Bologna, 12 febbraio 2025 – Molti italiani preferiscono uscire dalla loro regione di appartenenza per curarsi. Lo hanno fatto in primis per andare in Lombardia e poi in Emilia-Romagna, mentre sul gradino più basso del podio c’è il Veneto. Questo ha rivelato, in una analisi, la Fondazione Gimbe, prendendo come riferimento i dati 2022 relativi alla mobilità sanitaria interregionale. La spesa complessiva di queste cure fuori regione ha raggiunto ormai il livello più alto mai registrato, pari a 5,04 miliardi di euro. Con un flusso importante di pazienti che dalle zone del Sud, in particolare il Mezzogiorno, vanno al Nord per ricevere cure mediche adeguate.
L’ospedale Maggiore di Bologna. La regione è seconda per mobilità sanitaria interregionale
Andando nello specifico un saldo positivo rilevante relativo alla mobilità sanitaria interregionale è stato rilevato da Lombardia (623,6 milioni), Emilia-Romagna (525,4 milioni) e Veneto (198,2 milioni), positivo moderato da Toscana (49,3 milioni) e Molise (26,4 milioni), positivo minimo dalle province di Trento (7,1 milioni) e Bolzano (2,2 milioni). Andando nei saldi negativi, quelli minimi sono stati registrati da Piemonte (-6,3 milioni), Friuli Venezia Giulia (-11,8 milioni) e Valle d’Aosta (-11,9 milioni). Moderati da Umbria (-36,6 milioni), Marche (-53,7 milioni), Liguria (-74,6 milioni), Basilicata (-80,8 milioni) e Sardegna (-96,3 milioni). Rilevanti da Abruzzo (-104,1 milioni), Lazio (-193,4 milioni), Puglia (-230,2 milioni), Sicilia (-241,8 milioni), Calabria (-304,8) e Campania (-308,4 milioni).
Numeri che “confermano che tra Nord e Sud non c’è più solo un divario, ma un’enorme frattura strutturale”, è il pensiero di Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe. “Le uniche Regioni con un saldo positivo superiore a 100 milioni di euro si trovano tutte al Nord, mentre quelle con un saldo negativo maggiore di 100 milioni sono concentrate nel Mezzogiorno, con l’unica eccezione del Lazio”.
Il Report si è basato su tre fonti dati: i dati economici aggregati dal Riparto 2024 sono stati utilizzati per analizzare mobilità attiva, passiva e saldi. I flussi dei Modelli M trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute, acquisiti tramite accesso civico generalizzato, hanno invece permesso di valutare la differente capacità di attrazione delle strutture pubbliche e private per le varie tipologie di prestazioni erogate in mobilità. Infine, i dati del Report Agenas hanno consentito un approfondimento specifico su ricoveri e specialistica ambulatoriale.
Secondo la Fondazione, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno raccolto da sole il 94,1% del saldo attivo della mobilità sanitaria, ovvero la differenza tra risorse ricevute per curare pazienti provenienti da altre Regioni e quelle versate per i propri cittadini che si sono spostati altrove. In particolare un 43,5% per la Lombardia, un 36,7% per l’Emilia-Romagna e un 13,8% per il Veneto. A pagare il prezzo più alto sono invece state Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia, che insieme rappresentano il 78,8% del saldo passivo.
Sempre parlando delle prime tre regioni, quelle più attrattive, la Lombardia ha ricevuto il 22,8% di pazienti da fuori regione, l’Emilia-Romagna il 17,1% e il Veneto il 10,7%. Sul fronte opposto, a generare i maggiori debiti per le cure ricevute dai propri residenti in altre regioni sono state Lazio (11,8%), Campania (9,6%) e Lombardia (8,9%), che da sole rappresentano quasi un terzo della mobilità passiva, con un esborso superiore ai 400 milioni ciascuna.
Nella tabella relativa ai valori di crediti, debiti e saldi per le 19 Regione le due province, l’Emilia-Romagna si è piazzata avanti registrando 806 milioni 743 mila 249 euro di crediti e 281 milioni 294 mila 934 euro di debiti, per una differenza così di 525 milioni 448 mila 315 euro. Mentre il Veneto, poco sotto, ha raccolto 506 milioni 736 mila 547 euro di crediti, 308 milioni 538 mila 717 euro di debiti e 198 milioni 197 mila 830 euro risaldi
Tale differenza tra crediti e debiti ha determinato il saldo di ciascuna regione e, così, la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Veneto hanno registrato il tasso più alto, giudicato come “Saldo positivo rilevante”, sommando oltre 100 milioni di guadagno. La prima regione ha raccolto 623,60 milioni, l’Emilia-Romagna 525,40 milioni e il Veneto 198,20 milioni. Per quanto riguarda invece la variazione tra 2022 e 2021 per saldi di mobilità, in Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana il saldo registrato è stato positivo: +352,5 milioni per la prima, +83,5 milioni per la seconda e +40 milioni per la terza.
Positivo per la regione emiliano-romagnola è anche il saldo pro-capite della mobilità sanitaria. Tenendo conto della popolazione residente Istat (58 milioni 997 mila 201 abitanti al 31 dicembre 2022), è stato calcolato l’impatto economico pro-capite della mobilità sanitaria. In questo caso, il territorio è davanti a tutti con 182 euro in crediti, 63 debiti e 118 euro in saldi, precedendo Molise, Lombardia e Veneto (104 di crediti, 64 di debiti e 41 di saldi).
Se si guarda infine al dato dei ricoveri ordinari, la Fondazione Gimbe ha concluso che oltre due terzi (69,9%) del valore totale della mobilità sanitaria è relativa ai ricoveri ospedalieri (ordinari e day hospital) e il 15,9% alle prestazioni di specialistica ambulatoriale. Riguardo a entrambe, l’Emilia-Romagna si è piazzata tra le regioni con una percentuale più alta, con un 56% di ricoveri ordinari e day hospital e un 24,4% di specialistica ambulatoriale. La Lombardia ha contato rispettivamente un 72,4% e un 67,3%, il Veneto un 55,5% e un 63,8%. Il dato più alto è stato quello del Molise, con un 87,6% di ricoveri ordinari e day hospital e un 95,7% di specialistica ambulatoriale.
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