Meloni e Cisl, abbraccio sulla partecipazione, accuse alla Cgil: ‘’conflittualità’ tossica”, per la premier, ‘’zavorra ideologica’’ per Sbarra

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Due notizie. La Cisl e il governo Meloni sono uniti ‘’dall’ottimismo della volontà”, frase di impronta craxiana oggi rispolverata dalla premier per definire il rapporto, eccellente e collaborativo, tra il suo governo e la confederazione guidata da Luigi Sbarra. Fuori dal perimetro degli ottimisti di buona volontà resta, invece, la Cgil, di cui Meloni addita ‘’la tossica visione conflittuale’’ del mondo, e ovviamente dei rapporti con palazzo Chigi: “Bisogna superare la tossica visione conflittuale che anche nel mondo del sindacato qualcuno si ostina a sostenere”, ha scandito la premier tra gli applausi.

E qui arriva la seconda notizia: nel corso dell’assemblea dei delegati, tremila da tutta Italia, convocati a Roma in nome della legge sulla partecipazione, non solo la premier ma anche Luigi Sbarra ha usato toni durissimi contro la consorella di Corso Italia. In pratica, una pietra tombale su un’unità ormai da tempo solo di nome, e che se persiste a livello di categorie (tutte le piattaforme per i rinnovi contrattuali sono unitarie), non esiste più da tempo nelle confederazioni, con la Cgil e la Uil da una parte e la Cisl dall’altra. Oggi Sbarra ha tolto ogni velo: “i nodi sono venuti al pettine’’, ha scandito, occorre rendersi conto che esistono “due opposte concezioni di sindacato”: da un lato ‘’una cultura sindacale segnata da un mix di antagonismo incendiario, demagogia, populismo, benaltrismo’’, dall’altro ‘’un’azione sindacale riformista, pragmatica e concreta’’.

E dunque, “siamo di fronte ad un bivio”, ha detto il leader Cisl, “ora bisogna evitare la tentazione di proseguire sulla vecchia via e scegliere invece l’altra, quella permetterà di costruire l’Italia del futuro. Istituzioni e fronte sociale riformista stringano, attorno a obiettivi condivisi e in nome dell’interesse generale, un accordo della responsabilità. Della zavorra ideologica di chi non riesce a liberarsi di visioni e dinamiche novecentesche e sterilmente antagoniste – ha aggiunto – non abbiamo proprio bisogno. Abbiamo bisogno invece di procedere spediti, guardando avanti e determinati a voltare pagina”.

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Insomma, Cgil addio, la Cisl va per la sua strada, e ci fa in accordo col governo di Giorgia Meloni. La quale, nel suo intervento, non ha mancato di congratularsi con la Cisl: non solo per la legge sulla partecipazione, di cui si è fatta garante di un percorso parlamentare rapido e positivo, ma anche per tutto il resto: “Luigi Sbarra – ha detto- è stato per il governo un interlocutore franco, determinato e onesto, che ha aiutato molto i lavoratori, perché il governo lo ha sempre ascoltato con grande rispetto e non poteva che accogliere le istanze di buon senso che portava avanti. Questo è il ruolo di un sindacalista: guadagnarsi il rispetto necessario a fare in modo che l’interlocutore possa essere attento a quelle istanze. Anche quando non eravamo d’accordo sapevamo che avevamo di fronte qualcuno a cui interessava il bene dei lavoratori o di una parte politica”.

E ancora: “devo dire grazie sinceramente alla Cisl per saper ancora interpretare il confronto nell’accezione più nobile del termine confronto. So che, nel rispetto dei ruoli, noi lavoreremo ancora molto bene negli anni a venire ed è per questo che voglio dirvi grazie per raccompagnare il lavoro difficile di questo Governo con le vostre legittime rivendicazioni, con la vostra autorevolezza, con la vostra serietà e guardando sempre, solo e soprattutto ai diritti e ai bisogni dei lavoratori italiani”.

La Cisl ovviamente ricambia. Sbarra conferma il grazie alla premier – (anche con un mazzo di fiori, consegnati a Meloni al termine del suo intervento), per l’impegno messo sulla partecipazione, cosi come conferma l’intenzione della Cisl di proseguire nel percorso di collaborazione, e non di conflitto, col governo e non solo, pronto a unpatto di responsabilità tra istituzioni e riformisti”.

Ma soprattutto, il suo intervento conclusivo è concentrato sull’attacco alla Cgil di Maurizio Landini. Sbarra chiama in causa perfino Giuseppe di Vittorio che oggi “assisterebbe esterrefatto allo spettacolo dei suoi pronipoti, che hanno cercato di picconare la legge sulla partecipazione”, tema su cui proprio Di Vittorio lavorò ai tempi della Costituente. Una legge che e’ utile al paese, ai lavoratori, alle imprese, e che la Cgil ha attaccato con motivazioni pretestuose, sbagliate, grottesche: “non si sono ancora dissolte le paure; sono ancora in funzione i freni ideologici, che per decenni hanno generato tanta avversione. L’idea radicata in certe aree antagoniste che la fabbrica sia un terreno di scontro tra capitale e lavoro. Avversione che ha forgiato le sbarre di una gabbia che per decenni ha fatto perdere al Paese tempo e grandi opportunità. Le conseguenze sono pesanti sulle condizioni, sullo stato di salute del nostro tessuto produttivo. Un muro che ha frenato competitività, investimenti, retribuzioni, sostenibilità e responsabilità sociale”.

E ancora: “assurdo, e francamente fuori luogo, e anche che a scagliarsi contro l’applicazione di un principio costituzionale sia chi un giorno sì e l’altro pure lancia allarmi per le minacce che incombono sulla democrazia. Assurdo – ha aggiunto – è chi pretendere di dare lezioni sul valore della contrattazione, ma chiede alla politica, ai partiti, di intervenire e legiferare su salari e orari, su organizzazione del lavoro e rappresentanza”.

Insomma, parole come pietre, si direbbe, e nessuna chance di ricucire. Ma mai dire mai, certo. La nuova leader della Cisl, Daniela Fumarola, potrebbe forse ammorbidire i toni, chissà, lo si capira’ presto, dalla sua prima relazione dopo l’elezione, mercoledi mattina. E sempre mercoledì, nel pomeriggio, da Bologna arriverà -si suppone- la replica di Maurizio Landini, che al PalaDozza aprirà la campagna referendaria: altro tema di feroce scontro con la Cisl.

Nunzia penelope



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