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L’Intelligenza Artificiale? Non si diffonde in modo artificiale… Un gioco di parole per affrontare un tema di cui si occupa accuratamente un recente studio realizzato da TEHA Group e commissionato da IBM. Tema che è quello della formazione e dell’apprendimento dei lavoratori nella transizione, appunto, verso l’Intelligenza Artificiale. Un ambito dove, come vedremo, non tutto procede nel modo migliore.
Il report evidenzia che, nonostante il crescente utilizzo di soluzioni di Intelligenza Artificiale (IA), una significativa carenza di competenze resta un ostacolo importante per la sua efficace adozione. E per colmare questo divario, lo studio fornisce cinque suggerimenti, oltre a sottolineare l’urgente necessità di percorsi formativi per preparare i lavoratori a un futuro sempre più guidato dall’Intelligenza Artificiale.
I Paesi oggetto dell’indagine
Lo studio di TEHA Group è stato condotto da un comitato consultivo composto da “leader mondiali” nel campo della formazione e dello sviluppo dei lavoratori. Un’analisi che si concentra su sei Paesi – Francia, Germania, Italia, Giappone, Stati Uniti e Regno Unito – e sulle sfide legate ai cambiamenti demografici e al mercato della manodopera.
Secondo le proiezioni contenute nello studio, l’adozione dell’Intelligenza Artificiale avrà significativi riflessi economici, aumentando la produttività globale fino all’1,5% all’anno e favorendo potenzialmente un’importante crescita del PIL nelle nazioni in prima linea nello sviluppo dell’IA.
Crescita velocissima dell’IA
Ed ancora, entro la fine di questo decennio si prevede che circa 729 milioni di persone nel mondo utilizzeranno strumenti di Intelligenza Artificiale. Una diffusione velocissima di questo strumento, poiché significherà più che raddoppiare l’attuale platea di utilizzatori, quantificata in 314 milioni di persone.
Inoltre, nel report si sottolinea come “l’Intelligenza Artificiale influenzerà oltre l’83% delle mansioni nei principali gruppi di lavoro analizzati. E oltre il 60% di queste mansioni sarà potenziata piuttosto che automatizzata (tra quelle potenzialmente interessate dall’IA)”.
Difficile adeguarsi ai nuovi ruoli
Senonché, per sfruttare appieno il grande potenziale dell’Intelligenza Artificiale, è necessario affrontare il problema dell’inadeguatezza delle competenze, problema che riguarda circa il 50% dei lavoratori nei sei Paesi oggetto dell’indagine. Si tratta di lavoratori che “in molti casi non possiedono le competenze tecniche necessarie per adattarsi ai nuovi ruoli guidati dall’IA”.
“L’Intelligenza Artificiale – spiega Lorenzo Tavazzi, Head of Scenarios and Intelligence di TEHA Group – ha il potenziale per ridefinire il futuro del lavoro. Tuttavia, per realizzare questi benefici è necessario un approccio globale alla formazione e allo sviluppo delle competenze, assicurando che nessun segmento della società venga lasciato indietro”.
Oltre 450 milioni di lavoratori da formare
Un problema, quello dell’inadeguatezza di molti lavoratori, per risolvere il quale rivestono un ruolo fondamentale i percorsi di formazione e apprendimento. Infatti, la previsione è che oltre 450 milioni di lavoratori avranno bisogno di riqualificazione entro il 2030 e più del 30% di loro (136 milioni) si affiderà a percorsi formativi non tradizionali, come corsi online e credenziali digitali.
Per quanto invece riguarda i corsi accademici tradizionali in materia di Intelligenza Artificiale, forniti da università e istituti di ricerca, sono aumentati in media del 22% dal 2017 al 2023, “ma l’80% si concentra ancora sui tradizionali ambiti STEM (acronimo di Science, Technology, Engineering e Mathematics, ndr) e sulle discipline economiche, riflettendo una tendenza verso campi tecnici e analitici”.
Formazione tradizionale insufficiente
L’ambito troppo ristretto dei corsi tradizionali rappresenta una sfida, poiché il potenziale di trasformazione dell’Intelligenza Artificiale in realtà si estende alle scienze umane, sociali, artistiche e sanitarie. E l’integrazione dell’IA in questi percorsi non STEM è essenziale per creare una forza lavoro completa e competente in campo tecnologico.
Justina Nixon-Saintil, vicepresidente and Chief Impact Officer di IBM, sottolinea come “la collaborazione tra scuole pubbliche, università, politecnici, community college, organizzazioni non profit e governi è essenziale per ampliare l’accesso alla formazione sull’Intelligenza Artificiale e colmare il divario di competenze”.
5 suggerimenti per ridurre il gap di competenze
Come detto in apertura, nel report vengono formulati cinque suggerimenti per affrontare il gap globale di competenze nell’Intelligenza Artificiale:
- Promuovere la formazione sull’IA a tutti i livelli
- Promuovere l’istruzione e formazione professionale oltre a costruire percorsi di carriera multipli
- Dare potere alle piccole e medie imprese e alle comunità con scarse risorse
- Incoraggiare l’apprendimento permanente dell’IA
- Stabilire un sistema di credenziali affidabile
Coinvolgere insegnanti ed educatori
In relazione al primo suggerimento, promuovere la formazione sull’IA significa introdurre i relativi concetti “nei programmi formativi, concentrandosi su pensiero critico, etica e capacità di risoluzione dei problemi. Fondamentale che l’infusione dell’IA nella formazione avvenga in collaborazione con insegnanti ed educatori. Saranno necessarie strategie, finanziamenti e indicazioni chiare per includere l’Intelligenza Artificiale a tutti i livelli del sistema formativo”.
Promuovere la formazione professionale, nonché creare percorsi di carriera correlati all’IA, come indicato nel secondo suggerimento, “è fondamentale per far progredire un’economia basata sulle competenze e garantire che i lavoratori siano attrezzati per utilizzare efficacemente l’IA”. Anche perché in alcuni Paesi “i programmi professionali rimangono sottofinanziati e la loro disponibilità è asimmetrica rispetto all’istruzione superiore e ai settori STEM”.
Attivare le PMI e le comunità
Per quanto riguarda il terzo suggerimento, nel report si spiega che per dare potere alle PMI e alle comunità con scarse risorse risulta essenziale “fornire indicazioni chiare sull’evoluzione e sulle opportunità che l’Intelligenza Artificiale comporta, garantendo al contempo opportunità di finanziamento per le attività di formazione legate all’IA”.
L’apprendimento permanente dell’IA, evidenziato nel quarto suggerimento, consiste nel creare percorsi di apprendimento accessibili per gli individui in tutte le fasi della loro carriera, “in particolare per i lavoratori poco qualificati e gli anziani, con iniziative di sensibilizzazione sulla rilevanza e sull’impatto dell’IA in diversi settori. Ciò potrebbe essere realizzato attraverso partnership che promuovano l’accesso a corsi di base sull’IA gratuiti o a basso costo”.
L’importanza di credenziali affidabili
Infine, l’ultimo suggerimento è legato ai benefici che derivano dallo sviluppo di credenziali standardizzate e riconosciute per la formazione relativa all’IA, assicurando che i datori di lavoro e gli individui abbiano una modalità affidabile per misurare capacità e competenze. “Le partnership pubblico-private sono fondamentali per allineare i contenuti formativi, garantendo che i programmi di formazione sull’IA siano pertinenti e adatti ai progressi tecnologici”.
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