In Puglia 24 – Scandalo politico a Bari: l’ex consigliere Olivieri confessa il voto di scambio e svela presunti accordi elettorali del centrosinistra

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L’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, a processo per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione, ammette di aver pagato per ottenere voti e accusa il centrosinistra di aver orchestrato un piano per indebolire il centrodestra alle comunali del 2019

Bari, un terremoto politico scuote il capoluogo pugliese. Durante il suo interrogatorio davanti al Gup Giuseppe De Salvatore, Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale arrestato lo scorso 26 febbraio per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione, ha ammesso di aver pagato per ottenere voti, regalando denaro, buoni pasto, buoni benzina e persino una moto per organizzare la sua campagna elettorale del 2019.

L’ex politico, attualmente detenuto in regime di alta sicurezza nel carcere di Lanciano, ha dichiarato di non essere a conoscenza dei legami mafiosi delle persone con cui aveva stretto accordi, tra cui Tommaso Lovreglio, nipote del boss del quartiere Japigia Savinuccio Parisi, e membri dei clan Strisciuglio e Montani. Tuttavia, la sua testimonianza ha fatto emergere uno scenario ancora più complesso, in cui l’ex consigliere sostiene di aver partecipato a una strategia elettorale tesa a favorire il centrosinistra, con l’obiettivo di garantire la vittoria del sindaco uscente Antonio Decaro.

Il presunto accordo per le elezioni comunali del 2019

Olivieri ha raccontato di aver lavorato per sostenere la candidatura di Pasquale Di Rella alle primarie del centrodestra, in modo da indebolire l’area politica e rendere più semplice la rielezione di Decaro. Il piano, secondo le sue dichiarazioni, avrebbe previsto che, una volta eletti, alcuni candidati delle liste civiche che avevano sostenuto Di Rella sarebbero passati nelle fila del centrosinistra, come accadde con sua moglie, Maria Carmen Lorusso, anche lei imputata nel processo.

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La sua confessione ha scatenato una bufera politica. Forza Italia e Lega hanno chiesto chiarezza, con il deputato della Lega Davide Bellomo che ha parlato di un “mandante” dietro le manovre elettorali. «Se il compito di Olivieri era quello di indebolire il centrodestra, evidentemente c’è stato un utilizzatore finale di questa operazione» ha dichiarato Bellomo, sottolineando come questa vicenda metta in discussione la legittimità dell’elezione di Decaro.

Anche Forza Italia ha espresso forti perplessità. «Se Olivieri non fosse stato lo strumento di qualcuno per drogare la partita, il centrodestra avrebbe ugualmente perso?» si chiedono i parlamentari azzurri Dario Damiani, Rita Dalla Chiesa, Andrea Caroppo e Giandiego Gatta.

La replica di Emiliano: “Parole false di un criminale reo confesso”

Durissima la reazione del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha definito le dichiarazioni di Olivieri come “bugie di un criminale reo confesso”. Secondo Emiliano, il centrodestra starebbe strumentalizzando le parole di un uomo disperato per ribaltare la narrazione politica degli ultimi anni.

«Querelerò Olivieri e tutti coloro che diffonderanno queste calunnie come fossero verità» ha dichiarato il governatore pugliese, respingendo categoricamente le accuse e ribadendo che il centrodestra nel 2019 era convinto di vincere grazie alla candidatura di Di Rella, ex esponente del Partito Democratico passato all’opposizione.

«Questa storia è ridicola – ha aggiunto Emiliano – tutti sapevano che la candidatura di Di Rella era sostenuta da Olivieri e Canonico e che il centrodestra si preparava a vincere le elezioni. Invece, per loro incapacità, hanno perso ancora. Ora provano a riscrivere la storia usando le parole di un uomo che sta annegando nella sua stessa ignominia.»

Prossime tappe del processo

L’interrogatorio di Olivieri, durato oltre cinque ore, ha acceso i riflettori su dinamiche politiche e rapporti tra mafia e istituzioni che potrebbero avere ripercussioni anche sui futuri equilibri politici pugliesi. Nella prossima udienza, prevista per il 21 settembre, sarà chiamato a deporre Savinuccio Parisi, boss del clan Parisi, che potrebbe aggiungere ulteriori dettagli alla vicenda.

Nel frattempo, il processo Codice Interno, che conta oltre 107 imputati, continua a svelare presunti intrecci tra criminalità organizzata, politica e imprenditoria a Bari, in un’inchiesta che potrebbe cambiare per sempre lo scenario politico della città.



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