«Farhad N., 24 anni, rifugiato afghano, si è lanciato con la sua Mini bianca ieri mattina alle dieci e mezzo sulla Seidlstraße a Monaco. Ha doppiato l’auto della polizia che era lì per proteggere la manifestazione sindacale dei Verdi per i diritti dei dipendenti pubblici. Avevano annunciato 2.500 partecipanti. Tanti erano dipendenti comunali e tanti erano venuti con i figli: ha travolto tutti, per prima una mamma col bambino di due anni nel passeggino, poi anziani, giovani, donne, uomini. All’impazzata, spingendo sull’acceleratore. Lo ha fermato la polizia che ha sparato e lo ha catturato. Avrebbe pubblicato sui social dei messaggi di matrice islamista prima dell’attacco. La Procura sta indagando, è stata perquisita la sua abitazione alla periferia di Monaco. Ieri si contavano almeno 30 feriti, due in gravissime condizioni tra cui un bambino di due anni. Un bilancio che avrebbe potuto essere ancora più grave, come i sei morti e i trecento feriti dell’auto sulla folla del mercatino di Natale di Magdeburgo a dicembre, e che si è abbattuto sulla campagna elettorale del 23 febbraio. Ieri sera l’incrocio sulla Stiglmaierplatz sembrava un campo di macerie, scarpe, abiti sparsi, paletti stravolti, un passeggino rimasto in mezzo alla strada, terribilmente disarticolato. I racconti dei testimoni si sono sommati ai commenti dei politici quasi istantanei, che hanno incendiato una campagna elettorale centrata sul tema dell’immigrazione e della sicurezza, e che vede l’estrema destra Afd, sospinta dal vento dei sondaggi. Solo di terrore e non di politica parlavano però ieri quelli che erano lì.
LE TESTIMONIANZE
Come Karl, che si trovava nella coda del corteo, quella che è stata falciata. Lui era sui lati, non è stato colpito, ma ha visto tutto: l’auto puntare alla folla, spianando la gente. «Mi sono gettato sull’auto che sembrava fermarsi, ho visto che c’era un uomo in mezzo alle ruote, ho cercato di aprire la portiera ma era chiusa con la sicura, in quel momento sono arrivati gli agenti e hanno sparato attraverso il finestrino». La testimonianza di Alexa Graef, una studentessa di vent’anni che lavora in un negozio sulla piazza, è invece tutta nei suoi occhi. Ai cronisti avrebbe voluto raccontare quello che aveva visto, ma poteva solo ripetere la stessa frase: «Voleva soltanto trascinare giù tutti». Brevemente ricoverato in ospedale, Farhad N. è stato portato via dalla polizia. Avrebbe dovuto lasciare la Germania, ma aveva ottenuto che l’espulsione venisse sospesa, anche se Berlino è tra i rari Paesi che autorizza i rimpatri nell’Afghanistan dei talebani.
LE POLEMICHE
E su questo ieri si sono scatenate le polemiche. È il secondo attentato in meno di un mese. Il terzo dalla strage del mercatino di Natale, anche se allora alla guida dell’auto c’era un medico saudita simpatizzante proprio per l’estrema destra Afd. Il 22 gennaio, in un parco bavarese, ad Aschaffenburg, due persone, fra cui un bambino di due anni, erano state uccise da un giovane afghano con un coltello da cucina. «Qualcosa deve cambiare in Germania, non possiamo passare da un attentato all’altro», ha detto il principale alleato del candidato cancelliere della Cdu Friedrich Merz, in testa ai sondaggi. «Un attentato spaventoso», lo ha definito poco dopo il cancelliere Olaf Scholz, annunciando senza riserve «nessuna indulgenza, il responsabile va punito e deve lasciare il Paese». Afd, che secondo i pronostici potrebbe raddoppiare il risultato del 2021 ed è ormai al secondo posto dietro i conservatori della Cdu, non ha perso l’occasione per scagliarsi contro la «decomposizione dello Stato», come ha detto uno dei leader del partito, Björn Höcke, che ha lanciato un appello a «votare contro i partiti del cartello», come definisce i partiti dell’attuale coalizione di governo di centrosinistra di Scholz e dell’opposizione conservatrice e liberale. Alice Weidel, che guida la campagna di Afd, è andata giù dritta: «Con noi questo non succederà. Imporremo i controlli alle frontiere subito. Espulsioni! Espulsioni! Basta!». A Monaco il clima è incandescente. Oggi si apre l’annuale Conferenza internazionale sulla Sicurezza alla quale parteciperanno leader europei e della Nato. Proprio ieri è cominciato il processo di un altro afghano, che meno di un anno fa aveva ucciso un poliziotto a Mannheim con un coltello. Dalla Francia, anche Marine Le Pen si è fatta sentire: «Basta con questa invasione migratoria».
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