Twist d’Aula – La rivincita del fisco (e forse di Salvini)

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Richiedi prestito online

Procedura celere

 


di Massimo Pittarello

Microcredito

per le aziende

 

ROMA (Public Policy) – Riaperta la rottamazione quater, possibile avvio di una quinquies, concordato biennale da rivedere: è la rivincita del fisco. Perché è sul tema delle tasse che Salvini ha trovato un pungolo efficace, forse il primo, nei confronti di Meloni. Le critiche alla Corte penale internazionale lanciate dal leader della Lega mentre era in Israele al fianco di Netanyahu (destinatario egli stesso di un mandato di arresto della Cpi) proprio mentre la premier cercava di ammorbidire i toni dopo il caso Almasri, non avevano scalfito il consenso di Fratelli d’Italia. Così come, in passato, il sostegno sperticato per Trump, la presenza alla convention europea di Patrioti ‘MEGA’, l’anti-ambientalismo e vari altre questioni ‘politiche’ che impattano limitatamente sugli umori dell’elettorato. Sulle tasse, invece, potrebbe andare in scena un’altra storia.

Sul tema molti italiani, tra chi ha votato a destra ma non solo, si aspettavano qualcosa di diverso da questo Governo. Basta ascoltare cosa si dice all’Ordine dei Commercialisti, dove più di qualcuno arriva a rimpiangere Berlusconi e quasi tutti sono preoccupati delle 7,5 milioni di lettere di accertamento in arrivo agli italiani nei prossimi 3 anni. D’altra parte, finora l’Agenzia delle entrate ha tenuto una linea rigorista al limite del vessatorio. Quasi che Ernesto Maria Ruffini, prima di lasciar la guida dell’Agenzia e lanciarsi in politica, abbia voluto mettere il bastone tra le ruote all’Esecutivo. Inoltre, una quota di rigore fiscale deriva dalla politica di attenzione ai conti impostata da Giorgetti (lo spread stabile intorno a 110 e richieste di bond 10 volte superiori all’offerta, tutti segnali positivi) ma soprattutto al bisogno di ‘fare cassa’ da parte del Governo. Il concordato biennale si è rivelato un flop, viste le scarse adesioni, perché pensato per raccogliere fondi e non per aiutare i contribuenti.

Finora la questione fiscale è rimasta a galleggiare. Tuttavia, ora la crescita si è fermata, l’occupazione ha smesso di aumentare, la produzione industriale continua a calare e la situazione economica diventa mediamente più difficile, Salvini prova ad attaccare proprio su questo punto, provando a recuperare parte di quell’elettorato di imprenditori, liberi professionisti, commercianti, che nel 2022 gli hanno voltato le spalle per votare Meloni. Proprio la premier ora è messa alle strette. Di fronte alle possibilità di una possibile rottamazione quinquies i suoi, in particolar Leo e Osnato, si sono trincerati dietro un “bisogna fare attenzione ai conti”, rimandando la palla a Giorgetti. Ma non è sufficiente, anche perché soldi per altre iniziative si sono sempre trovati e un “no alla rottamazione” chiesta a gran voce dall’alleato sarebbe difficile da spiegare all’elettorato. E darebbe la cifra di una destra talvolta in difficoltà nell’affrontare i temi economici.

Ma poi c’è una questioni di numeri che riguardano la realtà. Prendiamo la rottamazione quater appena riaperta grazie a un emendamento riformulato al Milleproroghe. Essa aveva visto 3,8 milioni di domande per 3 milioni di contribuenti e un importo totale di 100 miliardi. La misura nel 2024 ha permesso allo Stato di recuperare 4,6 miliardi in undici mesi, mentre se si allarga il quadro agli ultimi due anni si arriva a 11,1 miliardi. Non poco. Adesso la riapertura riguarderebbe 600mila ‘decaduti’ per non aver saltato anche una sola rata, che potrebbero saldare il dovuto, anche in una sola volta, con interessi al 2%. Il che vorrebbe dire, per lo Stato, perdere la scommessa di incassare sanzioni e interessi, ma avere la certezza di recuperare gran parte dei capitali dovuti.

Per avere un quadro basta dare qualche numero. In Italia il magazzino dei crediti fiscali non riscosso è pari a 1.275 miliardi di euro (21.611 euro a cittadino, neonati compresi). È evidente che recuperare parte di tale ammontare sarebbe vantaggioso anche per il Governo, che potrebbe mettere un po’ di risorse in cascina. Adesso la partita della Lega si gioca sulla rottamazione qunquies, con cui pagare in 120 rate in 10 anni tutti i carichi affidati all’agente della riscossione fino al 31 dicembre 2023 (anche se Forza Italia chiede di includere anche i debiti del 2024, mentre fino ad ora ci si era fermati al 30 giugno del 2022.). Una prima stima di costi, tutta da verificare, sarebbe di circa 5,2 miliardi nel quest’anno, 3 nel 2026 e 2,3 nel 2027, ma che alla fine dei 10 anni, tra maggiori entrate e taglio di sanzioni e interessi, porterebbe il conto definitivo a 1,5 miliardi. Ammesso e non concesso che sia così, si tratta di una cifra davvero non superabile per incassare subito crediti fiscali altrimenti difficilmente recuperabili? E, soprattutto, è 1,5 miliardi una cifra che consente a Meloni di dire giustificare di fronte al suo elettorato un no a Salvini?

(Public Policy)

@m_pitta

(foto cc Palazzo Chigi)

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link