Effettua la tua ricerca
More results...
Mutuo 100% per acquisto in asta
assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca aveva fatto presagire tempi burrascosi nelle relazioni transatlantiche. Previsioni che si sono concretizzate due giorni fa, quando il presidente americano ha annunciato dazi del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio, da qualunque paese provengano, a partire dal 12 marzo. Non è stata una sorpresa: già nel primo mandato Trump aveva imposto dazi su entrambi i metalli a cui i 27 avevano risposto con tariffe contro i principali prodotti Usa importati nel continente. Un’intesa, raggiunta con l’amministrazione Biden, aveva introdotto una tregua fino a marzo 2025. Le misure imposte l’altro ieri da Trump, perciò, potrebbero essere solo l’inizio di un nuovo capitolo del conflitto. Ursula von der Leyen ha fatto sapere che “le tariffe ingiustificate contro l’Ue non rimarranno senza risposta: scateneranno contromisure ferme e proporzionate” aggiungendo che l’Europa “agirà per salvaguardare i propri interessi economici”. Ma l’azzardo è dietro l’angolo e ogni mossa va calibrata per evitare – finché possibile – una guerra commerciale con gli Usa. Ieri – a margine del Summit sull’Intelligenza artificiale di Parigi e mentre ancora aspetta un invito alla Casa Bianca – la presidente della Commissione ha incontrato il vicepresidente JD Vance. Entrambi hanno ribadito la “forza della relazione UE-Usa e il suo ruolo fondamentale nell’attuale panorama geopolitico” ma solo von de Leyen ha sottolineato “l’impegno dell’UE per una pace giusta e duratura per l’Ucraina” e l’impegno “per una relazione commerciale equa”.
Una partita su più tavoli?
Pur avendo accusato il colpo su acciaio e alluminio, gli europei sperano di raggiungere un accordo che salvaguardi la relazione transatlantica. A tale proposito, nella nota diffusa dopo l’incontro con il vicepresidente americano, non sfugge che von der Leyen sottolinei “l’intenzione di dare priorità a settori economici di comune interesse, tra cui l’energia”. È il segnale che da parte europea c’è disponibilità ad aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) dagli Usa in modo da ridimensionare il proprio surplus commerciale. E l’offerta – sostiene il Financial Times – potrebbe allargarsi al settore auto. Ma se, al contrario, il presidente americano dovesse estendere i dazi, ad esempio, su auto e farmaci la Commissione ha già pronte contromisure. Bruxelles potrebbe reagire ‘scongelando’ i contro-dazi adottati nel 2018 su Bourbon, jeans e Harley-Davidson. Il dossier è delicato: la politica commerciale è competenza esclusiva dell’UE, ma deve incassare il via libera all’unanimità e non tutti i 27 sono esposti alle intemperie di Washington allo stesso modo. Ma il cancelliere tedesco Olaf Scholz assicura: “Se gli Usa non ci lasciano altra scelta, la UE reagirà unita”.
Economia digitale: nuovo fronte dello scontro?
A differenza del 2018, inoltre, l’UE avrebbe uno strumento aggiuntivo a disposizione per colpire gli interessi Usa: si tratta dell’ACI, o strumento anti-coercizione, un meccanismo entrato in vigore nel 2023 e concepito per contrastare ricatti economici e pressioni indebite da parte di paesi terzi. L’ACI consente a Bruxelles, qualora fosse bersaglio di azioni commerciali coercitive, di rispondere con un’ampia gamma di misure di ritorsione, come la revoca della protezione dei diritti di proprietà intellettuale o il loro sfruttamento commerciale, come ad esempio download di software e servizi di streaming. Lo strumento consente inoltre di bloccare gli investimenti diretti esteri o di limitare l’accesso al mercato per i gruppi bancari, assicurativi e altri servizi finanziari. Se, infatti, l’Europa gode di un surplus commerciale significativo nei beni con gli USA, registra invece un deficit annuale di quasi 150 miliardi di euro nei servizi. E a determinare questo squilibrio è in buona parte il predominio delle aziende tecnologiche americane che generano entrate dai clienti europei e rimpatriano i guadagni come royalties attraverso giurisdizioni a bassa tassazione come l’Irlanda. Secondo un rapporto pubblicato lunedì da Goldman Sachs colpire questo settore, attivando lo strumento anti-coercizione, potrebbe essere per Bruxelles un modo per reagire significativamente senza ricorrere a una guerra tariffaria sui beni fisici.
Divario crescente tra UE e Usa?
Nonostante strette di mano e sorrisi a favore di telecamere non sorprende dunque che dal palco del summit sull’intelligenza artificiale voluto da Macron, JD Vance non abbia risparmiato critiche feroci all’Unione europea per la sua “eccessiva regolamentazione” dell’intelligenza artificiale e per una asserita “censura autoritaria” nel controllo dei contenuti online. Nel suo primo intervento europeo, il numero due della Casa Bianca ha ricalcato lo stile di ‘diplomazia assertiva’ di Trump, inquadrando l’intelligenza artificiale al pari di “una nuova rivoluzione industriale” che però “non si realizzerà mai se l’eccessiva regolamentazione dissuaderà gli innovatori dall’assumersi i rischi necessari per far progredire il progetto”. Stati Uniti e Regno Unito non hanno sottoscritto il documento finale approvato al Grand Palais, per un’IA “sostenibile e inclusiva” che porta in calce invece la firma di Europa, India e Cina. Provocazioni che, per ora, Bruxelles non vuole cogliere, mentre aspetta la prossima mossa di Trump. Se questi imporrà nuovi dazi, l’Ue dovrà decidere tra la rappresaglia diretta sui beni o un approccio più strategico, che potrebbe riguardare anche il settore tecnologico e il Big Tech, la cui regolamentazione è al centro della faglia che separa sempre di più le due sponde dell’Atlantico.
Il commento
Di Matteo Villa, ISPI Senior Research Fellow
“Prima i dazi anche agli alleati, poi le critiche sulle regole “troppo onerose”. Finalmente, dopo quasi un mese dall’insediamento, l’amministrazione Trump si è accorta che l’UE esiste. Anche se, com’era da attendersi, l’attenzione della Casa Bianca è aggressiva e non risparmia i colpi. Per rispondere adesso l’Europa ha due strade: alzare o abbassare la tensione. La facilità con cui Trump sembra aver ceduto con Canada e Messico tenta gli “appeaser”, che vorrebbero sedurre Trump con l’acquisto di più gas. Ma l’imprevedibilità del Presidente americano suggerisce cautela, ed è dunque naturale che la Commissione europea affili le sue armi: da quelle commerciali (contro-dazi sui beni) a quelle digitali (dazi sui servizi, per penalizzare le imprese tech americane)”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link