La Marmolada è morta, viva la (nuova) Marmolada: un manifesto per il requiem del ghiacciaio

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E’ stata fin qui il simbolo di un passato di lacerazioni, la montagna contesa tra Italia e Austria della Grande Guerra, un confine tuttora protagonista di divisioni molto meno laceranti tra Veneto e Trentino, ma comunque emblematiche; che ora diventi il logo della battaglia planetaria che tutti ci impegna nella tutela di un ambiente aggredito da uno sviluppo senza regole.

La Marmolada come palestra di addestramento nel contrasto al riscaldamento globale: obiettivo ambizioso, cui punta dichiaratamente un “Manifesto per un’altra Marmolada” lanciato dall’università di Padova, cui hanno aderito gli atenei della Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (include tra le altre Milano Bocconi, Roma Luiss, Bologna, Venezia, Firenze).

I tre punti del Manifesto

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Il documento si articola in tre capisaldi: politica, economia, scienza. Per quanto riguarda il primo, la proposta è di dar vita a un vero e proprio “patto per la Marmolada”, una cabina di regia che veda il coinvolgimento di tutte le amministrazioni e di tutti i soggetti a diverso titolo interessati, intorno ad un progetto di riconversione volto a fare della Marmolada un modello esemplare di sviluppo sostenibile.

A livello economico, l’attenzione è rivolta prioritariamente all’aspetto di un turismo alternativo a quello odierno di massa, puntando su modalità di fruizione leggera, ospitalità diffusa, distribuita anche nei periodi di bassa stagione, attraverso una rete di piccole strutture ricettive, percorsi di scialpinismo legati alla neve naturale, escursionismo con ciaspole, circuiti ciclopedonali, tracciati escursionistici legati al patrimonio storico e geologico-naturalistico. Infine, sul piano scientifico, l’idea è fare della Marmolada un luogo di formazione e sensibilizzazione al riscaldamento globale per studenti, insegnanti, cittadini e associazioni, promuovendo momenti di incontro orientati alla sostenibilità.

Obiettivo 2030

Obiettivo primario è di arrivare a proporre un’”altra Marmolada” entro il 2030, dando vita inoltre a un Ecomuseo che coniughi la sua storia geologica e glaciologica, l’epopea alpinistica e sciistica, la vicenda idroelettrica, la ricerca scientifica con iniziative di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. Spiega Mauro Varotto, docente di Geografia all’università di Padova e da cui è partita l’idea del manifesto: “Il ghiacciaio della Marmolada è un termometro, è una sentinella dei cambiamenti climatici in corso, ma è anche un patrimonio culturale e una risorsa idrica importante. È’ un segnale d’allarme, e quello che noi dobbiamo capire e far capire è che non è tanto la conservazione del ghiacciaio stesso l’obiettivo, ma che quel ghiacciaio deve insegnarci una lezione che va molto lontano”.

Altro che sci estivo, così è ridotto ora il ghiacciaio della Marmolada

I dati sono allarmanti: il ghiacciaio si sta sciogliendo a una velocità tale che tra quindici anni non ce ne sarà più traccia. Spiega Varotto: “Ciò accadrà se i ritmi di fusione, che sono passati da una riduzione media di due ettari l’anno nel corso del XX secolo ai 13 ettari tra 2022 e 2023, resteranno invariati, altrimenti sparirà anche prima”.

E’ un problema che riguarda tutti i ghiacciai delle Dolomiti. Il primo catasto dei ghiacciai italiani, realizzato tra il 1958 e il 1960, parla di 56 ghiacciai in area dolomitica, dei quali 22 estinti. Oggi, segnala Varotto, parliamo di 75 corpi glacializzati, quindi non propriamente ghiacciai, o addirittura glacionevati: “Si tratta di accumuli di ghiaccio relitto, che non si muove più. Attualmente noi abbiamo in realtà piccoli corpi glaciali. Il principale è quello della Marmolada, che però si sta riducendo molto rapidamente e che ora che misura circa 100 ettari, cioè un chilometro quadrato”.

Manifesto per un’altra Marmolada: quando il ghiacciaio non ci sarà più

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La Marmolada è una montagna-simbolo, un’icona delle Dolomiti e uno dei più studiati ghiacciai delle Alpi, oggi al centro di un accelerato processo di fusione che ha assunto i tratti della tragedia il 3 luglio 2022, con la morte di 11 persone travolte da una valanga di 64.000 tonnellate di ghiaccio e detriti di roccia.

La fusione del ghiacciaio ha assunto dimensioni parossistiche e una rapidità inedita negli ultimi decenni: da una riduzione media di 2 ettari l’anno nel corso del XX secolo si è passati alla riduzione record di 13 ettari tra 2022 e 2023, che ha portato il ghiacciaio principale sotto i 100 ettari di estensione. A questi ritmi, il ghiacciaio più importante delle Dolomiti potrebbe avere non più di 15 anni di vita.

La Marmolada è emblema delle montagne del Novecento: è montagna-confine aspramente contesa sin dal primo conflitto mondiale, di cui emergono tuttora ordigni e resti; è montagna-playground, anticipatrice del modello di sviluppo ski oriented che qui vide nel 1947 la costruzione di uno dei primi impianti di risalita in Italia, da cui ha preso avvio una lunga contesa confinaria tra Veneto e Trentino per lo sfruttamento del suo “oro bianco”; è montagna-sublime, sulle cui pareti rocciose sono state scritte pagine memorabili di storia dell’alpinismo.

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Oggi la Regina delle Dolomiti può divenire una montagna-laboratorio per il futuro, invitando a ripensare il modello di fruizione delle alte quote. La Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile, in occasione dell’evento Climbing for Climate 2024– Ghiacciaio della Marmolada, nel rilanciare l’allarme sulla situazione drammatica dei ghiacciai italiani, intende proporre questo Manifesto come iniziativa concreta che faccia della Marmolada il simbolo di un’azione responsabile e coerente con la gravità del periodo climatico che stiamo vivendo.

Questo Manifesto intende rilanciare i contenuti degli appelli ad una visione unitaria e gestione sostenibile già promossi a più riprese (da Mountain Wilderness nel 1998, dal Patto della Marmolada nel 2003, dallo studio del MUSE di Trento nel 2007, dal documento Marmolada: per uno sviluppo sostenibile nel 2020), invitando amministrazioni, istituzioni, associazioni, imprese e cittadini a condividere una visione e un progetto comune, in chiave politica, economica e culturale.

1) Dimensione politica- Per gestire la fase terminale del ghiacciaio è necessario un nuovo “patto per la Marmolada”, una cabina di regia che superi i vecchi motivi di contenzioso orientati al massimo sfruttamento economico e consenta il coinvolgimento di tutte le amministrazioni e di tutti i soggetti a diverso titolo interessati alla Marmolada intorno ad un grande progetto di riconversione, attraverso graduali ma tempestivi processi di transizione e soluzioni attuabili, con l’obiettivo di fare della Marmolada un modello esemplare di sviluppo sostenibile.

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2) Dimensione economico-turistica– La Marmolada è chiamata a costruire una nuova immagine di sé promuovendo una frequentazione improntata alla sostenibilità economica, sociale, ambientale: istituzioni, operatori, imprese e associazioni dovranno impegnarsi in un progetto di fruizione alternativo al turismo di massa, che è invece basato su attività ad alto impatto concentrate nello spazio e nel tempo. È necessario abbandonare interventi strutturali orientati a una frequentazione di massa (aumento portata oraria degli impianti, sfruttamento sciistico con innevamento programmato, copertura di teli geotessili ad alto impatto ambientale ed energetico). Dovranno invece essere incentivate modalità di fruizione leggera, ospitalità diffusa, distribuita anche nei periodi di bassa stagione, attraverso una rete di piccole strutture ricettive, percorsi di scialpinismo legati alla neve naturale, escursionismo con ciaspole, circuiti ciclopedonali, tracciati escursionistici legati al patrimonio storico e geologico-naturalistico; dovranno essere incentivate soluzioni trasportistiche collettive e a basso impatto, la rimozione o riqualificazione del patrimonio esistente, sistemi di certificazione per realtà economiche promotrici di filiere locali, soluzioni energetiche sostenibili per una Marmolada carbon free.

3) Dimensione scientifico-culturale- La Marmolada è chiamata ad essere, per la sua storia e la sua vicenda glaciologica, una montagna-maestra: luogo di formazione e sensibilizzazione al global warming per studenti, insegnanti, cittadini e associazioni. Le Università del Veneto e di Trento si impegnano a promuovere momenti di formazione e iniziative di sensibilizzazione orientate alla sostenibilità.

Il coinvolgimento della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile, la campagna glaciologica partecipata organizzata dal Museo di Geografia, la Carovana dei ghiacciai di Legambiente con la collaborazione di CIPRA Italia e del Comitato Glaciologico Italiano, i Musei della Grande Guerra sono i primi tasselli di un mosaico destinato ad arricchirsi e a coordinarsi attorno ad un Ecomuseo della Marmolada, che coniughi la sua storia geologica e glaciologica, l’epopea alpinistica e sciistica, la vicenda idroelettrica, la ricerca scientifica con iniziative di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.

I proponenti di questo Manifesto si impegnano a immaginare un’Altra Marmolada entro il 2030, a supportare la realizzazione di iniziative in linea con la drammaticità del momento storico che stiamo vivendo, di cui la Marmolada è per tutti monito severo.

RUS- Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile Università di Padova, Ca’ Foscari Venezia, Iuav di Venezia, Verona Università di Trento Club Alpino Italiano Mountain Wilderness Legambiente– Carovana dei Ghiacciai Cipra Italia Comitato Glaciologico Italiano Comitato Scientifico L’Altra Montagna

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La rete: università Bologna, Pavia, Genova, Firenze, Luiss Roma, Napoli, Parma, Roma Tor Vergata, Politecnici Milano Torino Bari, Bocconi Milano, Sissa Trieste e altre minori



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