UNIMPRESA * BANCHE: «I CINQUE PRINCIPALI ISTITUTI DI CREDITO CHIUDONO IL 2024 CON UTILI A 23,6 MILIARDI, IN CRESCITA DELL’8%»

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16.25 – giovedì 13 febbraio 2025

Testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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** Immagine creata da redazione Opinione tramite Intelligenza artificiale – Chat Gpt **

Le cinque principali banche italiane chiudono il 2024 con utili record per 23,6 miliardi di euro, in crescita dell’8% rispetto ai 21,9 miliardi del 2023, segnando un nuovo massimo per il sistema bancario nazionale. A trainare i risultati è l’aumento dei ricavi, che sfiorano i 66,5 miliardi di euro (+5,8%), spinti dal margine d’interesse e dalla crescita delle commissioni. È quanto emerge da un report del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale Intesa Sanpaolo e UniCredit si confermano leader di mercato, con utili netti rispettivamente di 8,7 e 9,7 miliardi, mentre Banco BPM segna la crescita più elevata (+51,9%), portandosi a 1,92 miliardi. Stabili BPER (1,4 miliardi) e MPS (1,95 miliardi, -4,9%), quest’ultima penalizzata da un incremento dei costi operativi.

Il margine d’interesse totale per i cinque gruppi tocca quota 39,3 miliardi (+4,7%), beneficiando ancora dei tassi elevati, ma con segnali di stabilizzazione. Intesa e UniCredit si confermano ai vertici con rispettivamente 15,7 e 14,4 miliardi, seguite da Banco BPM (3,4 miliardi). In forte aumento le commissioni, che salgono dell’8,1% a 23 miliardi, trainate da wealth management e bancassurance. Crescono in particolare Intesa Sanpaolo (+9,4%, a 9,4 miliardi) e UniCredit (+8%, a 8,1 miliardi). L’efficienza operativa migliora, con un contenimento degli oneri operativi a 28,5 miliardi (+0,6%), mentre le rettifiche su crediti calano del 15,4%, segnale di una solida qualità degli attivi.

«Il settore bancario italiano sta vivendo una fase di grande fermento, con operazioni di consolidamento che stanno ridisegnando gli equilibri del mercato. È una dinamica fisiologica, che può rafforzare il sistema finanziario del Paese, ma non deve distogliere l’attenzione dalla missione primaria degli istituti di credito: sostenere le imprese e le famiglie con un accesso adeguato al credito. Le banche stanno raccogliendo i frutti di una gestione attenta, con margini d’interesse ancora sostenuti e un’espansione delle attività di wealth management e bancassurance.

Ma l’Italia non cresce solo con la finanza: la vera ricchezza del Paese sono le imprese, in particolare le piccole e medie aziende, che rappresentano l’ossatura del nostro sistema economico. E per queste realtà, il credito bancario resta una leva essenziale per investimenti, sviluppo e occupazione» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. «Politica e istituzioni non devono essere attori del mercato, ma devono richiamare i vertici degli istituti di credito a una responsabilità sociale e strategica, perché la solidità patrimoniale e la redditività sono certamente elementi fondamentali per il sistema bancario, ma non possono tradursi in una stretta eccessiva sui finanziamenti, soprattutto in un momento in cui le aziende devono affrontare sfide legate alla transizione digitale, alla sostenibilità e alla competitività internazionale. Il 2024 si chiude con risultati di bilancio straordinari per il settore, segno di una ripresa solida e di strategie efficaci. Ora ci aspettiamo che questa forza venga messa a disposizione dell’economia reale, affinché il sistema bancario sia un motore di sviluppo e non solo un attore finanziario che guarda al proprio rendimento» aggiunge Spadafora.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati rivenienti dalle comunicazioni ufficiali, il 2024 si è chiuso con risultati solidi per le cinque principali banche italiane – Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER e Monte dei Paschi di Siena (MPS) – confermando una tendenza di crescita rispetto all’anno precedente. Il 2024 ha confermato la solidità del settore bancario italiano, con una crescita bilanciata tra margine d’interesse e commissioni e un miglioramento dell’efficienza operativa. Il sistema si dimostra resiliente, con un occhio al futuro e alla gestione del rischio. Complessivamente, i ricavi aggregati hanno raggiunto 66,5 miliardi di euro, segnando un incremento del 5,8% rispetto ai 62,8 miliardi del 2023. Parallelamente, l’utile netto complessivo si è attestato a 23,6 miliardi di euro, con un aumento del 8,0%rispetto ai 21,9 miliardi dell’anno precedente.

I risultati testimoniano la capacità delle banche di adattarsi a un contesto economico caratterizzato da tassi di interesse ancora elevati, inflazione in calo ma sempre presente, e dinamiche di credito in evoluzione. I ricavi sono caratterizzati da una crescita generalizzata, ma con performance differenziata: l’incremento del 5,8% nei ricavi totali è stato sostenuto da una combinazione di fattori: margine d’interesse in aumento, buone performance sul fronte delle commissioni e una solida tenuta delle attività bancarie core. Nel dettaglio, Intesa Sanpaolo ha registrato la crescita più elevata in valore assoluto, con ricavi passati da 25,2 miliardi a 27,1 miliardi di euro (+7,5%), grazie all’incremento del margine d’interesse e al potenziamento dei servizi di gestione patrimoniale e bancassurance.

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UniCredit ha mostrato una crescita più contenuta (+3,9%), con i ricavi passati da 23,3 miliardi a 24,2 miliardi, sostenuti da un aumento delle commissioni e da una solida gestione del portafoglio crediti. Banco BPM, con una crescita del 7,5%, ha beneficiato dell’incremento delle commissioni (+4,4%) e del margine d’interesse (+4,6%), superando 5,7 miliardi di ricavi. BPER ha visto un incremento del 4,1%, arrivando a 5,4 miliardi di euro, mentre MPS, pur avendo aumentato i ricavi a 4 miliardi (+6,2%), ha registrato una flessione dell’utile netto. L’aumento dei ricavi complessivi è stato dunque trainato sia dal margine d’interesse, favorito da politiche di pricing sui prestiti e dal costo della raccolta relativamente contenuto, sia dalle commissioni, in crescita soprattutto per le attività di consulenza e gestione patrimoniale.

L’utile netto complessivo è aumentato dell’8,0%, passando da 21,9 miliardi a 23,6 miliardi di euro, evidenziando una maggiore efficienza operativa e una riduzione del costo del rischio. Le performance sono risultate contrastanti. Intesa Sanpaolo ha incrementato il suo utile netto del 12,2%, raggiungendo 8,7 miliardi di euro, grazie all’efficace gestione dei costi e al miglioramento della qualità del credito. UniCredit ha segnato un aumento più moderato del 2,1%, arrivando a 9,7 miliardi, nonostante un forte RoTE del 17,7%, a conferma di una politica di crescita sostenibile e mirata.

Banco BPM ha registrato la crescita più forte in termini percentuali (+51,9%), con un utile netto di 1,92 miliardi, trainato dall’efficienza gestionale e dalla crescita delle commissioni. BPER ha visto un incremento più contenuto del 4,2%, portandosi a 1,4 miliardi, mentre MPS ha subito una contrazione dell’utile netto del 4,9%, fermandosi a 1,95 miliardi, nonostante l’aumento dei ricavi. L’andamento dell’utile netto evidenzia, dunque, un consolidamento della redditività per Intesa Sanpaolo e UniCredit, mentre Banco BPM ha beneficiato di una forte espansione della redditività operativa. La flessione di MPS è legata a maggiori costi operativi e al ridimensionamento di alcuni proventi straordinari.

Il margine d’interesse è aumentato complessivamente del 4,7%, passando da 37,5 miliardi a 39,3 miliardi di euro, grazie a una gestione prudente dei tassi di interesse, che hanno prodotto effetti positivi ancorché in positivo ridimensionamento. Intesa Sanpaolo ha visto un incremento del 6,9%, arrivando a 15,7 miliardi di euro, consolidando la propria leadership in termini di redditività netta da prestiti. UniCredit ha registrato una crescita più contenuta (+2,9%), raggiungendo 14,4 miliardi, segno di una strategia più orientata al contenimento del rischio di credito. Banco BPM ha incrementato il margine d’interesse del 4,6%, toccando 3,44 miliardi, mentre BPER ha ottenuto un +3,9% con 3,37 miliardi. MPS ha mostrato il dato più debole, con un aumento del 2,8%, portandosi a 2,36 miliardi.

Il margine d’interesse ha continuato a beneficiare del livello ancora elevato dei tassi di mercato, anche se la crescita risulta meno intensa rispetto al 2023, segno che il picco della spinta derivante dai tassi potrebbe essere stato raggiunto. Le commissioni hanno registrato un incremento significativo del 8,1%, passando da 21,3 miliardi a 23 miliardi di euro, grazie alla crescita dei servizi di consulenza delle gestioni patrimoniali e della bancassurance. Intesa Sanpaolo (+9,4%) ha registrato un aumento a 9,4 miliardi, con una forte spinta dai prodotti di investimento. UniCredit ha aumentato le commissioni dell’8%, raggiungendo 8,1 miliardi. Banco BPM e BPER hanno visto incrementi del 4,4% e 4,5% rispettivamente, con commissioni attestate a 2 miliardi per entrambe le banche. MPS ha segnato l’incremento maggiore (+10,9%), arrivando a 1,46 miliardi, segno di una crescente attenzione alla diversificazione dei ricavi. Il contributo delle commissioni diventa sempre più centrale per compensare eventuali futuri cali del margine d’interesse.

Gli oneri operativi complessivi sono rimasti quasi invariati (+0,6%), passando da 28,37 miliardi a 28,52 miliardi di euro, evidenziando un miglioramento dell’efficienza operativa. Intesa Sanpaolo ha mantenuto la crescita contenuta (+1,3%), mentre UniCredit ha ridotto i costi operativi dell’1,1%. Banco BPM e MPS hanno registrato aumenti rispettivamente del 3,3% e 1,4%, mentre BPER ha mantenuto i costi stabili. L’ottimizzazione delle spese e l’efficienza operativa rimangono obiettivi chiave per tutte le banche. Le rettifiche su crediti sono diminuite del 15,4%, passando da 3,35 miliardi a 2,83 miliardi di euro, segnale di un miglioramento della qualità degli attivi. Intesa Sanpaolo e Banco BPM hanno visto le riduzioni più marcate (-16,7% e -17,4%), mentre MPS ha ridotto le rettifiche solo del 6,8%.

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