“La mafia cerca di risollevarsi tornando ad avere relazioni importanti, con alcuni soggetti come la ‘ndrangheta ad esempio. Le indagini sul traffico di cocaina rivelano connessioni profonde con realtà che gestiscono rotte internazionali. Il rapporto con la ‘ndrangheta è sempre più stretto e questo innesca trasformazioni nei tradizionali modelli di Cosa nostra che, quando si affaccia in mercati più ampi, deve conformarsi, integrandosi in strutture quasi miste in cui confluiscono ndrangheta e camorra”, lo dice chiaramente il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo durante la conferenza stampa a Palermo dopo la maxi operazione che ha messo Cosa nostra in ginocchio con l’arresto di 180 persone.
La ‘ndrangheta fa affari e allunga i suoi tentacoli sempre più. Il suo potere nella gestione del traffico internazionale di droga è ormai noto. Fa affari con i colombiani, ma non solo. Adesso ecco che, da quanto emerge nell’inchiesta palermitana, coordinata dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella e dal capo della procura, Maurizio de Lucia, la ‘ndrangheta calabrese entra in affari con Cosa nostra.
Quella che emerge dalle migliaia di pagine che compongono gli 8 provvedimenti con cui sono state arrestate 180 persone, nella maxi operazione della Dda di Palermo è, dunque, una mafia siciliana, troppo debole per il mercato internazionale, indebolita da trent’anni di operazioni, che per tornare al fiorente traffico di droga deve appoggiarsi al “broker internazionale” per il traffico di stupefacenti, ovvero la ‘ndrangheta. Questa collaborazione, secondo gli inquirenti, non solo incrementa i profitti derivanti dal narcotraffico, ma comporta anche una trasformazione nelle dinamiche interne delle organizzazioni mafiose, portando a strutture operative sempre più integrate.
Le intercettazioni effettuate durante l’inchiesta hanno rivelato summit tra i boss mafiosi, organizzati tramite chat criptate, in cui si discutevano strategie comuni per la gestione del traffico di droga e altre attività illecite. Questi incontri digitali testimoniano l’adattamento delle mafie alle nuove tecnologie per eludere le indagini delle forze dell’ordine.
Il calabrese e i cinque pacchi di droga
Così dalle carte dell’inchiesta emerge la figura di Emanuele Cosentino, giovane elemento di spicco del clan Gallico, egemone nella zona di Palmi, in provincia di Reggio Calabria.
Gli inquirenti scrivono che “Cosentino, su invito dei Serio, si recava a trovarli il 2 dicembre 2023 e il 28 gennaio 2024 e, il successivo 1 febbraio 2024, si aveva modo di comprendere che a breve Cosentino avrebbe fatto recapitare alla cosca mafiosa di Tommaso Natale sostanza stupefacente suddivisa in cinque pacchi”.
Nelle conversazioni criptate, utilizzate dai capi dei mandamenti mafiosi palermitani per organizzare incontri virtuali, era presente anche Emanuele Cosentino. In una delle intercettazioni, Tommaso Lo Presti lo segnalava con enfasi: “Il compare c’è, oh… il calabrese”, mentre cercavano di reinserire i contatti dopo un malfunzionamento della chat.
La riunione del 6 febbraio 2024 ha chiarito il legame con la cosca calabrese: il tema principale era un grosso carico di droga in arrivo a Palermo. Questo legame si era rafforzato dopo la scarcerazione di Cosentino, avvenuta il 22 ottobre 2023. Appartenente al clan Gallico di Palmi, una volta uscito dal carcere di Parma, aveva immediatamente contattato Mimmo e Nunzio Serio, referenti del mandamento di Tommaso Natale – San Lorenzo.
Il dialogo, inizialmente riguardante i rapporti di affari con il calabrese Emanuele Cosentino per l’imminente arrivo di un carico di droga al porto di Gioia Tauro, fa luce sulla creazione, tra i più rilevanti mandamenti cittadini, di un efficiente strumento di comunicazione criptato, intercorrente, soprattutto, tra gli appartenenti di elevato rango alle diverse articolazioni territoriali.
Accadeva invero che i due interlocutori, – si legge nell’ordinanza – essendosi accorti del malfunzionamento dei loro dispositivi (Serio: tu sei uscito qua pure mi… mi ha oscurato a me. Stagno: ma io … ti ho oscurato?! Serio: ti giuro, guarda (..)… gli utenti hanno lasciato la chat … ma che minchia dici! Stagno: è strana questa cosa), procedevano ad impostare un nuovo apparecchio egualmente criptato. Nel cercare di ripristinare il riservato sistema e, quindi, di memorizzare i contatti, Serio e Stagno finivano per rivelarne i nominativi; nomi questi in parte ancora da identificare ma in altra parte già individuati con certezza nel gotha mafioso dei mandamenti di Tommaso Natale-San Lorenzo, di Santa Maria di Gesù e di Porta Nuova nonché in taluni altri associati di tali stesse articolazioni (tutti indagati negli odierni procedimenti).
In particolare, appartengono alla rete di comunicazione protetta, oltre ai due interlocutori, (tra cui il Serio, appunto, reggente il mandamento mafioso di San Lorenzo-Tommaso Natale) ed Emanuele Cosentino (il compare c’è oh! … il calabrese), anche Tommaso Lo Presti, reggente il mandamento di Porta Nuova (il Pacchione…ora fa quarant’anni di matrimonio), Guglielmo Rubino, reggente il mandamento di Santa Maria di Gesù (Guglielmo per noi si leva la vita), Cristian Cinà, della famiglia di Borgo Vecchio (Cristian Borgo Vecchio), Giuseppe Auteri, a quel tempo latitante, posto anche lui ai vertici del mandamento di Porta Nuova (fratello Peppe).
Significativamente, tra i blasonati soggetti inseriti nell’apparato criptato, vi è anche Angelo Barone (Orso dice che è stato a Malta …), cioè l’imprenditore che ha navigato Cosa nostra dall’era della riffa a quella dei lucrosi affari dei giochi e delle scommesse telematiche.
La rete criptata e i messaggi
Più precisamente può dirsi che nel corso delle indagini a carico del mandamento di San Lorenzo-Tommaso Natale è stato accertato che ad avvantaggiarsi della rete criptata erano esponenti di quasi tutti i mandamenti mafiosi e, tra di essi, anche i due ultimi reggenti del mandamento di Porta Nuova, Giuseppe Auteri e Tommaso Lo Presti detto il pacchione, l’esponente di vertice di Borgo Vecchio Cristian Cinà ed il referente mafioso – anch’egli di alto rango – Stefano Comandè.
È quanto emerso nel corso di una conversazione intrattenuta dai mafiosi di San Lorenzo Nunzio Serio e Francesco Stagno, i quali menzionavano tra gli utilizzatori della rete il calabrese Emanuele Cosentino, del clan di ‘ndrangheta Bellocco – (il compare c’è oh! … il calabrese), Tommaso Lo Presti, reggente il mandamento mafioso di Porta Nuova (il pacchione…ora fa quarant’anni di matrimonio) Guglielmo Rubino, reggente il mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù (Guglielmo per noi si leva la vita) il sodale Angelo Barone (orso dice che non c’è stato s’arricampò (è tornato n.d.r.) è stato a Malta …), il mafioso Cristian Cinà, componente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio (Cristian Borgo Vecchio), nonché Giuseppe Auteri, a quel tempo esponente di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e latitante (fratello Peppe), che era già in contatto con Serio mediante i medesimi canali di comunicazione riservata.
Parlano e non sanno di essere intercettati e così ecco che grazie ad una microspia nel telefonino di Stagno si scoprono gli affari con Cosentino, allorché leggeva ad alta voce i messaggi scambiati mediante gli apparecchi utilizzati per i segreti canali di comunicazione.
Stagno: (scrive messaggi sul cellulare) “allora … per tre? … per te tre? … vanno bene?” (lunga pausa, rumori di notifiche di messaggistica) (leggendo e scrivendo messaggi sul cellulare) “a domani compà … buona serata a voi” … (pausa) (legge messaggi sul cellulare) “…incomp… a un ragazzo per dare tutto il resto a voi …tratto incomp…” Ci dobbiamo andare oggi, ci dobbiamo andare …
Scasso: eh!
Stagno: (scrivendo e leggendo messaggi sul cellulare) “…tratto incomp… se viene una macchina uscita Gioia Tauro … c’è Euronics là vicino” … Gioia Tauro, hai capito? Gioia Tauro!
Scasso: ma dov’è?
Stagno: la mamma della Calabria … oh … Gioia Tauro!
Scasso: ah!
Stagno: dove arriva tutta la cocaina … ci sono i Piromalli … lui è il padrone di là … è uscito ora, è uscito … è da un mese … se tu lo vedi … alto, scuro, barba sagomata … non parla … parla di più per messaggi che di presenza … di presenza lo devi pungere … Nunzio gli fa … frate’ ma non parla, che minchia è? … porta la cocaina … suo fratello Mimmo dice in galera dice tutti i paesani suoi cinquanta, sessant’anni … parlava lui … dice parlava lui … portava la corona … porta la corona … qua si usa la “punciuta” …incomp… si porta la corona là
Scasso: e certo!
Stagno: ni… dice una potenza … calabrese … quello incallito … proprio incallito … (legge messaggi sul cellulare) “speriamo sblocchiamo la situazione” … (scrive messaggi sul cellulare) “frate’ ci sto lavorando …incomp… (rumore) … domani mando ragazzi … per prendere provino … e così proviamo”.
Il proseguo della conversazione di Stagno – affermano gli inquirenti – dava poi modo di acquisire ulteriore conferma dell’imminente arrivo del grosso carico di droga di cui aveva parlato con il capomafia Nunzio Serio il precedente 6 febbraio.
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