Gaia. All’entrata è arduo trattenere un sano, liberatorio, catartico boia dé. Ma ok, è lucente samba e caipira brasileira, c’è il suo moderno urban mescolato alle arie latine, ma all’abbaglio iniziale segue un certo spleen. Sarà che s’è fatta una certa. Chiamo io chiami tu, butta giù.
Voto 5 +
Francesco Gabbani. La canzone è bella perdiana, perché è senza orpelli, inutili effetti speciali, figurette retoriche e decorazioni stilistiche, però stasera di quelle boiserie sentiva la mancanza, e l’ha inzeppata di mossette teatrali, come quando un discorso d’amore lo anneghi in frasi colme di vezzeggiativi che stuccano come un profitterol al terzo cucchiaio.
Voto 6 –
Irama. Al Sanremo di uno o due anni fa Morandi lo beccò nei camerini e gli chiese in che tonalità cantasse il suo pezzo. Quello bello, dedicato alla nonna. Lui non lo sapeva, nel senso che non avrebbe saputo nemmeno solfeggiarlo, ma almeno a tutti noi veniva voglia di cantarlo. Bei ricordi.
Voto 5
Tony Effe. Forza Roma, urlavano dalla platea. Lui stasera è l’epifania di se stesso. Giacca di pelle, petto nudo, tatuaggi anche fin sotto i padiglioni auricolari e questo trap siculo colombian messicano cantato in romanesco. Non malaccio, male proprio. Ma poi, Califano che c’azzecca?
Voto 3,5
Modà. La scaletta di Sanremo può essere feroce. Kekko e i suoi arrivano dopo i Duran Duran, che a quarant’anni dalla giovinezza hanno ribaltato l’Ariston. Lui anche stasera ha un mattone sul diaframma e la giugulare come un pallone. Non ti dimenticheremo neanche noi.
Voto 4 +
Coma_ Cose. Continuate pure a pensare che sia un pezzo da cartoon, trollatela su Facebook (su Facebook, santoddio) chiamandola ancora canzoncina da Zecchino d’oro. Non ci avete capito nulla, Cuoricini ci racconta gli amori e le nostre menti annegate nelle solitudini social che sappiamo costruirci anche seduti uno accanto all’altro nello stesso letto. E lo fa con una feroce ironia che ci fa ballare.
Voto 8,5
Olly. Semplice, sincero, Olly porta a Sanremo l’orgoglio dell’erre moscia, che racchiude un po’ la storia di un ragazzo normale che canta i sentimenti dei suoi coetanei. Stasera ha pure evitato la canotta. E i miei figli son saltati in piedi sul divano. Qualcosa vorrà pur dire.
Voto 7
Noemi. Sarà un classicone, cantato da altri forse sarebbe pure un romanzone melodico di quelli che andavano parecchio negli anni ‘90, ma la sua voce è una chitarra dei Metallica suonata in un tunnel, un sax al tramonto, un’alba senza fine. È serenamente una bomba.
Voto 8
Shablo ft Guè, Joshua, Tormento. Ora immaginatevi lunedì quando le radio dovranno mandarla a raffica questa street song e voi sarete costretti ad ascoltarla a ripetizione ogni giorno finché non cominceranno ad arrivare i primi tormentoni primavera estate. O Gesù, io non so voi ma a me questo Shablo con la combriccola del feat dà già il tormento.
Voto 4
Joan Thiele. La paura non canta, canta il coraggio di questa ragazza che porta all’Ariston una b
allata alternative rock come in Italia in pochi sanno scrivere e suonare. Bisogna volare in America per sentire echi sadcore come questi. Scoperta.Voto 7
Massimo Ranieri. Trentasette anni dopo “Perdere l’amore” mica potevamo aspettarci che Ranieri si trasformasse in Eminem. Quindi a voi che state ancora bubbolando sull’età e lo stile vintage, anzi, parliamoci chiaro, a voi che gli date del vecchio, provateci a tenere la scena così, provateci voi ad avere la stessa potenza scenica e la stessa eleganza.
Voto 6,5
S
arah Toscano. Di questa vie en rose forse anche a noi non rimarrà moltissimo, a me solo il ricordo di una canzone dai fraseggi impossibili, slalom fra note e vocali con cui Sarah manifesta una grande padronanza. Ma l’emozione?Voto 6
Brunori Sas. È davvero un canguro fra passato e futuro, Brunosi Sas, riesce a macinare la d
istanza siderale che c’è fra questi tempi di trap e autotune e gli anni dei grandi cantautori italiani senza fatica, con leggerezza. Canta un padre che si sorprende a guardare una fiamma d’amore negli occhi di una figlia che diventa mamma. Come la storia della canzone italiana, che da De André e Tenco ci regala ancora frutti. Dai diamanti non nasce niente ma da Sanremo possono nascere fiori.Voto 8
Clara. Dopo Bennato, la giaguara di Varese non è la seconda stella a destra per l’isola che non c’è a Sanremo. L’urban al secondo ascolto non scalda moltissimo, linee di febbre poche. Anzi, parecchio freddina.
Voto 5
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