Trump può essere bene per imprenditori italiani

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Milano, 12 feb. (askanews) – C’è davvero da aver paura della Golden Age di Donald Trump oppure può diventare un’opportunità per le imprese italiane? Ne parliamo con Simone Crolla, consigliere delegato dall’aprile 2009 della American Chamber of Commerce in Italy (AmCham), ovvero la “Confindustria Americana in Italia”.

“Il Trump pensiero è un pensiero noto sin dalle famose interviste del 1990, fino naturalmente al primo mandato, alla campagna elettorale recente e a tutto quello che conseguentemente sta facendo e sta applicando. Che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo leggere attentamente tra le righe, dobbiamo andare a vedere le sue dichiarazioni, dobbiamo andare a vedere che cosa ha fatto nel 2017 e da lì intuire quella che può essere una traiettoria anche di relazioni che prenderà una certa piega piuttosto che un’altra, in base a quella che sarà anche la nostra reazione, sia politica che commerciale, a quelle che sono gli intendimenti e anche gli ordini esecutivi che sta applicando. Quindi non c’è una ricetta nel sapere che cosa fare, però tutto è abbastanza prevedibile perché più o meno è già stato detto, si tratta di capire e immaginare una risposta che possa consentire ai due blocchi, in questo caso Europa e Stati Uniti, di avere una relazione che sia quantomeno fair e alla pari”.

Qualcuno dice che c’è una grande distanza tra quello che lui dice e quello che fa, è così?

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“In realtà non è vero, perché lui quello che dice è quello che ha detto, ovviamente, quello che ha pensato, ma quello che ha già fatto anche in passato. Quindi noi sappiamo perfettamente quelli che sono i suoi pensieri, sono sempre quelli e riguardano un ribilanciamento della bilancia commerciale americana che vive un eccessivo deficit rispetto al resto del mondo, Europa in particolare, un contenimento dell’immigrazione illegale, quindi dei crimini connessi con questa immigrazione e un ripotenziamento, il famoso Make America Great Again, dell’economia americana a 360 gradi. Sapendo questo e andando a leggere, a guardare, a ascoltare quello che ha sempre detto e poi anche fatto, capiremo e possiamo facilmente intuire quello che vorrà fare anche in questa amministrazione.

Gli imprenditori italiani devono avere paura della Golden Age o che cosa possono fare nella Golden Age?

“La Golden Age americana è sempre esistita ed è sempre esistita anche nel tempo in cui Trump aveva il suo massimo splendore, appunto negli anni 80 e dagli anni 80 in avanti gli investimenti, in questo caso italiani, in America, sono cresciuti tantissimo, ultimamente negli ultimi 15 anni, anche durante la prima presidenza Trump, sono cresciuti del 400%, quindi un’America forte anche con dei dazi che vanno comunque sia capiti e magari limitati, significa anche un’Europa e un’Italia forte, quindi la Golden Age americana può creare delle tensioni geopolitiche inevitabilmente, ma da un punto di vista economico potrebbe assolutamente beneficiare anche i tanti imprenditori italiani che là vendono i loro merci o che là hanno localizzato parte della loro produzione”.

Lei pensa che come Italia abbiamo una carta in più da giocare?

“Abbiamo una carta in più, se vuoi anche politica, perché la nostra Premier è riuscita a ritagliarsi uno spazio di dialogo molto importante e prezioso in questo momento, abbiamo un’altra carta in più perché i prodotti del Made in Italy sono difficilmente replicabili, se non falsi negli Stati Uniti e quindi di quelli ci sarà sempre bisogno e poi perché comunque sia l’Italia è un paese importante, un alleato economico, politico, militare molto importante, molto collegato agli Stati Uniti, sono oltre 20 milioni di italoamericani che – più o meno – vivono in quel Paese e che – più o meno – hanno votato questo Presidente. L’Italia in America è ben presente, ben rappresentata e difficilmente verrà limitata a questa relazione molto virtuosa”.

Insomma è un partner commerciale a cui noi non possiamo rinunciare e non è il caso di rinunciare, da quello che capisco?

“Non possiamo rinunciare, le più importanti esportazioni italiane proprio in volume vanno verso gli Stati Uniti, i più importanti insediamenti produttivi italiani fuori dall’Europa vanno verso gli Stati Uniti e questo dovrà continuare a essere così, anche perché è un’economia che cresce, che ha una disoccupazione meno che fisiologica e che ha prospettive, anche grazie a questi programmi di Trump, di crescere ulteriormente. Quindi là ci dobbiamo essere, dobbiamo cercare di evitare il più possibile tariffe e dati che siano punitivi e questo lo possiamo fare con intelligenza, con lo studio di quello che Trump ha sempre detto e poi fatto e anche con una diplomazia che non è soltanto politica, ma è anche fatta dai nostri imprenditori, dai nostri connazionali, da chiunque varca l’Atlantico e rappresenta al meglio il proprio Paese”.

Intervista di Cristina Giuliano

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Montaggio askanews

Immagini askanews, AmCham





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