Armi italiane uccidono – La barca e il mare

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Da laico nella città – Rubrica a cura di Daniele Rocchetti
Una legge che arginava produzione e commercio delle armi.
Il governo Meloni sembra voglia andare in direzione diversa.
Una reazione significativa

Armi italiane uccidono in tutto il mondo”. Cominciava così l’appello che ha dato vita alla campagna “Contro i mercanti di morte” nata per contrastare i commerci di armi che vedevano il nostro paese in prima fila, spesso nei traffici illeciti e clandestini. Armamenti e mine, tante mine, che andavano anche a paesi in guerra con una sorta di “ecumenismo” degli affari che permetteva di esportare armi a tutte le parti in conflitto. E’ stata una campagna che ha coinvolto gran parte della società civile italiana con centinaia di incontri in tutta la penisola, con assemblee con gli stessi operai impiegati nelle industrie di armi. Ne è nata la legge n. 185/90 che rappresentava a quel tempo una delle leggi più restrittive a livello mondiale. Anche se gli stessi promotori – voglio ricordare in modo particolare don Tonino Bello e Aldo De Matteo – lo stesso giorno dell’approvazione della legge avrebbero voluto presentarne un’altra di un solo articolo che affermasse che l’Italia, partendo dal dettato costituzionale, ripudiando la guerra, si impegnava a non fabbricare e a non esportare nessun sistema d’arma. Purtroppo in questi anni l’Italia ha continuato ad esportare armamenti, spesso anche aggirando le norme della legge. Oggi siamo in un contesto internazionale molto diverso, in presenza di una guerra mondiale “a pezzi”, come direbbe papa Francesco. Di qui l’impegno a non fermarsi e a continuare la lotta per il disarmo e la pace. Il fatto che tanti anni fa la mobilitazione sociale abbia ottenuto quel grande risultato può e deve diventare uno stimolo a non scoraggiarsi mai anche di fronte alle sfide che questo nuovo secolo ci presenta.

“Contro i mercanti di armi”

Ho voluto iniziare questo articolo riportando le parole di un amico molto caro, Eugenio Melandri, già direttore di Missione Oggi, un credente appassionato del Vangelo e dei poveri, morto cinque anni fa. Eugenio, con molti altri e tra questi padre Alex Zanotelli, sostenne tenacemente la campagna nazionale “Contro i mercanti di morte” che portò alcuni anni dopo l’Italia a dotarsi finalmente di una legge sulle esportazioni di armamenti: la legge n. 185 del 1990. Fino a quel momento era rimasto in vigore il Regio Decreto n. 1161 dell’11 luglio 1941, firmato da Mussolini, Ciano, Teruzzi e Grandi, in cui l’intera materia delle esportazioni di armamenti era sottoposta al “segreto di Stato” e sottratta all’esame del Parlamento e della società civile.

Con la legge approvata, per la prima volta venivano inseriti dei criteri non economici nella valutazione di autorizzazione delle vendite estere di armi italiane. Veniva vietata l’esportazione di armi in Paesi in guerra, sotto embargo Onu o in cui non si hanno garanzie rispetto ai diritti umani, prevedendo autorizzazioni e meccanismi di controllo. Veniva stabilito inoltre che la Presidenza del Consiglio, nella Relazione annuale al Parlamento, riporti i dettagli dell’interazione tra banche e aziende militari. Insomma, un esercizio di trasparenza di grande valore su un comparto altamente critico e strategico che ha ispirato anche diverse regolamentazioni internazionali.

I progetti del governo Meloni

Ora la legge 185, da tempo nel mirino delle lobby delle imprese produttrici di armi, rischia di essere profondamente snaturata. Un disegno di legge voluto dal governo Meloni intende modificarla cancellando la trasparenza, svuotando la norma e le sue prerogative più preziose. Nei giorni scorsi infatti è ricominciata la discussione alle Commissioni Esteri e Difesa della Camera dopo che il Senato ha licenziato il provvedimento impedendo emendamenti migliorativi. L’obiettivo è dichiarato: allentare i controlli e favorire le vendite delle aziende italiane che producono armamenti.

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La reazione che c’è e quella che si augura che ci sia

Bene hanno fatto i presidenti dei movimenti cattolici italiani (dalle ACLI all’Azione Cattolica, dai Focolari all’Agesci, da Pax Christi alla Comunità papa Giovanni XXIII) a scrivere un appello a deputati e senatori. Parole chiare, non equivoche. Già dal titolo. “Non modificate la legge 185/90 che regola l’export di armi italiane. Modificarla vuol dire affossarla!”

Signori Deputati, signori Senatori: fermatevi! Vogliamo unire la nostra voce a quella di tante donne e uomini, coordinamenti di molti movimenti e associazioni, come Rete Italiana Pace e Disarmo che ha rilanciato l’appello “Basta favori ai mercanti di armi! Fermiamo lo svuotamento della Legge 185/90”. Da tempo chiediamo di non stravolgere la legge 185 che regola l’export delle armi italiane. Proprio l’anno scorso in questi giorni eravamo a Roma per ricordare «L’impegno dei cattolici a favore della legge 185/90. Un appello alla coscienza dei Parlamentari contro il falso realismo della guerra». Lo scrivevamo allora e lo ripetiamo oggi, mentre state discutendo in Commissione le modifiche da portare all’approvazione dell’Aula: «La legge 185 del 1990, che regola l’esportazione di armi, è una grande conquista della società civile italiana che ha visto parte dell’associazionismo cristiano impegnato in prima fila nella campagna “Contro i mercanti di morte”. L’appello lanciato per quella mobilitazione partiva da un realistico dato di fatto: “Armi italiane uccidono in tutto il mondo”. […] Il tentativo di procedere al progressivo smantellamento della legge 185/90 sembra ormai avviato a compimento […].

La legge 185 ha permesso, ad esempio, sempre grazie alla pressione della cittadinanza attiva, di interrompere, dal 2019 al maggio 2023, la partenza dal nostro Paese di migliaia di missili e bombe destinate ad essere usate nel disastroso conflitto in atto nello Yemen».
 Il disegno di legge che oggi state discutendo intende: limitare l’applicazione dei divieti sulle esportazioni di armamenti; ridurre al minimo l’informazione al parlamento e alla società civile; e, soprattutto, limitare le informazioni contenute dalla Relazione governativa annuale, cancellando la documentazione riguardo alle operazioni svolte dagli istituti di credito circa l’import e l’export di armi e dei sistemi militari italiani. Tali modifiche svuotano il contenuto della legge 185.

Sarebbe una decisione gravissima. Signori Deputati e Senatori, vi chiediamo, vi supplichiamo, non svuotate la legge 185/90 nel suo profondo significato.

Vi chiediamo di ricordare e custodire il lavoro della società civile che ha portato all’approvazione di questa legge che attua i principi costituzionali. Ve lo chiediamo in nome della comune umanità che ripudia la guerra.

Queste le parole, nette e chiare, delle associazioni. 

Sarebbe il caso di sentire parole, altrettanto nette e chiare, da parte delle comunità cristiane. Anche in terra bergamasca.



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