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15 Febbraio 2025

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Aschenez, pronipote di Noé. Oppure Giocasto, figlio di Eolo. O magari Eracle, figlio di Zeus. Le leggende su chi sia stato il fondatore di Reggio Calabria sono tante, tutte affascinanti e tutte testimoniano di come quella terra fosse stata abitata da chissà quanti secoli prima che i Greci arrivassero, rendendola una delle città più importanti del Mediterraneo e quindi del mondo antico. E a metà tra leggenda e storia si incastra la figura di un re degli Enotri, popolazione che arrivò in Calabria e più in generale nel Sud durante l’età del Bronzo; un re che trasforma il suo popolo da nomade a stanziale, che regna con saggezza e lungimiranza, che incide talmente tanto da spingere i suoi sudditi a cambiare nome da Enotri a Itali. Perché quel re si chiama Italo e la grande maggioranza di storici e linguisti sono concordi nel sostenere che il nome Italia venga da lui. Per l’Italia del basket tornare a giocare a Reggio Calabria è dunque quasi come un omaggio alla terra di chi ha dato il nome al Paese.

Non solo: è anche un omaggio a una città che alla pallacanestro ha dato tantissimo.

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Giuseppe, ci devi dare una mano. Con la morte di Piero abbiamo perso tantissimo: tu un fratello, noi un amico e anche l’anima del nostro club. Senza di lui siamo spacciati. Aiutaci, nel nome di Piero”.

E il 35enne Giuseppe accetta. Un mese dopo la tragica morte del gemello, nel settembre 1966 rileva la squadra di basket fondata da Piero e fonda la Cestistica Piero Viola Reggio Calabria. Inizia così una storia che dura ancora oggi, che ha vissuto fasi esaltanti e fasi a dir poco complicate e che ha visto passare in riva allo Stretto allenatori e giocatori di altissimo livello.

E pure Santo Versace, prima giocatore e poi presidente.

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Nel 1983 arriva la prima storica promozione in A2, con la squadra allenata dal livornese Gianfranco Cacco Benvenuti che due anni dopo porta lo stesso gruppo in A1. Tra i grandi protagonisti il reggino Lucio Laganà e Massimo Bianchi. Inizia così un ventennio di permanenza costante tra A1 e A2, con campionati adrenalinici, playoff combattutissimi, vittorie di prestigio, esperienze in Coppa Korac, allenatori del calibro di Tonino Zorzi, Carlo Recalcati e Gaetano Gebbia e una marea di giocatori indimenticabili. In ordine sparso, cogliendo fior da fiore e stilando un elenco inevitabilmente parziale Joe Bryant – accompagnato dalla famiglia e da quel figlio con un talento pazzesco, Kobe – Sasha Volkov, Hugo Sconochini, Brian Oliver, Ken Barlow, Kim Hughes, Alejandro Montecchia, C. J. Kupec, Kevin Pritchard, Carlos Delfino, Nicolas Mazzarino, Dan Caldwell, Dean Garrett. E poi Stefano Attruia, Massimo Mazzetto, Gustavo Tolotti, Alessandro Santoro, Agostino Livecchi, Donato Avenia, Andrea Blasi, Davide Lamma, Rodolfo Rombaldoni, Alessandro Cittadini…

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Ah già, sullo Stretto è passato anche quel ragazzetto nato a Bahia Blanca.

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La prima volta della Nazionale a Reggio Calabria risale al maggio del 1987. La squadra allenata da Valerio Bianchini sfrutta il torneo amichevole giocato al PalaBotteghelle – ora rinominato PalaBenvenuti in onore del coach livornese – per le ultime rifiniture in vista dell’Europeo che da lì a pochi giorni si sarebbe disputato in Germania Ovest e nel quale l’Italia avrebbe conquistato la medaglia di bronzo. La prima partita in assoluta avviene il 27 maggio, di fronte ci sono i Friars ovvero il team di Providence College che due mesi prima si era fermato in semifinale contro Syracuse nel torneo NCAA. Contro la squadra di Marty Conlon, che vedremo poi in Italia con le maglie di Fortitudo, Verona e Napoli, gli azzurri hanno vita facile e vincono senza troppi problemi 102-78. Il giorno dopo la sfida con la Spagna è di livello decisamente più alto: Antonello Riva ne mette 30, Alberto Tonut 24 ma gli iberici vincono 108-107 grazie soprattutto ai 41 di Fernando San Epifanio. Dev’esserci qualcosa di speciale nei canestri reggini perché nell’ultima partita Nick Galis ne firma 38 ma la sua Grecia viene comunque battuta dagli azzurri 109-95 con 31 di Riva, che evidentemente ci teneva a non essere da meno dei suoi rivali, e 26 di Walter Magnifico.

Passano sette anni prima che l’Italia torni a giocare una partita a Reggio Calabria, stavolta al PalaPentimele inaugurato quattro anni prima e che prende il nome dall’omonimo quartiere dove sorge. Il 12 novembre 1994, con in panchina Ettore Messina, l’avversaria sul cammino di qualificazione ad EuroBasket 1995 è la Francia. Che comanda dall’inizio alla fine, Myers e compagni sono sempre di rincorsa, acciuffano il pareggio con due liberi proprio di Carlton e vanno ai supplementari ma lì i transalpini sono più lucidi e cinici: 77-74 il finale con Stéphane Ostrowski mattatore. Non bastano i 18 punti di Paolo Conti, in una delle sue migliori performance in nazionale.
Altro giro, altra partita di qualificazione, stavolta per EuroBasket 1999. Il 24 febbraio c’è Italia-Turchia che rischia di non giocarsi: i dirigenti ospiti minacciano di ritirare la squadra se non vengono rimossi dagli spalti alcuni striscioni di solidarietà per il leader curdo Abdullah Ocalan. Deve intervenire la polizia, che già dalla vigilia ha presidiato gli alberghi delle due squadre e le vie di accesso al palasport reggino. Rimossi gli striscioni di protesta (poi ricomparsi e nuovamente sequestrati nell’intervallo), la partita si gioca e gli azzurri la vincono tutto sommato in scioltezza 68-54 con 14 punti di Roberto Chiacig e 12 di Michele Mian.

L’ultima volta a Reggio Calabria è nel magico agosto 2004, quello dei Giochi Olimpici di Atene, della vittoria con la Lituania, dell’argento olimpico e pure del Dream Team USA battuto a Colonia. L’ultimo test prima della partenza per la Grecia degli azzurri di Charlie Recalcati è il torneo dedicato alla memoria di Enzo Micali, uno dei soci fondatori della AICS Reggio Calabria progenitrice della Viola. Dal 6 all’8 agosto l’Italia batte il Brasile 96-72 (14 per Massimo Bulleri) e poi l’Angola 86-65 (24 di Nikola Radulovic), prima di perdere contro l’Australia 59-66 (11 a testa per la coppia Giacomo Galanda-Denis Marconato).

Ventuno anni dopo la partita con gli Aussie, l’ItalBasket torna a calcare il parquet del PalaPentimele che proprio alla vigilia del torneo Micali fu intitolato a Francesco Calafiore, giornalista e allenatore scomparso nel 2003, una delle figure chiave della pallacanestro reggina.

Pallacanestro reggina che oggi come ieri ruota attorno alla Viola, alla passione dei suoi tifosi e dei suoi dirigenti che portano avanti storia e tradizione in una città amante in modo viscerale del gioco inventato dal professor Naismith.

                                                                                                                                           Dario Ronzulli




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