In pensione a 70 anni e con quattro soldi!

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In pensione sempre più tardi e con quattro soldi! Questa è la morale della favola: un progressivo innalzamento dell’età pensionabile fino a 70 anni ed una progressiva riduzione del tasso di sostituzione, ovvero il rapporto tra la prima pensione percepita e l’ultimo reddito da lavoro.

Tradotto in soldoni, non solo la pensione si allontana sempre di più ma anche l’assegno previdenziale sarà di molto inferiore alle ultime buste paga!

Di fronte a questo quadro pietoso, lo Stato sta spingendo i lavoratori verso la previdenza complementare al fine di garantirsi un adeguato tenore di vita anche dopo il pensionamento.

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Tuttavia, questa soluzione solleva interrogativi sulla sostenibilità del sistema: se la pensione devono pagarsela i lavoratori bisogna assolutamente aumentare gli stipendi!

Secondo l’ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato (Rgs), l’adozione di una previdenza complementare potrebbe portare un significativo incremento del tasso di sostituzione: per i lavoratori dipendenti privati si prevedono aumenti del 7,7% nel 2030, del 9,3% nel 2040 e nuovamente del 7,7% nel 2070. Per i lavoratori autonomi, gli incrementi stimati sono ancora più rilevanti, con un +7,7% nel 2030, +10,2% nel 2040 e +8,5% nel 2070.

Se si confrontano i valori del 2010 con quelli previsti per il 2070, emerge una riduzione del tasso di sostituzione di 7,1 punti percentuali per i dipendenti privati e di ben 16,6 punti percentuali per i lavoratori autonomi. Senza un’integrazione previdenziale, queste riduzioni sarebbero ancora più marcate: -14,8 punti percentuali per i dipendenti privati e -25,1 per gli autonomi.

In particolare, se nel 2020 il tasso di sostituzione netto era pari all’81,5%, il rapporto prevede che scenderà al:

76,4% nel 2030
68,1% nel 2040
67,6% nel 2050
67,3% nel 2060
67,2% nel 2070

Ma come dicevamo, oltre alla riduzione dei tassi di sostituzione, l’altro elemento critico riguarda l’età pensionabile, destinata a spostarsi sempre più avanti a causa del presunto incremento della speranza di vita. L’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita continua ad essere uno dei temi centrali del dibattito politico. Secondo le stime della Rgs, a partire dal 2040 l’età pensionabile subirà un incremento significativo, arrivando a 68 anni e un mese rispetto ai 67 attuali. Tale aumento è modellato sulla base delle proiezioni demografiche più recenti fornite dall’Istat, che indicano un progressivo allungamento dell’aspettativa di vita.

Ma non bisogna certo scomodare Trilussa per capire come funzionano le statistiche e le medie in Italia, per capire che a rimetterci sono sempre i lavoratori dipendenti!

Pertanto, in una prospettiva di lungo periodo, nel 2051 l’età pensionabile potrebbe raggiungere i 70 anni, mentre nel 2070 la speranza di vita media sarà di 85,8 anni per gli uomini e 89,2 anni per le donne, con ulteriori incrementi negli anni successivi. Intanto già da quest’anno i requisiti per accedere alla pensione anticipata hanno visto un primo incremento, con la soglia contributiva passata a 43 anni e 1 mese per gli uomini e a 42 anni e 1 mese per le donne.

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Insomma, nonostante le decurtazioni che i lavoratori si vedono detratte ogni mese in busta paga per pagare i contributi Inps, dovranno comprare di tasca propria un ulteriore pacchetto previdenziale per garantirsi una vecchiaia serena, sempre che alla pensioni ci si arrivi prima ancora di arrivare al Camposanto!

Alla fine, il quadro che si delinea è quello di uno Stato che arretra progressivamente dal suo ruolo di garante del welfare. I cittadini devono già mettere mano al portafoglio per la sanità, l’istruzione e la sicurezza; ora si aggiunge anche la pensione. Con contributi previdenziali elevati e assegni pensionistici sempre più bassi, la domanda è lecita: che fine fanno i soldi versati dai lavoratori?

Se il trend attuale non verrà invertito con riforme strutturali, il rischio è che il sistema previdenziale diventi insostenibile per le future generazioni. Serve un intervento deciso per garantire un equilibrio tra sostenibilità finanziaria e giustizia sociale, perché la pensione non sia solo un miraggio per chi lavora oggi.





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