Egato e ciclo rifiuti, le Acli Trentine favorevoli alla sperimentazione di un impianto di gassificazione – LaVocedelNordEst

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Valorizzare l’esperienza della raccolta differenziata e garantire una soluzione sostenibile sotto il profilo economico, sociale ed ambientale per lo smaltimento della frazione residua. Il confronto in Consiglio provinciale (VIDEO)


Trento – “Con circa l’83% del differenziato – scrive in una nota la presidenza delle Acli – , che al netto delle impurità significa oltre l’80% di recupero e riciclo dei rifiuti, la Provincia automa di Trento ha dimostrato di essere un esempio virtuoso ed esportabile anche in altri contesti territoriali. Si tratta ora di proseguire su questa strada incentivando, oltre al porta a porta e alla tariffa puntuale, che incoraggia la differenziata e penalizza chi produce ancora troppa frazione residua, un affinamento delle raccolte introducendo presso i CRM (Centri Raccolta Materiali) anche dei Centri per il Riuso in modo tale da incoraggiare le pratiche virtuose legate allo scambio e al riutilizzo dei materiali, all’economia circolare e alla possibilità di recupero di materiali che spesso, erroneamente, vengono considerati ancora come scarti e rifiuti. Il cittadino può essere un attore protagonista nella riduzione dei rifiuti, adottando pratiche responsabili orientate al consumo consapevole, alla diminuzione degli sprechi e degli imballaggi”.

Secondo le Acli: “Il Trentino può diventare una terra virtuosa anche dal punto di vista turistico, della promozione e del marketing, incentivando la pratica del risparmio, del riutilizzo e del riciclo anche nei confronti dei milioni di ospiti che soggiornano ogni anno nelle nostre vallate. In questo modo si potrebbero ridurre ulteriormente le quantità di residuo e raggiungere ulteriori quote di differenziata che potrebbero assestarsi attorno all’85-86%. Anche l’adozione di un Trattamento Biologico Meccanico dei Rifiuti Residui (TMR), che consente di separare materiali riciclabili e frazioni recuperabili, permette di ridurre ulteriormente la quantità di rifiuti destinata allo smaltimento finale”.

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Il passo ulteriore dovrebbe però consistere nella chiusura del ciclo dei rifiuti attraverso una serie di interventi e tecnologie che ne garantiscano la sostenibilità. Da questo punto di vista appare chiaro come negli ultimi anni il Trentino sembra essersi seduto sugli allori venendo meno all’impegno etico di garantire sul proprio territorio la chiusura del ciclo dei rifiuti. Nel lungo periodo è necessario pertanto evitare, come ha giustamente affermato in questi giorni il Presidente Maurizio Fugatti, di esportare fuori provincia la frazione residua. Condividiamo pertanto l’affermazione del Presidente delle Provincia autonoma di individuare in tempi rapidi la tecnologia e le modalità organizzative di una filiera che ne garantisca la chiusura, ma rimaniamo perplessi sulle soluzioni fin qui individuate.

L’ipotesi di un inceneritore si rivela infatti impraticabile se consideriamo che la frazione residua si potrebbe ridurre a quantitativi che, migliorando ulteriormente le differenziate, si assesterebbero sulle 40-50.000 tonnellate annue. A questo punto, un impianto di incenerimento risulterebbe insostenibile dal punto di vista economico, essendo troppo esigua la massa di rifiuti da trattare. Una conseguenza diretta potrebbe essere pertanto quella di importare rifiuti da altri territori oppure, cosa davvero deprecabile, quella di rinunciare al livello di qualità delle nostre differenziate in favore della soluzione termica. La tecnologia utilizzata per l’incenerimento dei rifiuti comporta infine una serie di problemi ancora da risolvere per quanto riguarda la salute dei cittadini e dell’ambiente ai quali si aggiungono le forti dispersioni di CO2 che risulterebbero alla lunga incompatibili con i parametri europei relativi alla sostenibilità ambientale.
Le Acli trentine chiedono pertanto che la discussione sullo smaltimento della frazione residua venga riportata ad una dimensione pragmatica individuando lo scenario migliore dal punto di vista delle garanzie per la salute dei cittadini e dell’ambiente, con la localizzazione i tempi rapidi di un impianto per il trattamento della frazione finale con un adeguato profilo dei costi e della sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.

Nel merito della tecnologia finale per lo smaltimento della frazione residua le Acli trentine, di concerto con il Circolo Acli di Gardolo, si erano già espresse in favore di una sperimentazione di nuove tecnologie fra le quali quella del gassificatore. Una proposta in tale senso era già stata inserita nel famoso addendum del quinto aggiornamento del Piano provinciale dei rifiuti. Un documento a cui hanno collaborato FBK e Università. Con loro la Provincia autonoma di Trento potrebbe avviare la sperimentazione di un impianto di gassificazione da 8.000 tonnellate di rifiuti.

“Dalla nostra prima proposta (2023) ad oggi – concludono le Acli – il tempo c’era e, a nostro avviso, c’è ancora visti e tempi brevi per la costruzione di questi impianti.
Serve la volontà di continuare ad essere un modello virtuoso nella gestione sostenibile dei rifiuti”.

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