Da Miteni a Solvay, l’inquinamento da PFAS in Veneto e Piemonte

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Veneto e Piemonte alle prese con l’inquinamento da PFAS: arriva la richiesta di condanna a 121 anni complessivi per gli imputati del processo Miteni. A Spinetta Marengo, invece, pubblicati i primi risultati del biomonitoraggio sul sangue dei residenti.

È durata quattro ore la requisitoria del pm Hans Roderich Blattner che giovedì 13 febbraio, presso il Tribunale di Vicenza, ha chiesto condanne per un totale di 121 anni per il processo Miteni sull’inquinamento da PFAS che da Trissino, in provincia di Vicenza, si sarebbe propagato in tutto il Veneto.

La richiesta del pubblico ministero Blatter fa seguito alla requisitoria di giovedì 6 febbraio, in cui il pm Paolo Fietta ha evidenziato come gli ex manager dello stabilimento chimico sarebbero stati a conoscenza dello sversamento dei PFAS nell’ambiente. Le sostanze chimiche, chiamate anche “inquinanti eterni”, sono note per la loro persistenza sia nell’ecosistema che all’interno dell’organismo umano. La Procura di Vicenza, con il pm Blattner, ha chiesto un totale di 121 anni e 6 mesi per i 15 imputati nel processo.

I manager che negli anni si sono avvicendati alla guida della Miteni sono accusati di avvelenamento di acque, disastro innominato, inquinamento ambientale ex articolo 452-bis e reati fallimentari. Sei le richieste di assoluzione per non aver commesso il fatto. Per il processo, giunto alle fasi finali dopo quasi quattro anni, sono oltre 200 le parti civili che si sono costituite, tra cui Regione, Comune, Provincia di Vicenza e molte associazioni e comitati che da anni lottano contro l’inquinamento da PFAS nella cosiddetta “zona rossa”.

“120 anni di condanne non restituiranno la salute sottratta alle oltre 350.000 persone avvelenate, né purtroppo ci riporteranno i nostri 4.000 morti a causa dell’inquinamento da PFAS”, ha affermato l’europarlamentare dei Verdi Cristina Guarda.

Avevamo ragione allora a chiedere con forza giustizia, a riempire le piazze, firmare petizioni e farci sentire: dei responsabili ci sono eccome!”, scrive Guarda in un post su Facebook, appellandosi all’Unione europea affinché “con urgenza la proposta di restrizione universale dei Pfas, attualmente al vaglio dell’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA), che continua ad essere rimandata a causa delle pressioni delle lobby industriali. Non possiamo più aspettare e permettere che crimini come quello di Miteni continuino a consumarsi, danneggiando noi e il pianeta per interesse economico!”

PFAS, a Spinetta Marengo conclusa la prima fase del biomonitoraggio sugli abitanti

Sempre giovedì 13 febbraio sono stati illustrati i risultati delle prime due fasi del biomonitoraggio condotto tra gli abitanti vicino al polo chimico di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, in Piemonte. A presentare gli esiti è stato l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi. I dati di fine 2024 hanno evidenziato una concentrazione più bassa di PFAS nel sangue rispetto ai risultati del primo monitoraggio svolto su residenti o lavoratori del territorio.

Come riportato da Ansa, la prima fase si era svolta a inizio 2024 su 29 persone sottoposte a prelievo: il 20% aveva tracce di PFAS nel sangue maggiori rispetto alla soglia di 20 nanogrammi al millilitro, mentre nei risultati dei 135 prelievi effettuati tra novembre e dicembre la percentuale è quasi dimezzata (11% circa). Dalle 135 analisi emerge che l’83% riporta concentrazioni di PFAS compresa tra 2 e 20 nanogrammi al millilitro, l’11% superiore alla soglia di 20 ng/ml, il 5% inferiori a 2. Ultimata la fase di rodaggio, riprenderà dal mese di marzo il biomonitoraggio sulla popolazione residente da 0 a 3 chilometri dallo stabilimento di Spinetta Marengo.

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Questa sera siamo qui a condividere, in piena trasparenza, i risultati delle prime 135 analisi, senza nascondere o tacere nulla. Anzi, annunciando anche le modalità di presa in carico dei cittadini e di proseguimento del biomonitoraggio”, ha dichiarato Riboldi.

Inquinamento da PFAS, un problema per ambiente e salute

L’inquinamento da PFAS è un problema di rilievo internazionale, che non può più essere ignorato. Quanto scoperto in Veneto si può ritrovare in molti altri Paesi europei, come l’Olanda, che si trovano da anni a fare i conti con la contaminazione da forever chemicals.

In Veneto, le morti correlate agli inquinanti eterni, secondo uno studio dell’Università di Padova, sono oltre 3.800. Queste sostanze chimiche sono note per essere interferenti endocrini e, non degradandosi né nell’ambiente né nell’organismo, possono portare al rischio di tumori, aumento del colesterolo e infertilità.

I PFAS sono ampiamente utilizzati nell’industria e si possono trovare in molti oggetti di uso comune come padelle di teflon, indumenti impermeabili, imballaggi per alimenti, detergenti per la casa, vernici e persino la carta igienica. Queste sostanze si trovano anche nell’abbigliamento outdoor, come dimostrato da uno studio sulle giacche per bambini.

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