verosimile che, per molte micro imprese , alla contrazione dei prestiti non sia seguita alcuna forma di autofinanziamento, bensì un progressivo deterioramento economico/finanziario che le avrebbe fatte scivolare nell’area grigia dell’insolvenza o, peggio ancora, a rivolgersi al mercato del credito illegale. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.

Imprese venete: in quasi 15 anni -44,6 miliardi di prestiti, ma +36,2 miliardi di risparmi
A fine dicembre del 2011 (inizio della crisi dei debiti sovrani), i prestiti bancari alle imprese venete ammontavano a 108,9 miliardi di euro, verso la fine del 2024, invece, la quota è scesa a 64,3 (-44,6 miliardi di euro pari a una contrazione del 40,9%). Per contro, nello stesso arco temporale i depositi bancari delle aziende sono passati da 19,6 miliardi a 55,8 (+36,3 miliardi pari a un incremento del 185,2%) (vedi Graf.1).

La contrazione del credito alle attività economiche è riconducibile alla combinazione di più fattori e in aggiunta a quelli richiamati più sopra vanno aggiunte le importanti trasformazioni registrate dal sistema bancario e imposte dalla Banca Centrale Europea (BCE) che, a seguito delle crisi finanziarie avvenute in questi ultimi decenni , ha introdotto dei parametri molto stringenti nella valutazione del merito e del rischio di credito. Dopodiché, è utile ricordare che tutti gli istituti bancari sono stati costretti ad aumentare notevolmente il livello di patrimonializzazione, con misure che hanno indotto il sistema creditizio a razionalizzare i prestiti alle imprese meno insolventi, riducendo così il rischio di veder aumentare la platea dei crediti deteriorati che sono stati ridotti grazie alla vendita delle sofferenze (mercato delle cartolarizzazioni).

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I rubinetti si sono riaperti con il Covid
Va evidenziato che anche in Veneto la fase di crescita dei prestiti bancari erogati alle imprese tra la metà del 2020 fino al 2022 è stata ottenuta a seguito delle misure introdotte per fronteggiare la crisi pandemica. Ricordiamo che il governo Conte 2 e quello Draghi hanno approvato alcuni provvedimenti a sostegno del credito (compresa la garanzia statale al 100 per cento sui prestiti) che hanno consentito di incrementare i prestiti alle società non finanziarie corretti per le cartolarizzazioni e le altre cessioni.

In Ue, invece, i prestiti sono aumentati, con punte record in Francia e in Germania
Secondo i dati della BCE , tra il 2011 e il 2023 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili per un confronto europeo), non tutti i paesi monitorati hanno subito una contrazione dei prestiti bancari alle imprese. Anzi. Il dato medio dell’Area dell’Euro, ad esempio, è stato pari al +4,3% (+188,6 miliardi di euro), con picchi positivi, per i big, del +61,4% in Francia e del +46% in Germania che, in valore assoluto, possono contare su un’esposizione degli istituti di credito verso le attività economiche che, rispetto al nostro importo, a Parigi è più del doppio e a Berlino, invece, è leggermente inferiore al doppio. Segnaliamo che tra le nazioni economicamente più importanti solo la Spagna ha registrato una flessione superiore alla nostra. Se in Italia la riduzione è stata del 30,9%, Madrid ha visto scendere i prestiti del 46,7%. In difficoltà anche le aziende dei Paesi Bassi che hanno subito una riduzione dell’8,1%.

Prestiti: in forte calo soprattutto nel Centro-Sud. In Veneto contrazione record a Rovigo
Tra il novembre 2011 (periodo di picco massimo dei prestiti erogati alle imprese) e lo stesso mese del 2024 (ultimo dato disponibile), il Veneto ha subito una riduzione dei prestiti bancari alle imprese pari al -40,9%. A livello nazionale la nostra regione si colloca all’ottavo posto. In valore assoluto, invece, la contrazione è stata di 44,6 miliardi di euro. A livello provinciale Rovigo è la realtà veneta più penalizzata, visto che ha subito una contrazione del 52,4% (-1,9 miliardi di euro). Seguono Vicenza con il -44,8% (-9,9 miliardi di euro) e Belluno con il -44,7% (-1,2 miliardi euro) (vedi Tab. 3).

I risparmi sono cresciuti soprattutto a Nordest. Le più “formiche” sono state Vicenza e Belluno
Sempre tra novembre 2011 e novembre 2024, sul fronte dei depositi il Nordest è la macro area che ha subito l’incremento più importante pari al 178% (vedi Tab. 4). Il Veneto si posiziona al quinto posto a livello nazionale con un aumento del 185,2% (+36,3 miliardi di euro). Nella nostra regione la provincia dove le imprese hanno accumulato i maggiori risparmi è stata Vicenza con il +235,6% (+8,1 miliardi di euro). Seguono Belluno con il +225,5% (+1 miliardo di euro) e Padova con il +189,3% (+7,4 miliardi di euro) (vedi Tab. 5).



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