Tra il 2024 e il 2029 è previsto per Milano un taglio di 92 milioni di euro. Per la Lombardia si arriva a 316 milioni. Il primo effetto si vedrà nei servizi: la prossima settimana Palazzo Marino farà una sforbiciata di 8,9 milioni di euro
Il piatto piange. Ancora di più dopo l’approvazione mercoledì da parte della Conferenza Stato-Città del decreto del governo che fissa i contributi aggiuntivi alla finanza pubblica da parte dei comuni e delle regioni. Per Milano, nel quinquennio 2024-2029, significa un taglio di 92 milioni di euro, per la Lombardia si arriva a 316 milioni. Una perdita per quanto riguarda il capoluogo lombardo praticamente raddoppiata rispetto alle prime previsioni che parlavano di 45 milioni di tagli perché nel calcolo fatto da Palazzo Marino mancavano ancora la quota del 2028 e la maxi rata del 2023, a cui si devono aggiungere i 15 milioni già previsti dalla precedente legge di bilancio. Sono 8,9 milioni per l’anno in corso, 17,8 sia per il 2026, il 2027 e il 2028, più la botta finale di 30,1 milioni del 2030. Se già, come ha ripetuto il sindaco Beppe Sala più volte, costruire il bilancio 2025 è stato un esercizio da funamboli, l’assessore Emmanuel Conte dovrà fare i salti mortali per chiudere il prossimo preventivo visto che ai tagli del governo bisogna aggiungere lo stato non proprio florido delle entrate che riguardano gli oneri di urbanizzazioni: meno 165 milioni nel 2024 di cui una parte, seppur minoritaria, va sulla spesa corrente.
Il taglio ai servizi è inevitabile e già settimana prossima Palazzo Marino opererà la prima sforbiciata pari agli 8,9 milioni di euro che dovranno essere accantonati per il 2025. «Dobbiamo prendere atto con una delibera dell’accantonamento — spiega Conte — e determinare quali risorse verranno congelate e spostate in parte capitale». La decisione di dove andare a sforbiciare sarà collegiale, preservando però il capitolo welfare. In termini concreti, significa che gli 8,9 milioni saranno sottratti da determinanti servizi che a questo punto rimarranno scoperti. «Almeno fino a quando non faremo l’assestamento — continua l’assessore — dove faremo un altro tipo di ragionamento». Il compito di questi mesi sarà quello di trovare risorse aggiuntive per «scongelare» i servizi tagliati. «Se vogliamo mantenere il perimetro dei servizi approvati con il bilancio dovremo trovare altre risorse. Lavoreremo con i colleghi di giunta per trovare una quadra già per il 2025». Sarà ancora più complicato per il prossimo triennio quando verranno a compimento le opere finanziate grazie al Pnrr e si dovrà coprirne la gestione, a partire dall Beic. Per non parlare dell’ultima rata monstre di oltre 30 milioni che sembra messa apposta quando questo governo non sarà più in carica. «Al di là del taglio — conclude Conte — c’è una mancanza di visione. Non si concepiscono i comuni e le grandi città come vettori di rilancio economico e sociale del Paese. Se metti in difficoltà le grandi città dove passa gran parte del Pil, stai minando la capacità di dare un contributo alla nazione».
Se il Comune non ride, la Regione piange. «Con il decreto approvato in Stato-Città — attacca la segretaria lombarda del Pd, Silvia Roggiani che siede in Commissione Bilancio a Roma — il governo impone alla Lombardia un brutale taglio di 316 milioni di euro di risorse nei prossimi cinque anni, sottraendo 290 milioni ai comuni e 25 milioni alle province. È un colpo durissimo agli enti locali, che si tradurrà in meno risorse per servizi essenziali, trasporti, scuole, assistenza sociale e manutenzione delle infrastrutture», ricordando che «avevamo denunciato questo scempio già durante la legge di bilancio, ma la destra è andata avanti con la sua scelta irresponsabile. Ci chiediamo: Fontana e la sua giunta difenderanno davvero i cittadini lombardi, oppure accetteranno passivamente questa mannaia imposta dalla loro stessa parte politica?».
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