«Oltre 100 milioni per il porto dorico. Sarete nostro riferimento nel Mediterraneo»

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Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture, oggi ad Ancona per parlare delle traiettorie di sviluppo dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico centrale (e che con il governatore Francesco Acquaroli farà anche il punto sullo stop al cantiere sulla SS16, tassello dell’uscita Nord dallo scalo): il punto di svolta del porto di Ancona è rappresentato dalla penisola.

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Quando potremo vederla realizzata?

«L’obiettivo è fare del porto di Ancona un punto di riferimento nel Mediterraneo, migliorando non solo la sua capacità operativa, ma anche il legame con la comunità locale e il territorio circostante».

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Come?

«Il completamento della banchina 27, su cui il Mit ha investito quasi 40 milioni di euro, oggi è in fase di realizzazione. L’approccio modulare consente di affrontare le complessità in modo graduale, garantendo la messa in funzione progressiva delle nuove strutture e ottimizzando i tempi di costruzione».

La penisola come si inserisce in questo percorso?

«In parallelo, si va verso il completamento del Piano regolatore portuale, in cui rientra il progetto del prolungamento della diga foranea per 430 metri, essenziale per completare la banchina Marche, con riempimento della vasca di colmata e realizzazione della banchina di riva».

Il progetto sul Molo Clementino per realizzare un home port per le crociere ha suscitato non poche polemiche in città: si farà? E con quali tempistiche?

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«Ogni passo dovrà essere tarato sull’interesse di Ancona e dei suoi cittadini. Le polemiche fanno parte di un dibattito sano e necessario, che ci spinge a riflettere. Il progetto è in fase di valutazione in Commissione Via-Vas al Ministero Ambiente, e non ci sarà decisione definitiva senza aver prima esaminato le implicazioni ambientali, urbanistiche e sociali».

Alcuni passi sono già stati fatti, però.

«L’interesse di una delle principali compagnie di crociere al mondo, come Msc, è un segnale sul potenziale dello scalo con ricadute positive su economia e posti di lavoro. La priorità è fare le cose nel giusto modo e con la giusta attenzione».

Veniamo all’uscita Nord dal porto: al netto dello stop del cantiere sulla SS16 su cui si confronterà con il governatore, i tempi lunghi delle procedure di verifica ministeriali hanno rallentato il cronoprogramma. Quando partiranno i lavori per l’ultimo miglio?

«L’obiettivo è partire con i lavori quanto prima. Il Mit pone grande attenzione su quest’opera, fondamentale per integrare il porto con la rete viaria e garantire un flusso commerciale più fluido. Il progetto è nella fase finale delle attività preliminari. La tempistica dipenderà dalle ultime fasi di valutazione, evitando ulteriori ritardi».

E il lungomare Nord, ancora in attesa della valutazione di impatto ambientale?

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«La situazione è simile: la procedura di Via è in fase di istruttoria tecnica. Sono procedure complesse, ma l’impegno è massimo per accelerare i tempi».

Il porto di Ravenna nel 2024 ha visto concretizzarsi investimenti pubblici e privati per 5 miliardi di euro: il porto di Ancona che rischi corre da questa concorrenza ravvicinata?

«La riforma che stiamo portando avanti ha un obiettivo chiaro: rendere i nostri porti competitivi, favorendo investimenti in maniera snella e funzionale. Oggi ci troviamo di fronte a un sistema di eccessiva burocrazia, che rende complicato realizzare gli investimenti in maniera coordinata per innovare e potenziare le infrastrutture portuali».

Cosa cambierà per noi?

«Con la riforma vogliamo superare queste barriere, anche per essere presenti in maniera concreta in alcuni scenari esteri. Ancona ha sempre dimostrato una grande capacità di adattamento. La sua posizione è strategica per il traffico verso il Mediterraneo sud orientale».

Il sistema portuale italiano è stato messo in crisi dal blocco del canale di Suez, con tutte le conseguenze che ha comportato. E l’Adriatico ha pagato più del Tirreno in questo senso. Siamo usciti dal cono d’ombra? Quali sono le strategie per evitare che questi contraccolpi si ripetano?

«Dobbiamo essere in grado di agire con rapidità, ma anche con visione strategica. La riforma prevede di istituire una struttura capace di coordinare al meglio gli investimenti, valorizzando le specificità delle autorità portuali. È fondamentale che le scelte siano fatte tenendo conto delle rispettive esigenze, ma con una visione unitaria a livello nazionale. L’Italia non può più permettersi ritardi o indecisioni».

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Il porto è una delle tre infrastrutture che, con interporto e aeroporto, compone la piattaforma logistica delle Marche: progetto ancora alla fase embrionale. Cosa serve per svilupparlo e connettere davvero le Marche con il mondo?

«Il Piano infrastrutture Marche 2032, già adottato dalla giunta regionale, va in questa direzione. Il Mit ha puntato su interventi importanti per potenziare il sistema portuale marchigiano. Ad Ancona abbiamo destinato 16 milioni per il dragaggio della darsena, 7 per l’elettrificazione delle banchine, 80 per il potenziamento della cantieristica di cui 40 pubblici, 15 per il terminal passeggeri. Anche a Pesaro e San Benedetto del Tronto, gli interventi programmati puntano allo sviluppo delle opere per il traffico merci, peschereccio e turistico».





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