“Anche andare a 100 km/h era piano per la mia auto”

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Gigi Lentini ricorda benissimo cosa accadde la notte dell’incidente stradale che gli cambiò la vita: “È stata una sera di sfortunate coincidenze, che porta a pensare: ‘Se qualcosa deve succedere, succede’. La mia auto faceva i 300 km/h, anche andando a 100 era piano, in un’autostrada vuota. Sarò andato al massimo a 120. Ma quella velocità ha fatto sì che il ruotino si riscaldasse e scoppiasse”.

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Gigi Lentini può oggi parlare con serenità del grave incidente automobilistico che mise a repentaglio la sua vita nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1993 e che poi condizionò pesantemente la sua carriera, ‘normalizzando’ per sempre quell’ala estrosa e potente che l’estate prima era passata dal Torino al Milan in un trasferimento che fece epoca per la cifra sborsata da Berlusconi. Lentini – che a marzo compirà 56 anni ed è felice di quello che fa (l’osservatore del Monza di Galliani, “che mi è stato sempre vicino“) – racconta cosa accadde quella notte d’agosto sull’autostrada Genova-Torino, dopo essere stato costretto da una foratura a montare il ruotino di scorta: “La mia macchina faceva i 300 km/h, anche andando a 100 era piano, in un’autostrada vuota. Sarò andato al massimo a 120. Ma quella velocità ha fatto sì che il ruotino si riscaldasse e scoppiasse“.

Cosa fa Gigi Lentini: “L’osservatore per il Monza, vivo a Carmagnola con la mia seconda moglie”

Il lavoro di osservatore per il Monzami impegna nei fine settimana, lavoro qui nell’area piemontese“, racconta Lentini al Corriere della Sera: “È un lavoro difficilissimo: puoi intravedere qualità e le proietti nel futuro, però poi ci sono tanti aspetti che non si possono valutare e prevedere. Come la capacità di reggere la pressione. La mia vita oggi? Abito a Carmagnola, vicino Torino, dove sono nato e cresciuto. Vivo con mia moglie, sono sposato per la seconda volta. I miei due figli sono grandi, lavorano entrambi: sono dei bravi ragazzi. Faccio la vita tranquilla come piace a me, non amo stare in mezzo al caos, anche se mi sono sempre adattato. Un valore trasmesso ai miei figli? Su tutti la puntualità. E che, quando dai la parola, la devi mantenere“.

L’incidente stradale nella notte: “Il ruotino si è scaldato ed è scoppiato, andavo a 120 km/h”

Lentini ricorda benissimo la notte dell’incidente: “È stata una sera di sfortunate coincidenze, che porta a pensare: ‘Se qualcosa deve succedere, succede’. Eravamo a giocare a Genova in amichevole. Siamo andati in pullman, la mia macchina era a Milanello. Il giorno dopo avevamo il giorno libero, non sarei stato a Milano. Ma per far sì che andassi via direttamente da Genova, qualcuno doveva portarmi la macchina e c’era bisogno che con lui ci fosse un’altra persona che lo riportasse indietro. Tutto un casino… Ho lasciato la chiave in portineria a Milanello, questa persona ha trovato chi lo accompagnasse e quindi mi ha portato la macchina a Genova. Senza questo incastro, sarei tornato in pullman a Milanello e non sarebbe successo nulla. Dopo la partita stavo andando verso Torino, in autostrada un camion ha perso i detriti: ci sono finito sopra, gomma bucata. A 500 metri c’era un Autogrill, mi sono fatto cambiare la ruota. Mi hanno detto: ‘C’è il ruotino di scorta, vai più piano’. Ma più piano quanto? Non lo sapevo. Ho scoperto dopo che il limite era 70 km/h. La mia auto faceva i 300 km/h, anche andando a 100 era piano, in un’autostrada vuota. Sarò andato al massimo a 120. Ma quella velocità ha fatto sì che il ruotino si riscaldasse e scoppiasse. Da lì in avanti non ricordo più nulla“.

Gigi Lentini con la maglia del Milan: l'ha indossata dal 1992 al 1996, in mezzo la lunga assenza dopo l'incidente

Gigi Lentini con la maglia del Milan: l’ha indossata dal 1992 al 1996, in mezzo la lunga assenza dopo l’incidente

Il risveglio avvenne poi in ospedale: “C’erano mia madre e mio padre. Riconoscevo le persone, ma non riuscivo a formulare i pensieri. E mi dimenticavo tutto subito. Sono stato in pericolo di vita per 24/48 ore, non mi hanno operato. Dopo l’incidente, Arrigo Sacchi, CT della Nazionale che credeva tanto in me, mi chiamava regolarmente per sapere come stessi. Ma obiettivamente, anche se io non me ne rendevo conto, non ero in grado ancora di affrontare quel tipo di partite. Ho picchiato la testa, mi si sono rallentati i riflessi, ho dovuto ricominciare da zero. Ma quando subisci incidenti così, è difficile rendersi conto di quello che ti succede: dimentichi quello che hai visto pochi secondi prima, ma pensi sia normale. Peccato perché è successo nel momento migliore della carriera: ero all’apice dal punto di vista fisico, psicologico e di esperienze. Avevo 24 anni, dunque ero giovane ma non acerbo“.

Come sta oggi Lentini: “Mi sono ripreso del tutto, ma capita che abbia difficoltà a ricordare alcune cose”

Quanto alle sue condizioni attuali, Lentini adesso sta bene, ma il percorso è stato lungo: “Partendo dal presupposto che mi sono ripreso del tutto, ancora oggi capita che abbia difficoltà a ricordare alcune cose. Non ho una memoria di ferro. Però non so se sono problemi legati all’incidente. Ho anche dovuto quasi imparare di nuovo a parlare: come scandire le parole, oppure ricordare il nome di un oggetto che vedevo. Quanto ci ho messo a riprendermi? Ho fatto miglioramenti graduali per un anno. Poi ci sono voluti altri sei mesi per tornare a buoni livelli dal punto di vista tecnico. Se ho dei sogni? Sono concreto e molto contento della mia vita. Sono felice e sto bene di salute: è la cosa più importante. Il calcio mi ha dato la possibilità di guadagnare soldi e mi è anche piaciuto condividerli con i famigliari. Mia mamma è la mia principessa“.

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