ISCRIVITI AL CANALE WHATSAPP DI TVIWEB PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO
Vi siete per caso un po’ persi in quella sorta di terremoto che sta investendo il mondo delle Banche, delle Assicurazioni e del Risparmio Gestito?
Perché tutto questo improvviso fiorire di iniziative, di Offerte di scambio, di ipotesi di aggregazione? Nulla avviene a caso, per cui la logica suggerisce che, come per le ciliege, “una proposta tira l’altra”.
Proverò quindi a mettere in fila i problemi, per cercare di capirci qualcosa di più (anche se avevo già affrontato il tema https://www.tviweb.it/mps-mediobanca-una-operazione-per-la-conquista-di-generali-e-il-governo-non-e-arbitro/)
Innanzi tutto non è vero che il mondo bancario è quella “foresta pietrificata” di cui ancora si vagheggia, e basta andare indietro solo di qualche anno per ricordare Banche in crisi o fallite, salvataggi pubblici, acquisizioni di Istituti storici ad 1 euro, ma anche operazioni “normali” come l’Opas di Intesa su Ubi.
Ma quello che per certi versi rende “unica” questa fase è che, comunque vada a finire, in ballo ci sono più di 50 miliardi di valore di Borsa, ma soprattutto gli assetti della Finanza italiana per i prossimi anni.
Altro elemento da non trascurare è che, per quanto le partite possano sembrare “italiane”, in realtà le decisioni “vere” saranno prese in gran parte fuori dai nostri confini, negli uffici di quei grandi Fondi internazionali presenti nel capitale delle Banche in questione, e per questo motivo in grado di far pendere il piatto della bilancia da una parte o dall’altra.
Vi dico subito che non esprimerò giudizi di valore; se non che, tenetelo a mente, a mio avviso nessuna operazione può essere definita “di mercato” se uno degli interlocutori (con un pacchetto consistente) è lo Stato Italiano.
Quali sono le grandi partite in atto?
Sono sostanzialmente sei.
A partire dal tentativo di Unicredit di acquisire la tedesca CommerzBank, contro il parere dello Stato tedesco che l’ha risanata negli anni (Unicredit è già presente in Germania, controllando totalmente la banca Hvb).
In contemporanea sempre Unicredit ha lanciato un’offerta su Banco Bpm, andando così a disturbare la manovra immaginata nei palazzi romani di costituire il “terzo polo bancario italiano” unendo Banco Bpm e Monte dei Paschi di Siena (Mps), Istituto quest’ultimo risanato a spese dei contribuenti, e di cui il Tesoro detiene ancora l’ 11,7% del capitale.
Saltata questa ipotesi, inaspettatamente è partita la seconda operazione, vale a dire l’Ops lanciata da Mps su Mediobanca.
Qui vale la pena di soffermarsi un po’, perché fino ad ora Mediobanca era considerata quasi intoccabile, in quanto centro dell’ecosistema finanziario uscito dal dopoguerra, e quindi fuori portata per tutti, figuriamoci poi per Mps.
Tanto per capirci Ignazio Angeloni, economista, ex membro del Consiglio di Sorveglianza della Bce, su questa operazione ha dichiarato: “È un po’ come se una banca regionale americana, di quelle che fanno credito alle piccole e medie imprese in uno o più Stati all’interno degli Stati Uniti, volesse comprarsi Goldman Sachs. Si tratta di soggetti diversi, per cultura, esperienze e modello, che non si comprendono a vicenda e non si combinano facilmente”.
Non esattamente quello che va predicando l’Ad di Mps Luigi Lovaglio!
La terza partita in corso si gioca non sul credito propriamente detto, ma al confine tra assicurazioni e risparmio, ed in particolare tra Assicurazioni Generali e la francese Natixis.
In questo caso il colosso assicurativo italico sta trattando con i cugini d’oltralpe la costituzione di una società unica di gestione del risparmio, in cui i due attori dovrebbero conferire qualcosa come 1.900 miliardi di investimenti finanziari dei propri clienti. Capite bene che sul tappeto c’è la creazione del nono soggetto mondiale di un settore, appunto quello del Risparmio gestito, oggi quasi totalmente in mano agli americani.
Ma su questo tornerò più avanti.
La quarta operazione ha un po’ un carattere “domestico”, e riguarda l’offerta presentata da Bper sulla Popolare di Sondrio. La definisco domestica perché Bper controlla già il 19,7% del capitale della Sondrio per il tramite delle sua controllante Unipol, anche se i montanari lombardi sono piuttosto gelosi della propria autonomia.
Il quinto dossier, quello più piccolo, riguarda l’offerta di Bpm su Anima, la più grande società di gestione del risparmio italiana, operazione comunque economicamente non trascurabile.
Ho lasciato per ultima (e siamo alla sesta) quella che secondo me, ma alla fine secondo tutti gli analisti, è la “madre di tutte queste operazioni”, quella che mira al controllo delle Assicurazioni Generali.
Parafrasando il grande Dante Alighieri, per la finanza nostrana la Compagnia triestina è come “l’amor che move il sole e l’altre stelle”, nel senso che buona parte di tutte le altre partite girano attorno all’affaire Generali.
E indubbiamente un colosso assicurativo, una ricca cassaforte che Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio (ora Delfin dopo la sua morte) nella recente storia finanziaria italiana hanno cercato di conquistare, finora senza esito.
E qui torniamo a Generali- Natixis, l’operazione studiata dal vertice delle Generali, ma ispirata dal socio di maggioranza relativa (al 13,1%) Mediobanca, che non trova il favore del secondo e terzo azionista della compagnia, che sono appunto Del Vecchio (9,93%) e Caltagirone (6,92%).
Poiché i tentativi di scalata alle Generali del duo Caltagirone-Del Vecchio sono sempre stati stoppati da Mediobanca, grazie alle sue storiche e consolidate alleanze con gli investitori istituzionali, cos’hanno pensato (almeno io così leggo la vicenda)?
Un vero e proprio “colpo di genio”!
Far attaccare Mediobanca, contro ogni aspettativa e contro ogni logica finanziaria, da un soggetto dimensionalmente più piccolo qual è il Monte dei Paschi (di cui comunque Delfin è il secondo azionista con il 9,78%, e Caltagirone il terzo con il 5,06%).
Se ci pensate bene si tratta veramente del parto di menti raffinate, di una vera e propria genialata, perché l’attacco a Mediobanca rappresenta, come si usa dire in gergo militare, un “diversivo”, nel senso che l’obiettivo vero, il core business della manovra, restano sempre le Assicurazioni Generali.
Messa così, difficile non leggere l’attacco a Mediobanca come una sorta di “ripicca” di due soci di rilievo dello stesso Istituto (visto che Delfin ne controlla il 19,81% e Caltagirone il 7,66%).
Tornando a dove diamo partiti, perché questo polverone proprio in questa fase?
Tutto sta nel fatto che gli anni scorsi, per tutta un serie di ragioni (non ultimi i tassi alti della Bce), sono stati anni d’oro per le Banche e per i loro azionisti.
Basta leggere i bilanci degli ultimi due/tre anni! E a giudicare dai primi resi noti, anche quelli di quest’anno sono non solo ottimi, ma in qualche caso i migliori di sempre.
Pulizia dei crediti deteriorati, tassi di interesse ai massimi, poca o nulla remunerazione dei depositi dei correntisti, hanno contribuito a rimpinguare i bilanci delle Banche, che si sono trovate quindi con le disponibilità finanziarie per ripensare gli assetti del settore, e anche per regolamenti di conti su partite che vengono da lontano.
Non sono operazioni che si risolveranno tanto presto, e come accennato all’inizio si tratta di partite solo apparentemente domestiche, per la pluralità di soggetti esteri che possono influenzarle.
In primis i grandi Fondi di Investimento, per lo più americani, che dovranno essere convinti della “bontà” delle diverse offerte sul tavolo, che per andare in porto dovranno conquistare l’assenso di almeno il 50% più una delle azioni.
Senza trascurare la Banca Centrale Europea, il regolatore sovranazionale del credito, che difficilmente farà da spettatrice, e che per autorizzare le operazioni potrebbe imporre limiti o condizioni più o meno stringenti.
Alcuni passaggi di questo “esame di maturità” del sistema finanziario italiano sono comunque abbastanza prossimi.
A breve le Banche interessate dovranno presentare le carte, i “prospetti” richiesti, e da lì capiremo qualcosa di più su queste operazioni.
E soprattutto occhio all’8 maggio, quando a Trieste ci sarà l’Assemblea di Generali, (fra l’altro torna in presenza dopo 5 anni) che oltre ad approvare il bilancio dovrà eleggere il nuovo Consiglio di Amministrazione.
Qui con ogni probabilità si potrebbe riproporre lo scontro fra una lista che chiede la riconferma dell’attuale Presidente Andrea Sironi e dell’Amministratore delegato Philippe Donnet (l’architetto dell’operazione con Natixis), ed un’altra contrapposta targata Caltagirone-Delfin che mira a cambiare i vertici, e ad affossare il progetto con i francesi.
Come avrete compreso questo sarà il primo verdetto, ed il suo esito determinerà un inevitabile effetto cascata sulle altre partite in atto.
Confermo sempre la mia idea che, meno il Governo si interessa e si intromette in queste vicende, meglio è per tutti.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link