“Così porto i talenti dal nostro paese alla Silicon Valley” – Lavocedigenova.it

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In occasione dell’evento Dall’Italia alla Silicon Valley: Liquid Factory, che si terrà oggi presso Villa Cambiaso dalle 15 alle 17, organizzato dal Silicon Valley Study Tour, un progetto che ha ispirato e formato intere generazioni di giovani innovatori, ecco il racconto di Fabrizio Capobianco.

Con oltre vent’anni di esperienza in Silicon Valley, Capobianco ha creato e guidato imprese innovative, dimostrando che il talento italiano può competere su scala globale. La sua ultima avventura è Liquid Factory, lo start-up studio costruito in partnership con Banca Popolare di Sondrio, che si propone di attrarre e sostenere i migliori talenti della Generazione Z (e non solo) provenienti oltre che dall’Italia da tutta Europa, offrendo loro un’opportunità unica per sviluppare le proprie idee imprenditoriali in un contesto che riunisce l’elevata qualità della vita del territorio alpino alla connessione diretta con gli acceleratori californiani più importanti a livello globale. Liquid Factory ha appena presentato i 4 giovani imprenditori selezionati per il primo batch.

Dalla Valtellina alla Silicon Valley: qual è stato il suo percorso?

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“Sono un ingegnere di origini valtellinesi, con un dottorato in Computer Science all’Università di Pavia. A 23 anni ho fondato la mia prima azienda di servizi web, ma il desiderio di giocare in “Champions League” mi ha portato in Silicon Valley, dove ho avviato diverse startup e raccolto investimenti significativi. Dopo anni di esperienza, oggi il mio obiettivo è aiutare altri imprenditori a compiere lo stesso percorso, grazie a Liquid Factory”.

Cos’è Liquid Factory e quale missione si pone?

“Liquid Factory è uno startup studio nato per individuare e supportare talenti europei con idee innovative, aiutandoli a sviluppare la propria azienda e a entrare nei migliori acceleratori americani come Y Combinator. Il nostro modello è semplice: quartier generale e strategia in Silicon Valley, mentre il team tecnico rimane in Italia. Questo consente di valorizzare il talento italiano, offrendo al contempo un accesso privilegiato al mercato globale”.

Cosa cercate in una startup prima di investire?

“Nelle fasi iniziali di una startup, non investo in un mercato o in un prodotto, ma nelle persone. Un buon imprenditore deve essere determinato, capace di adattarsi e di ascoltare. Alcune delle startup più di successo sono nate cambiando radicalmente il proprio modello iniziale. Inoltre, ritengo fondamentale che chi investe in startup accetti il rischio di perdere il capitale, evitando di esercitare pressioni eccessive sui founder”.

Quanto è importante l’ascolto nel percorso di una startup?

“L’ascolto è cruciale. Gli imprenditori devono essere determinati, ma anche aperti a feedback e suggerimenti. Nulla in una startup va come previsto: la capacità di adattarsi e imparare dal mercato è ciò che distingue le aziende di successo da quelle destinate a fallire. Facebook, per esempio, è partita con un’idea molto diversa da ciò che è oggi. Se non si ascoltano clienti e investitori, si rischia di andare dritti contro un muro senza rendersene conto”.

L’Intelligenza Artificiale cambierà il modo di fare startup?

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“Siamo in un momento di svolta incredibile. L’AI sta trasformando il mondo del lavoro e i modelli di business. Oggi, con tecnologie open-source e modelli pre-addestrati, è possibile creare prodotti innovativi senza il bisogno di investire miliardi. Le startup del futuro avranno team sempre più ridotti, con pochi founder e centinaia di AI agents capaci di automatizzare processi e scalare rapidamente”.

Quali consigli darebbe a chi vuole entrare nel mondo delle startup?

“Il mio consiglio principale è non aver paura del fallimento. In Italia, spesso le startup diventano piccole imprese perché i founder non vogliono chiudere e ripartire. In Silicon Valley, invece, il fallimento è visto come un’esperienza di apprendimento. Investitori e imprenditori dovrebbero accettare che sette startup su dieci falliscono e solo una su dieci avrà successo. Il vero valore sta nell’imparare dagli errori e riprovare”.

Cosa possono aspettarsi i partecipanti all’evento del 12 febbraio?

“Parleremo del nostro modello di aziende liquide, dell’opportunità di costruire una startup con Liquid Factory e di come portare il talento italiano in Silicon Valley. Ci sarà una sessione di networking, fondamentale per creare connessioni e trovare partner di valore. Se siete studenti visionari o aspiranti imprenditori, questo evento è un’occasione imperdibile per scoprire come trasformare un’idea in un’impresa globale”.

Cosa non può mancare quando si ha a che fare con le startup?

“Il calcio balilla! Ricordo che quando ho messo il primo calcio balilla in ufficio, è diventato subito un elemento fondamentale. Creare momenti di svago e interazione tra i membri del team è essenziale per la cultura di una startup. Le migliori idee nascono spesso in contesti informali, davanti a un biliardino, mentre si scherza e si rafforzano i legami tra colleghi”.

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