forte protesta popolare contro l’infiltrazione dei narcos nel potere giudiziario

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Un secco NO alla corruzione istituzionale. Centinaia di persone si sono mobilitate ad Asuncion. Ferma e pubblica denuncia dei recenti fatti scandalosi emersi pubblicamente

È stata una mobilitazione di massa carica di un forte sentimento di indignazione, quella che si è svolta nelle strade del centro della città di Asuncion, in Paraguay. Il popolo, insieme alle molteplici organizzazioni civili, politiche e sociali con la loro legittima partecipazione, ha espresso con fermezza – a tutto il paese e al mondo intero – che si è arrivati al limite. Gli atti di corruzione all’interno del potere giudiziario in Paraguay, emersi recentemente nei media, hanno suscitato una ferma condanna da parte dei cittadini. 
Per anni si è denunciato – e anche noi dalle nostre redazioni del Sud-America ed Italia – che la narco-mafia è letteralmente infiltrata nello Stato paraguaiano, nelle sue istituzioni, nel sistema politico, provocando morti senza fine, in un contesto di deterioramento della democrazia che in realtà – dalla caduta della dittatura nel 1989 – è stata erosa, minata al punto che oggi i paraguaiani sentono di essere sottomessi, di fatto, ad una dittatura mafiosa.
In tale contesto fumoso, negli ultimi decenni sono stati assassinati giornalisti – tra cui il nostro Pablo Medina – funzionari pubblici e persino un procuratore antimafia, Marcelo Pecci. L’ideologia mafiosa spudoratamente presente nelle alte sfere paraguaiane sta seminando il terrore, e le mafie locali – in connivenza con organizzazioni mafiose straniere come ad esempio la ‘Ndrangheta italiana, il Comando Vermelho ed il PCC brasiliano – si sono rafforzate all’interno dei confini territoriali con un livello di impunità sorprendente. 
Nelle ultime ore sono emersi dettagli su diverse pratiche di corruzione all’interno del sistema giudiziario che hanno scatenato una protesta di massa, della quale oggi diamo notizia, consapevoli che quanto sta accadendo nel paese fratello rientra in una situazione che è stata già vissuta e si sta vivendo anche in Argentina, Brasile ed Uruguay. Un panorama che coinvolge la regione ed il mondo intero in quanto l’ideologia narco mafiosa è pericolosamente presente a livello internazionale.

Alle porte della sede del JEM

Un gran numero di manifestanti di diverse organizzazioni politiche dell’opposizione, civili e sociali con bandiere, cartelloni e cori di slogan, si sono riuniti martedì pomeriggio e sera davanti alla sede della Giuria per Procedimenti Giudiziari di Magistrati (JEM), situata nel cuore della città di Asuncion, per protestare contro la corruzione e la mafia imperante nell’istituzione, che coinvolge diversi membri di questo organo collegiale. 

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La manifestazione è nata dopo che nei giorni scorsi il Giudice penale di Garanzie, Osmar Legal, aveva denunciato ai media il ritrovamento di messaggi nel cellulare del defunto ex-deputato Eulalio “Lalo” Gómez, messaggi che potrebbero rappresentare atti punibili e che coinvolgevano giudici, procuratori, attuali ministri del governo di Santiago Peña e politici. Queste chat dimostrano ciò che da tempo gran parte della cittadinanza già sospettava. Non solo l’ingerenza dei politici nel potere giudiziario e nel JEM, come nel caso di Eulalio Lalo Gómez, deceduto, e dell’ex deputato Orlando Arévalo – il quale si è dovuto dimettere pochi giorni fa a causa dello scandalo scoppiato a seguito della divulgazione delle conversazioni avute con Lalo Gómez – ma soprattutto l’infiltrazione del crimine organizzato nelle diverse istituzioni dello stato, come la SENAD, la SEPRELAD, il Ministero Pubblico ed il Potere Giudiziario, tra gli altri organismi dello stato.
Va ricordato che il deputato Eulalio “Lalo” Gómez, secondo le denunce dei suoi famigliari, sarebbe stato assassinato durante un procedimento poliziesco nel suo domicilio di Pedro Juan Caballero. Secondo l’ipotesi del Pubblico Ministero, era un uomo che avrebbe operato con organizzazioni criminali al confine, che aveva contatti con il PCC, con organizzazioni criminali locali e che inoltre sembrava negoziare, gestendo la nomina di giudici e procuratori, la sospensione o l’eliminazione delle sospensioni.

I messaggi delle chat divulgati dimostrano una corruzione scandalosa

Quanto rivelato da queste chat supera l’immaginabile in quanto a corruzione pubblica. Ad esempio, la vergognosa conversazione del 9 settembre del 2021 tra uno dei Giudici di Sentenza di Pedro Juan Caballero, Carmen Silva, e l’ex deputato Eulalio “Lalo” Gómez (che all’epoca non era ancora stato eletto deputato ma aveva un potere maggiore del presidente della Repubblica a Pedro Juan Caballero).
Una delle chat diceva quanto segue: Giudice Carmen Silva: “Buon pomeriggio, quel direttore del penitenziario, Bazán (successivamente assassinato presumibilmente da membri del PCC) e quello di qui della Prigione (si riferisce al direttore del penitenziario di PJC) non vogliono che porti qui Waldemar e non voglio fare il processo in ASU (si riferisce alla città di Asuncion) con il Procuratore Pecci perché vorrà dargli 20 anni”. E gli risponde l’ex deputato Eulalio “Lalo” Gómez: “Quello è ‘Cachorrao’? (un pericoloso boss del PCC già detenuto, ndr)”. Giudice Carmen Silva: “Sì. Ma se mi dite di non portarlo non lo faccio, tu comandi. Eulalio “Lalo” Gómez: “Salve dottoressa. Vedrò ed analizzeremo e ti avviso”. Il motivo del trasferimento ad Asuncion del narcotrafficante ed assassino Cachorrao, presunto membro del PCC, per essere giudicato a Pedro Juan Caballero, era evitare la sua elevata condanna per l’assassinio di Leo Veras, ma incredibilmente questo arrivò proprio dalla stessa magistrata Carmen Silva, la quale processò il narcostrafficante anni dopo.

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La gravità del contenuto di questa conversazione è che la Giudice Carmen Silva faceva parte del Tribunale di Sentenza di PJC che doveva giudicare Waldemar Pereira Rivas, “Cachorräo”, accusato di essere uno degli autori materiali dell’assassinio del giornalista Leo Veras a Pedro Juan Caballero e che anni dopo lo assolse, attualmente è latitante. I due direttori del penitenziario che ebbero problemi con Cachorrao furono successivamente assassinati a colpi di arma da fuoco. Il Procuratore che la giudice Silva temeva, Marcelo Pecci, fu assassinato durante la sua luna di miele in Colombia.
Come in una storia di terrore statale, la stessa Giudice Carmen Silva aveva informato Lalo Gómez riguardo 26 perquisizioni che doveva realizzare la Procura alla ricerca dei beni di un narcos in cui lo stesso deputato Eulalio “Lalo” Gómez figurava come prestanome; cioè la Giudice informa il defunto Lalo Gómez, stai attento che cercheranno i beni che tu hai a nome tuo. Tutta questa informazione è trapelata grazie alla perquisizione nell’abitazione di Lalo Gómez, dove fu sequestrato l’anno scorso un cellulare di sua proprietà.
Microfono aperto durante la manifestazione
“La mafia e la narco politica padroni del potere”, “Giuria che copre magistrati mafiosi”, “Procura Generale servile alla mafia”, “Attenzione con l’Orrore Colorado (HC)”, “Che vadano tutti via e non ne rimanga nemmeno uno”, “Per un governo patriottico”, “Cambiamo il Paraguay dalla strada”.
Queste alcune delle tante frasi incise sui cartelloni esibiti o portati a spalla dai manifestanti durante la manifestazione di protesta ad Asuncion. Oltre a cartelli, altri manifestanti portavano bandiere paraguaiane e indossavano indumenti tipici paraguaiani.
Durante la manifestazione cittadina è stato predisposto uno spazio con microfono aperto in cui sono intervenuti referenti politici, attivisti sindacali e sociali con discorsi veementi, tra cui l’ex senatrice Kattya González, il leader politico del Partito Paraguay Pyahura, Ermo Rodríguez, il leader contadino ed educatore Ernesto Benítez, l’attivista sociale e combattente anticorruzione Juan Pueblo e Jorge Figueredo, della Rivista Antimafia Dos Mil. 

Ermo Rodríguez: “È una vergogna quello che sta succedendo nel paese” 

“Qui hanno strumentalizzato la nostra libertà e le nostre vite in cambio di denaro e quello che sta succedendo è molto grave, non si tratta solo di Orlando Arévalo. Vogliono creare un effetto placebo sostenendo che con l’uscita di Orlando Arévalo finirà questa rete criminale composta da ministri, magistrati, giudici, legislatori del movimento Honor Colorado”, ha dichiarato a Telefuturo l’ex senatrice Kattya González.
Il dirigente politico Ermo Rodríguez ha sottolineato che “è una vergogna scandalosa quello che sta succedendo in questo paese”, precisando che non bisogna lasciare il caso in mano dei membri del JEM.
“La presenza oggi, essere qui, comunicare, fare ascoltare la propria voce e dare la faccia è un aspetto molto importante. È questo il potere cittadino che si è perso negli ultimi anni”, ha segnalato Rodríguez.
Anche l’ex senatore Miguel Abdón “Tito” Saguier ha partecipato alla manifestazione e si è espresso sull’unione dell’opposizione per affrontare questo tipo di situazioni.
“Il fattore più negativo in un processo realmente democratico è l’indifferenza, l’indifferenza della cittadinanza, perché quello che qui si sta difendendo è il diritto di tutta la cittadinanza, indipendentemente dalle correnti ideologiche e di partito, di vivere in una società con vere garanzie rette dalla costituzione e dalla legge, è questo il problema di fondo”, ha espresso Saguier.

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Jorge Figueredo, ex pubblico ministero e redattore di Antimafia Dos Mil

Jorge Figueredo, redattore della Rivista Antimafia Dos Mil Sud-America ed ex Pubblico ministero Penale paraguaiano è intervenuto dicendo: “Oggi, dopo l’89, finalmente siamo scesi in strada per lottare contro la dittatura mafiosa, perché siamo stati ingannati nel 1989. Credevamo di aver raggiunto la democrazia. Tuttavia, da una narco-crazia, da un narco-stato siamo passati ad una dittatura mafiosa. Tutte le istituzioni della repubblica, Giuria per i Procedimenti Giudiziari di Magistrati, Ministero Pubblico, Potere Legislativo, Potere Dirigente, Potere Giudiziario, sono infiltrate e non solamente dal crimine organizzato”.
Bisogna tenere a mente che i nostri martiri, Pablo Medina, Santiago Leguizamón, Marcelo Pecci, la Generale Rosa Rodríguez e le centinaia di contadini morti dopo il 1989 sono stati uccisi dalla mafia”.
“La causa di tutti i nostri più gravi problemi sociali, la mancanza di terre, la mancanza di riforma agraria, la mancanza di stato di diritto, la causa principale è l’esistenza della mafia”.
“E la mafia non è l’ex deputato Arévalo, non è solamente Santiago Peña. Santiago Peña, Horacio Cartes, sono segretari della mafia internazionale. È stato dimostrato dalle ultime investigazioni, la mafia italiana è presente in Paraguay”. 
“La mafia italiana, insieme al PCC, alle organizzazioni criminali locali sono quelli che governano non solo il Paraguay, bensì tutta l’America latina. Argentina, Uruguay, Paraguay. Sapete voi come sono noti nel mondo? Narco Sud”. 
“Viviamo nel Narco Sud. Perché? Perché il prodotto interno, il prodotto che più si vende in America latina è la cocaina, l’eroina, è il traffico di armi, il traffico di persone. E noi non comprendiamo che siamo in guerra. Ora siamo in Guerra, non contro lo ‘stronismo’, ma contro qualcosa di molto più forte, contro un sistema, un sistema politico, economico, militare, finanziario, controllato dalla mafia”.
“Qui il problema non sono solamente i narcos, sono anche le persone che riciclano il denaro attraverso la corruzione pubblica, attraverso i grandi appalti dello Stato, coloro che gestiscono le terre del Paese, i cosiddetti allevatori di bestiame, gli pseudo-impresari che trattano, che fanno accordi con la mafia”.
“Per questo motivo considero che i Narcos, dobbiamo dire Narcos e mafiosi, debbano essere Fuori dallo Stato! Narcos e Mafiosi in prigione! Deve cadere la legge del silenzio, la legge dell’omertà deve sparire dal Paraguay e per questo abbiamo bisogno di una rivoluzione culturale, una rivoluzione civile, e cittadina. Senza rivoluzione non c’è cambiamento. Solamente una rivoluzione può cambiare il paese”. 

Foto © Gladys Benitez

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