Sul ddl sicurezza un “caso italia”, ma in tutta europa c’è puzza di autoritarismo

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A Bruxelles l’assemblea sul contestato progetto di legge, promossa dalla rete “A pieno regime”. L’attacco ai diritti civili e politici oltrepassa i confini nazionali. Leonardo Fiorentini su l’Unità dell’11 febbraio 2025.

Tempo di lettura: 3 minuti

Articolo di Leonardo Fiorentini su l’Unità dell’11 febbraio 2025.

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La rete “A pieno regime – No DDL sicurezza” è riuscita a portare sino a Bruxelles il dibattito sul contestato progetto di legge in discussione al Senato. Nelle stesse ore in cui Maurizio Gasparri ha invocato la necessità di “prendere una decisione politica” evocando la possibilità di adozione di uno stralcio per decreto-legge, una delegazione delle associazioni, realtà sociali, civiche e politiche che hanno organizzato la manifestazione dei 100.000 del 14 dicembre a Roma, ha partecipato ad una affollata assemblea che ha discusso le criticità del DDL Sicurezza. Ospitata da Ilaria Salis negli spazi del gruppo della Sinistra al Parlamento Europeo, l’assemblea ha permesso di condividere con europarlamentari di tutta Europa i pericoli di “un provvedimento autoritario che mina diritti fondamentali e garanzie costituzionali”.

Durante l’assemblea, Salis ha denunciato le somiglianze con le misure adottate dal governo Orbán in Ungheria, dove il reato di vagabondaggio è stato reintrodotto e le donne incinte scontano pene senza tutela sanitaria. Anche in Francia, come ha evidenziato Damien Carême (La France Insoumise), la repressione dei movimenti ambientalisti e delle reti solidali con i migranti è all’ordine del giorno. Isabel Serra Sánchez (Podemos) ha sottolineato come il governo italiano non stia facendo altro che seguire schemi repressivi già sperimentati dalla destra europea, come la legge spagnola del 2013 che ha limitato la libertà di manifestazione. Infine, Marc Botenga (PVDA-PTB) ha testimoniato come anche in Belgio la criminalizzazione dei picchetti sindacali e le pesanti condanne inflitte ai sindacalisti, dimostrano la volontà di annientare la conflittualità sociale. Gli interventi che poi si sono alternati degli eurodeputati italiani del PD Cecilia Strada e Alessandro Zan, Giuseppe Antoci e Gaetano Pedullà del Movimento 5 Stelle hanno evidenziato come contro il DdL Sicurezza si possa e si debba costruire un’ampia opposizione nel parlamento, ma soprattutto nel paese.

Ma l’intervento più applaudito è stato quello delle studenti e degli studenti che hanno denunciato prima la riforma Valditara, che con la reintroduzione del voto di condotta “tratta come disordine, e quindi criminalizza, ogni forma di espressione politica e manifestazione nelle scuole” e poi la “trasformazione dei luoghi del sapere e della formazione in luoghi di schedatura di massa” con l’art. 31 del DdL Sicurezza che prevede la comunicazione ai servizi segreti dei dati personali da parte di Scuole e Università, per segnalare individui pericolosi o addirittura insegnanti accusati di diffondere “tesi sovversive”.

Sono state esaminate un po’ tutte le misure presenti nel provvedimento, compresa l’esenzione di responsabilità per reati eversivi commessi dagli apparati di intelligence. Particolare attenzione è stata dedicata alla negazione della sospensione della pena per donne in gravidanza e l’introduzione del reato di “rivolta penitenziaria”, che equipara la resistenza passiva a quella attiva, in un sistema carcerario già in crisi per sovraffollamento e suicidi.

L’assemblea ha inoltre condannato la violenza sistematica contro i migranti e l’eliminazione del diritto alla comunicazione per chi non ha documenti di soggiorno, chiedendo un intervento europeo per il monitoraggio dei centri di detenzione e rimpatrio. Consiglio d’Europa, OSCE e ONU hanno già espresso preoccupazione per la natura repressiva del DDL Sicurezza. È ormai evidente che ci sono le premesse per aprire un “Caso Italia” a livello internazionale. È quello che hanno chiesto al Parlamento Europeo Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni durante la conferenza stampa introdotta da Benedetta Scuderi, eurodeputata verde, che ha aperto il pomeriggio ed alla quale hanno partecipato rappresentanti della delegazione della rete.

Rispetto al passato però, come hanno testimoniato le parole degli interlocutori internazionali, andare a Bruxelles non equivale più a prendere “una boccata d’ossigeno”. L’autoritarismo è una deriva che oltrepassa i confini delle nazioni: non si tratta più di pochi casi isolati, ma di un processo decennale che sta normalizzando l’attacco ai diritti civili e politici in tutta Europa. Il disegno di legge italiano rappresenta un ulteriore tassello, ancora più pericoloso perché si inserisce in un processo repressivo su scala europea, mirato a consolidare il controllo sociale e favorire interessi economici elitari.

Per questo nel documento finale si ribadisce che “la solidarietà tra i movimenti europei è imprescindibile” e si sottolinea l’importanza di una “mobilitazione europea e di una resistenza antifascista sovranazionale”. La lotta contro il DDL Sicurezza non riguarda quindi solo l’Italia, ma è una battaglia per la democrazia in tutta Europa. Si pensa già ad un momento di mobilitazione internazionale, mentre già il 22 febbraio sono previste nuove mobilitazioni in tutto il territorio italiano in attesa della calendarizzazione in aula del Disegno di Legge.





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