Mafia, i clan imponevano i frutti di mare scaduti ai ristoratori di Mondello

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Emerge dall’inchiesta della Dda di Palermo che martedì ha portato in carcere 181 tra boss, estortori e gregari dei principali mandamenti cittadini

Di Redazione |

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Alla stragrande maggioranza dei ristoratori di Mondello veniva imposto dalla cosca di Tommaso Natale di acquistare i frutti di mare da un uomo della cosca, Giuseppe Lo Coco. Ma la merce spesso risultava di scarsa qualità e le vittime del racket se ne lamentavano.

Emerge dall’inchiesta della Dda di Palermo che martedì ha portato in carcere 181 tra boss, estortori e gregari dei principali mandamenti cittadini.

I capimafia Nunzio Serio e Amedeo Romeo dunque obbligavano i ristoranti a rifornirsi dal loro uomo, senza accertarsi della bontà del cibo. «Ora vengo con … il ragazzo cozze, vongole, che c’ha tutte», diceva Romeo a un ristoratore.

«A posto… si sta lavorando ringraziando a Dio …però ancora cento cento tutti non sono! eh», diceva Lo Coco informando il suo interlocutore che le vittime tendenzialmente avevano accettato gli ordini di Cosa nostra. Ma la qualità dei frutti di mare lasciava a desiderare. «Stamattina i picciotti hanno lasciato qua i frutti di mare…; però ci sono i fasolari che sono fitusi (andati a male ndr) cioè in cinque chili ce n’è da prendere un chilo e mezzo!)», si lagnava un ristoratore.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA






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