di – giovedì 13 febbraio 2025 ore 09:00
In pochi anni, dal 2006 a oggi i viticoltori gigliesi hanno fatto passi enormi, loro con il crederci a impegnarsi in un settore che chiede sacrificio e cultura, poi, anche le istituzioni locali che hanno fatto la loro parte nel far girare gli ingranaggi della volontà e della burocrazia. I produttori sono pochi, e il volume di lavoro istituzionale è relativo, ma gli eventi piccoli o grandi che siano devono rappresentare come fosse un lavoro di “ricamo”.
Quasi tutti gli sviluppi di crescita culturale e produttiva, all’inizio c’è l’esigenza di sbrigarci, è successo anche al sottoscritto, 1980, in Val di Cornia quando ci fu un salto di qualità ed efficienza straordinaria con l’istituzione della Seconda Condotta Enologica d’Italia (la prima a Carema provincia di Vercelli) per merito del Comitato Cittadino di Venturina, e della Amministrazione Provinciale di Livorno, che finanziò il progetto nel 1982. A me sembra che al Giglio, che ha fatto un miglioramento enorme, però, manchi qualcosa che potrebbe, mettere in atto quel lavoro di “ricamo”, una Condotta Enologica, senza nulla togliere agli enologi che seguono le aziende gigliesi. Chi guiderebbe la Condotta avrebbe un compito più efficace per merito di conoscere i singoli vigneti e i vignaioli, e i produttori risparmierebbero qualche soldino. Inoltre dentro a questo ipotetico progetto potrebbe sviluppare una ricerca sul clone di Ansonica che potrebbe essere simile a quello originario della Grecia.
Quello che il professor Sala menzionò nel convegno fatto al Giglio nel 1998, (studio sulla somiglianza genetica delle tre grandi zone storiche di questo vitigno): Grecia, Sicilia e costa Tirrenica con le proprie isole. Sarebbe come costruire una “identità” con tanto di carta ufficiale. Solo un organismo come quello della Condotta Enologica lo potrebbe fare. Ci sono i finanziamenti (europei?) Si! Attraverso la Regione Toscana. Altrimenti si parla di nicchie produttive facendo bei discorsi, ma, a me pare che molti finanziamenti vadano verso zone blasonate; Lo vogliamo dire? Diciamolo! Chianti, Brunello, Morellino e Bolgheri e altre zone più piccole, credo che il Giglio meriti queste attenzioni. Il mio amico Sindaco del Giglio Armando Schiaffino, proponendogli l’iniziativa sulla ricerca del clone di Ansonica più antico per usarlo sistematicamente nei vigneti del Giglio. Mi ha detto che è una buona idea. Sarebbe un lavoro impegnativo, ma basterebbe mettersi in contatto con il biologo Francesco Sala o la sua Università di Milano, oppure, con Attilio Scienza di Castagneto Carducci, cantina Guado al Melo, Docente in viticoltura. Speriamo si possa mettere in atto.
Mi sembra giusto parlare dei vini di Ansonica del Giglio. Lo faccio riferendomi all’articolo che feci sul giornale online (QUInews) del 6 luglio 2021, nel quale ho parlato del vino tradizionale del Giglio, fatto dallo scomparso Aldo Aldi. Annata 2000, fatto alla vecchia maniera, facendolo fermentare con le vinacce, anche qualche giorno. Colore: giallo carico, o ambrato. Profumo: fruttato, vinosità caratteristica della buccia dell’uva, a volte floreale di fiori di arancio. Sapore: sapido, equilibrato, si ripete il fruttato, corposo. Forse in qualche piccola cantina, può darsi che si poule trovare sempre. Indagate! Poi ci sono i vini di Ansonica di oggi, dei produttori della cooperativa che sotto il profilo organolettico sono diversi.
Colore: giallo paglierino più o meno carico. Profumo: fruttato e floreale, armonico e persistente. Gusto: armonico, sapido, talvolta con una certa freschezza, si ripete il fruttato. La differenza c’è, ma la dovete scoprire da voi. Piero Pittaro, enologo principe, mi disse: “il miglior vino è quello che finisce dal tavolo prima degli altri”
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link