Un’importante assemblea si è tenuta venerdì nel tardo pomeriggio Bologna proprio dentro Palazzo d’Accursio, sede dell’amministrazione comunale.
Nonostante le condizioni meteo proibitive per circa un’ora si sono suggeriti interventi, degli aderenti e non solo, promosso da Potere al Popolo per dare vita ad una prossima mobilitazione cittadina contro il pesantissimo rincaro dei biglietti del Bus.
L’assemblea, promossa da Potere al Popolo ed introdotta da Riccardo Rinaldi ha visto la convergenza di tante realtà ambientaliste, sindacali conflittuali, politiche e giovanili di tutta la città che aprono questa sfida ed hanno dato come indicazione uno stato di mobilitazione permanente che culminerà, se la Giunta non ritira, gli esorbitanti aumenti con una manifestazione nel pomeriggio del 1°marzo, giorno in cui dovrebbero entrare in vigore i rincari.
É necessario il contesto in cui si inserisce questa mobilitazione.
Negli ultimi giorni a Bologna si è alzata la polemica per l’ennesima manovra antipopolare della giunta a guida Partito Democratico sul fronte dei trasporti, un tema oggi particolarmente caldo in città visto le code e i problemi al traffico creati dalla presenza in diverse zone dei cantieri per il futuro Tram.
La giunta “più progressista d’Italia” – con una conferenza stampa convocata un’ora prima – ha comunicato la propria volontà di alzare il costo del biglietto del Bus, confermando il trend che vede a Bologna un rincaro del 130% negli ultimi 15 anni: da 1,50, il biglietto passa a 2,30 (aumento del 53%).
A Questo si accompagna un incremento anche dei Citypass, del biglietto giornaliero e dell’abbonamento mensile e annuale, con uno sconto di 20 euro sul totale dell’annuale per chi ha l’ISEE inferiore ai 35000 euro.
Per il sindaco Matteo Lepore questo provvedimento “rafforza ulteriormente l’obiettivo della manovra e cioè che sempre più persone si abbonino. […] Ci auguriamo che il numero di abbonati possa crescere perché si evidenzia ancora di più la convenienza per chi usa il bus ogni giorno.” (Sic!)
A questo si aggiungono l’aumento dei costi per i parcheggi e una loro diminuzione a partire dai prossimi mesi; stretta anche sulle auto ibride che non potranno accedere alle zone ztl se non i residenti, e dovranno pagare il parcheggio nelle strisce blu. Anche se sicuramente di meno impatto, questi provvedimenti limitano molto tanti lavoratori e lavoratrici che sono costretti a spostarsi in centro per lavorare.
Questi provvedimenti sarebbero stati giustificati dalla giunta comunale per promuovere una viabilità più green e trovando l’escamotage di versare il guadagnato nei fondi di riparazione per le alluvioni: insomma, una pezza sopra l’altra mentre i soldi pubblici investiti per i bisogni della comunità vengono sempre più tagliati. A questo si aggiunge il rimpallo con il governo, che avrebbe tagliato i fondi ai comuni proprio per questo genere di servizi.
Per quanto sicuramente anche il governo centrale non si stia spendendo in alcun modo per finanziare il trasporto pubblico, preferendo avviare grandi opere inutili come la continuazione dei lavori del TAV o l’avvio del ponte sullo Stretto di Messina, la giunta comunale a firma Lepore e Clancy di certo in questo non è da meno.
Il tema del trasporto pubblico è al centro del dibattito da diverso tempo per diversi motivi: in primis, interessa una larghissima fascia della popolazione lavoratrice che è costretta a spostarsi verso il centro per poter lavorare specie nelle attività legate al turismo con i prezzi degli affitti ormai impraticabili anche in alcune zone un tempo “periferiche”, come anche tanti studenti sia universitari che delle scuole superiori (o inferiori).
Allo stesso tempo, la rimodulazione delle connessioni della città è sempre più specchio delle trasformazioni radicali che la stanno interessando e della visione che questa giunta, in continuità con quelle precedenti, ha in testa per Bologna. Le priorità sono chiare, e per le priorità le risorse si trovano sempre: il trasporto pubblico, ovviamente, non rientra in queste.
Un vero e proprio schiaffo alla storia della città stessa che già nel 1973, per favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici, gli aveva resi gratuiti per lavoratori e studenti nelle ore di punta, e che era state tra le più avanzate nello sperimentare un effettivo diritto alla mobilità.
Le priorità che la giunta a guida PD, condivise dall’opposizione, sono infatti le grandi opere che interessano diverse zone di Bologna, al fine di tutelare gli interessi di grandi investitori e proprietari della città o di settori strategici per tutta la regione.
La prima di queste è sicuramente il Passante di mezzo, un allargamento autostradale dove sono stati versati milioni di soldi pubblici che aumenterà il traffico – e quindi anche la congestione – al fine di favorire lo sviluppo di tutto il settore logistico che da Bologna, e in particolare dalla zona dell’Interporto, si staglia poi in tutta l’Emilia.
Un’opera che la stessa Clancy, per giustificare il tradimento di fronte a tanti elettori contro il passante da cui aveva ricevuto il voto, ha osato definire “green”, presentando mirabolanti progetti di tinture che assorbono l’anidride carbonica o gonfiando i numeri degli alberi che la giunta avrebbe piantato. Il tutto, mentre reprimeva con la celere la protesta del Comitato Besta al Parco Don Bosco proprio a causa del taglio di diversi alberi del verde pubblico…
L’altra opera che sta investendo la città, creando non pochi problemi, è proprio la linea rossa del Tram, che collegherà Borgo Panigale a Grand Tour (ex-Fico), il “parco giochi” di Farinetti – oggetto di una puntata di Report che ne ha riportato la natura speculativa – dove milioni di Soldi Pubblici sono stati investiti solo per poterlo tenere in piedi dopo il precedente fallimento.
Questo progetto – la liana rossa del tram – ha visto l’investimento di ben 260 milioni di euro sul piatto, di cui la prima parte (circa la metà) sono stati portati dal PNRR. Dei restanti, si sa, in qualche modo bisognerà pur fare cassa. Questo progetto è il sintomo proprio di una visione di città incentrata sul turismo e sulla valorizzazione di una serie di quartieri che già da anni sono nella mira della speculazione edilizia Bolognese, in particolari gli storici quartieri popolari della Bolognina e di San Donato.
Senza dilungarsi in altri dettagli tecnici ed esempi – come tanti altri se ne potrebbero fare, a partire dal rovinoso People Moover e dei milioni di soldi pubblici che in questo sono stato investiti – il quadro è già stato delineato in maniera molto chiara. Il comune, di fronte a spese proprio nel settore sui trasporti, si riconferma in città un attore a servizio degli investitori che partecipano a tutti questi bandi finanziati e coperti dai soldi pubblici, facendosi primo attore della trasformazione che da anni sta investendo la città di Bologna.
Proprio nel settore pubblico, Tper rappresenta un esempio chiaro dove a fronte di un trattamento di precarietà e peggioramento delle condizioni lavorative per i lavoratori, l’azienda partecipata pubblica dalla Regione Emilia-Romagna (46,13%), Comune di Bologna (30,11%) e Città Metropolitana di Bologna (18,79%) continua a macinare profitti, arrivando ad un utile netto di almeno 3 milioni di euro e 228 milioni di ricavi.
Allo stesso tempo, questo provvedimento rappresenta a pieno la città escludente che Bologna è diventata per tanti giovani e per le fasce popolari, con un aumento di costi vertiginoso e un mercato degli affitti fuori controllo, ormai arrivato alle vette delle città d’Italia e d’Europa – tutto questo mentre proprio le politiche abitative vedono la continuazione degli sfratti, uno sfitto che aumenta sia nel pubblico che nel privato e concessioni sempre più laute a palazzinari e studentati di lusso.
Nella questione del trasporto pubblico, quindi, è da leggere un processo di elitarizzazione ed esclusione di classe che ha cambiato radicalmente il volto di Bologna in questi anni, mettendo al centro i progetti della città della conoscenza – dove proprio l’Università ha un ruolo chiave – con la messa a valore non solo del centro storico, ma di tutte le altre aree limitrofe.
Bene che quindi una protesta popolare di opposizione a questi provvedimenti nasca, dando l’esempio alle tante città del Paese dove il carovita e i servizi pubblici sempre più assenti pesano sempre di più sulle tasche di lavoratori e lavoratrici. Dall’assemblea di oggi si rilancia la mobilitazione che investirà tutta la città nelle prossime settimane, fino alla manifestazione del 1 marzo.
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Dall’assemblea a Palazzo D’Accursio lanciata la manifestazione del Primo Marzo
Le centinaia di persone in assemblea sotto i portici di Palazzo D’Accursio lanciano due settimane di mobilitazione fino alla manifestazione del Primo Marzo.
Il rincaro del trasporto pubblico, col biglietto singolo a 2,3€, non può essere accettato, e come hanno detto decine di interventi, questi aumenti arrivano in una città che diventa ogni giorno più cara, che ogni giorno di più privatizza i servizi, cementifica e spende centinaia di milioni e miliardi in opere faraoniche e inutili.
Saranno due settimane di mobilitazione continuativa nei quartieri popolari,sui bus, nel capoluogo e in provincia, e ancora al Comune per arrivare alla manifestazione del Primo Marzo.
Hanno aderito fino ad adesso:
Comitato Besta, RECA Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna, Ecoresistenze, Cambiare Rotta, Potere al Popolo Bologna, USB, SGB, OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa, Rete dei Comunisti Bologna, Rifondazione Comunista Bologna, Giovani Comuniste/i Bologna, Sinistra Unita Bologna, PCI Bologna, comitato Bologna l’Aeroporto incompatibile, Citta Invisibili, Centro Sociale Culturale Villa Paradiso, Confederazione COBAS, Comitato No Palazzoni Due Madonne, Extinction Rebellion Bologna, Assemblea No Passante, circolo Granma
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