L’Unione Europea potrebbe rivedere le regole sulle emissioni per il settore automobilistico, consentendo la vendita di auto ibride plug-in e con range extender dal 2035. Un cambiamento che potrebbe influenzare le politiche climatiche e la decarbonizzazione del settore. Massimiliano Bienati di ECCO ha spiegato la sua visione in un’intervista a TeleAmbiente
La Commissione Europea sembra pronta a fare un passo indietro sul settore automobilistico, un cambiamento che potrebbe alterare la traiettoria delle politiche climatiche e le sfide per la decarbonizzazione del settore.
Stando alle indiscrezioni riportate dal settimanale tedesco Der Spiegel, l’Unione Europea guidata da Ursula von der Leyen avrebbe raggiunto un accordo informale con i produttori di auto per rivedere le regole sulle emissioni, concedendo la possibilità di vendere non solo auto elettriche, ma anche ibride plug-in o auto con range extender, a partire dal 2035.
Se confermata, questa mossa solleverebbe numerose questioni riguardo alla lotta contro il cambiamento climatico, rischiando di frenare il progresso finora compiuto.
Massimiliano Bienati, capo programma trasporti di ECCO, il think tank italiano sul clima, ha spiegato a TeleAmbiente che se fosse confermata la possibilità di utilizzare carburanti fossili come benzina e gasolio in questi veicoli, sarebbe una chiara sconfessione delle dichiarazioni precedenti della presidente von der Leyen e dei commissari.
“Questa modifica sarebbe una rottura con gli obiettivi del Green Deal per i trasporti”, ha sottolineato Bienati.
Aperture al settore auto da parte dell’UE
Il regolamento UE approvato nel giugno del 2022 prevede infatti lo stop alla vendita di auto con motore a combustione interna dal 2035, una misura che punta a ridurre le emissioni di CO2 e promuovere la transizione verso veicoli completamente elettrici.
Bienati ha anche fatto notare che le tecnologie alternative, come gli e-fuels (combustibili sintetici), potrebbero entrare in gioco come possibili soluzioni per il settore.
Questi carburanti, prodotti utilizzando energia rinnovabile, possono ridurre le emissioni di CO2 tramite un ciclo chiuso che cattura il carbonio atmosferico.
Un’altra opzione che la Commissione potrebbe prendere in considerazione riguarda l’utilizzo di biocarburanti, che sono prodotti da materie prime biologiche come piante, alghe o rifiuti organici.
Tuttavia, Bienati ha evidenziato i rischi legati alla produzione di questi carburanti, che potrebbe comportare deforestazione e perdita di biodiversità, minando così la sostenibilità a lungo termine. “La produzione di biocarburanti è invasiva, e stiamo parlando di miliardi di litri all’anno, il che potrebbe mettere sotto pressione anche la produzione alimentare”, ha avvertito.
“Questa apertura agli e-fuels e forse ai biocarburanti potrebbe sembrare un compromesso, ma io la definirei una vittoria di Pirro. Una soluzione che oggi appare conveniente, ma che potrebbe danneggiare il futuro”, ha affermato, facendo riferimento ai vantaggi competitivi che l’industria automobilistica asiatica ha già acquisito nel mercato delle auto elettriche.
Bienati ha sottolineato che l’elettrico rimane la tecnologia del futuro. Secondo lui, la vera sfida è evitare che l’Europa venga superata nel settore dell’auto elettrica, un mercato in continua espansione, ma dominato da produttori asiatici.
Inoltre, Bienati ha messo in evidenza l’aspetto economico di questa transizione. “La produzione di combustibili sintetici non è sostenibile a livello di costi. Parliamo di 8-10 euro al litro per un carburante che ha un’efficienza energetica cinque volte inferiore rispetto all’elettricità”, ha spiegato. Per fare 20 chilometri con un’auto alimentata a e-fuel, il costo sarebbe notevolmente superiore rispetto a un’auto elettrica, che consente di percorrere la stessa distanza con un costo molto più basso.
Un altro punto importante sollevato da Massimiliano Bienati nell’intervista a TA Magazine su TeleAmbiente riguarda la possibilità che la Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen possa ridurre o annullare le multe previste per i costruttori che non raggiungono gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2025.
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