Uomini à la carte: guida semiseria per capire (ed evitare) i partner a tavola

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Per capirne di più, abbiamo fatto qualche domanda ad Anna Mazzotti, che con Francesca Negri ha scritto questa guida tanto ironica quanto rivelatrice.

1. Com’è nata l’idea di catalogare le personalità maschili attraverso il cibo e il vino?
«Da anni di osservazione, per divertimento. Ho sempre fatto caso a come si comportano le persone, soprattutto a tavola, per comprendere meglio come sono. E lo stesso ha sempre fatto anche Francesca, in questo ci assomigliamo molto. Ne abbiamo parlato anni fa, e abbiamo pensato che sarebbe stato divertente scriverci un libro. Finalmente ci siamo riuscite. Credo che istintivamente sia un confronto che facciamo tutti: come abbiamo scritto, se vedete un uomo che mangia con gusto una bistecca al barbecue e un altro che soffia prudentemente su un cappuccino decaffeinato con latte di soia, avreste dubbi su chi poi potrebbe trascorrere una notte di passione e chi invece riuscirebbe a stento a sgualcire il cuscino? Si comprendono molto di più le persone facendo caso ai gesti e alle abitudini piuttosto che attraverso le parole, perché sono più sinceri. Oltre all’osservare, abbiamo anche parlato con amiche, amici, conoscenti, ci siamo fatte raccontare esperienze, abbiamo fatto mini inchieste per approfondire i vari profili».

2. Oggi si parla molto di cucina sostenibile e consapevole. Secondo te, le nuove abitudini alimentari influenzano anche i rapporti sentimentali e il modo in cui viviamo il cibo in coppia?
«Parzialmente sì, se in una coppia una persona è molto attenta alla sostenibilità, alla provenienza del cibo, a mantenere una dieta sana, mentre il partner al contrario mangia qualunque cosa senza porsi una domanda, difficilmente riusciranno ad avere un rapporto equilibrato, senza discussioni, perché hanno due sensibilità incompatibili. Invece l’attenzione al cibo, alle scelte sostenibili, per chi le vive allo stesso modo possono essere un aiuto per stare meglio insieme, per condividere esperienze, come la scoperta di ristoranti – e sono sempre più numerosi – molto attenti allo sostenibilità, che privilegiano l’utilizzo di vegetali, spesso del loro orto biologico, realizzando piatti buonissimi. Avere gusti simili a tavola comunque è importante: non riesco  a capire, per esempio, come potrebbero andare d’accordo, alla lunga un tipo Paleo con una personalità Veggy, un Wine Lover con un astemio».

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3. Hai raccontato per anni le storie di piatti, chef e tendenze gastronomiche. C’è un’esperienza che ti ha particolarmente colpita e che ha ispirato un profilo enogastronomico per il libro?
«Più che alle esperienze in sé, per scrivere il libro siamo state ispirate dal modo in cui le persone le vivono, ed essendo entrambe giornaliste enogastronomiche abbiamo avuto molte occasioni per “fare bottino”, a pranzi e cene di lavoro, a degustazioni, durante le trasferte. In un NB abbiamo infatti ringraziato fidanzati, mariti, amici e colleghi per averli osservato a lungo e per l’involontario contributo. In questi casi però oltre a osservare i comportamenti dei commensali, ci si sofferma a cercare di capire l’indole di uno chef attraverso i suoi piatti prima di conoscerlo: la presentazione, la scelta degli ingredienti principali o del tocco imprevisto, le tecniche, a volte davvero molto complesse, anche troppo, la creatività. Alcuni piatti riflettono davvero la personalità dello chef, altri, invece, possono risultare gradevoli, perfettamente eseguiti, ma senz’anima. Ci sono esperienze che restano impresse, certamente, ma contano di più quelle vissute come possibile, futura coppia. Francesca nei suoi libri precedenti a questo, come Vino pret-à-porter (Rizzoli) e Tutta colpa di un Ruinart Rosé (Leonardo J. Edizioni), ha sempre messo in evidenza quanto cibo e vino connotino persone e rapporti, l’importanza di dove si viene invitate al primo appuntamento e quanto sia fondamentale come si comporta l’aspirante fidanzato a tavola. Secondo lei, vino e cibo sono un modo di esprimersi e la loro scelta per noi donne è determinata dallo stato d’animo o da ciò che si vuole trasmettere: mi piaci? Ostriche e Champagne; voglia di relax? Pasta e Sagrantino… Mettendo insieme i nostri due modi di vivere il food&wine e i nostri spiriti di osservazione, nel libro potrete trovare tanti aneddoti divertenti. Confesso che a me è capitato di incontrare anche alcuni soggetti descritti nell’ultimo capitolo del libro, Incipriata e fuga, dove consigliamo in quali casi sarebbe meglio defilarsi con la scusa di andare in bagno a incipriarsi il naso: Furio Scatenato, il criticone logorroico, per esempio, o  Il piega pantaloni, prudente, metodico, troppo trattenuto, quello che chiede genericamente un vino leggero senza neppure sapere cosa vuole realmente, chissà, forse preferirebbe una bibita. E anche un paio di casi di Predator, il divoratore compulsivo, che spazzola tutto quello che appare sul tavolo seminando briciole e macchie. Nel mio caso, però, non erano neppure simpatici».



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