Lotta alla corruzione: l’Italia arretra

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La lotta alla corruzione nel settore pubblico non è più prioritaria all’interno del nostro paese e ha subito una battuta d’arresto.
Dopo 12 anni di progressi nell’indice di percezione della corruzione nel settore pubblico, l’Italia arretra ed è 52esimo nella graduatoria globale e 19esimo tra i 27 Stati membri dell’Ue.
Questa preoccupante situazione emerge dal report, da poco pubblicato, di Transparency International che si occupa di monitorare annualmente l’indice di Percezione della Corruzione in 180 paesi nel mondo. Nato nel 1995 è diventato negli anni il principale indicatore globale della corruzione nel settore pubblico. E lo fa utilizzando dati provenienti da 13 fonti esterne, costituite da opinioni di esperti e non da un pubblico generico. Queste informazioni poi, vengono elaborate e tradotte in un punteggio che va da 0 per i paesi ritenuti molto corrotti a 100 per i paesi meno corrotti.
Secondo Trasparency per la prima volta dal 2102 si registra in Italia una crescente percezione del fenomeno, invertendo così il trend di risalita che invece aveva avuto nel decennio precedente, quindi il 2024 segna il primo anno in cui si registra un evidente calo.
L’Italia ha infatti perso 2 punti nel Cpi ( indice di percezione della corruzione) rispetto al 2024, il suo indice è sceso da 56 a 54, per cui non si può più dire che siamo tra gli stati più virtuosi nella lotta di contrasto alla corruzione.
Questo perché così come espressamente scritto da Trasparency “riforme recenti e questioni irrisolte stanno indebolendo i progressi nel contrasto alla corruzione”.
Anche se il nostro paese “ in questi ultimi 13 anni ha innescato positivi cambiamenti in chiave anticorruzione” con la legge anticorruzione del 2012 , la normativa whistleblowing ( che prevede tutela per chi denuncia anche in forma anonima attività illecite) e la decisiva azione dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) “che hanno rafforzato la disciplina degli appalti e creato un database pubblico …per nuovi sistemi di trasparenza”.
Nonostante questi importanti e fondamentali passi, Transparency evidenzia che però ancora manca una regolamentazione sul conflitto di interessi tra pubblico e privato soprattutto per rendere ancora più trasparenti gli appalti tra l’ente pubblico e il privato così come manca una disciplina che regolamenti le lobby.
E soprattutto emerge che l’Italia a livello normativo ha mostrato una scarsa apertura nei riguardi della Direttiva europea anticorruzione, poiché nel 2023 la Commissione Politiche dell’Ue della Camera dei deputati ha espresso un parere negativo.
Questo atteggiamento non ha facilitato l’eliminazione degli ostacoli e delle difficoltà, ma ha posto un ulteriore freno alle riforme in materia di trasparenza per contrastare in modo più efficace i reati finanziari come il riciclaggio di denaro.
Per tutte queste mancanze o meglio mancate opportunità della politica di operare in modo da raggiungere livelli sempre più trasparenti nell’operato della Pubblica amministrazione, l’Italia, secondo questa classifica, è finita dopo Stati come Arabia Saudita e Rwanda .
E non serve certo criticare i dati presentati trincerandosi dietro alla possibile inattendibilità delle informazioni raccolte, così come ventilato da qualche esponente politico.
Lo stesso Giuseppe Busià, Presidente Anac, alla presentazione del rapporto di Trasparency a Roma ha sottolineato che “La Corruzione in Italia non si risolve criticando l’indice di percezione che è uno strumento utile. Lavoriamo, invece, insieme per combatterla”.
L’obiettivo principale, infatti, non è dividersi a seconda delle convenienze politiche, ma procedere in accordo in modo da mettere in una posizione di centralità solo ed esclusivamente l’integrità del sistema pubblico italiano.
E in questo senso c’ è ancora molto da fare perché bisognerebbe aumentare maggiormente la trasparenza nella Pubblica amministrazione, bisognerebbe introdurre nuove normative e aumentare i controlli al suo interno, solo in questo modo si potrà cominciare a parlare di una Pubblica Amministrazione efficiente al servizio dei cittadini.
Per questo è importante porre come obiettivo prioritario delle politiche di governo una sfida continua e incessante alla corruzione a ogni livello poiché essa come un virus infetta tutti gli apparati pubblici a danno di tutta la collettività.

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