Tagli ai Comuni e alla Regione, meno soldi per salvare i conti dello Stato

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Regione e Comuni nel 2025 dovranno garantire un ricco contributo aggiuntivo per la spesa pubblica, ma il salasso vero arriverà nel 2029. La legge finanziaria 2025 ha previsto che, per garantire la tenute dei conti pubblici, gli enti locali debbano partecipare con una quota, quindi nei loro bilanci dovranno accantonare delle somme dal 2025 sino al 2029, cifre che andranno crescendo.

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La Regione Puglia per l’anno in corso dovrà “congelare” circa 61 milioni di euro, che diventeranno 90 milioni nel 2026 e il 2027. Stesso discorso vale anche per i Comuni, già penalizzati dai continui tagli ai trasferimenti che ci sono stati negli ultimi dieci anni. Il conto è davvero salato, ecco qualche esempio: Bari dovrà rinunciare nel 2025 a 937mila euro circa, somma che sale 1,8 milioni nel 2026 e, addirittura, 3,1 milioni nel 2029; per Taranto il taglio è di 546mila euro quest’anno, oltre un milione nel 2026 e 1,8 milioni nel 2029; a Foggia si va dai 360mila euro del 2025 a 1,2 milioni del 2029; a Barletta si passa da 154mila euro di quest’anno a 521mila euro del 2029 (non sono disponibili i dati relativi a Lecce e Brindisi).

La spending review non risparmia i comuni più piccoli, tutti sono chiamati a partecipare, ovviamente in rapporto alla grandezza del centro. Nardò quest’anno dovrà accantonare 68mila euro, che diventano 232mila euro nel 2029; Gallipoli passa dai 54mila euro del 2025 ai 183mila euro del 2029; Fasano da 74mila euro a 242mila euro. La tagliola colpisce tutti, grandi e piccoli. A fissare i criteri attuativi è stata la Conferenza Stato-città, sono state determinate le modalità del contributo ulteriore richiesto agli enti locali. Nel caso dei Comuni il contributo per il 2025 è fissato a 140 milioni di euro, nel caso delle Città metropolitane e Province il contributo richiesto ammonta a 10 milioni di euro, di cui circa 3,5 milioni a carico delle Città metropolitane. Gli importi attribuiti a ciascun ente dovranno essere accantonati sulla parte corrente del bilancio di previsione.

Nel corso della riunione, l’Anci ha auspicato che il contributo alla finanza pubblica dei Comuni e delle Città metropolitane possa essere ridotto nei prossimi anni, dato l’aumento degli oneri necessari per il mantenimento e lo sviluppo dei servizi locali e la convergenza della spesa locale rispetto ai criteri della nuova governance economico-finanziaria europea. In realtà, per ora, le previsioni sono di un aumento progressivo. La Stato-città ha inoltre dato via libera al riparto del contributo di 56 milioni di euro, quale partecipazione statale verticale al finanziamento della perequazione a favore dei Comuni delle Regioni a statuto ordinario che risultano meno dotati in base al sistema dei fabbisogni e delle capacità fiscali standard.

Tutti i comuni, le province e le città metropolitane delle Regioni a statuto ordinario, della Regione siciliana e della Regione Sardegna dovranno quindi assicurare un contributo alla finanza pubblica, aggiuntivo rispetto a quello previsto a legislazione vigente, pari a 140 milioni di euro per l’anno 2025, a 290 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2026 al 2028 e a 490 milioni di euro per l’anno 2029. Gli importi del contributo a carico di ciascun ente sono determinati anche in proporzione agli impegni di spesa corrente al netto degli impegni per gli interessi, per la gestione ordinaria del servizio pubblico di raccolta, smaltimento, trattamento e conferimento in discarica dei rifiuti, per i trasferimenti al bilancio dello Stato per concorso alla finanza pubblica e per le spese della missione 12, cioè diritti sociali, politiche sociali e famiglia. Gli unici enti esclusi dalla partecipazione alle finanze pubbliche sono quelli in dissesto finanziario.

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Insorgono i parlamentari del Pd: «Lo avevo preannunciato – sottolinea Claudio Stefanazzi – la manovra finanziaria del Governo sta sulle spalle dei Comuni e, conseguentemente, dei cittadini. Un Governo di scarsi, e chi paga sono le persone». «Lo avevamo annunciato durante la manovra – gli fa eco Ubaldo Pagano – e oggi arriva puntuale la resa dei conti. Il Governo ha chiesto miliardi a Regioni e Comuni come “contributo” per aggiustare i conti che la destra sta sfasciando da due anni, tra condoni e sanatorie. A pagare, ovviamente, saranno i cittadini. Soldi che avremmo potuto spendere in servizi pubblici e che invece andranno a Roma con un biglietto di sola andata».

Va detto che il contributo alla finanza pubblica da parte degli enti locali non è certo una novità assoluta, da ormai diversi anni i Comuni lamentano tagli ai trasferimenti statali in forme diverse.

V. Dam.

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