Un ampio gruppo di investitori, con un totale di 6,6 migliaia di miliardi di asset in gestione, chiede alla Commissione Europea di “preservare l’integrità e l’ambizione” del quadro per la finanza sostenibile dell’UE. Il “pacchetto Omnibus”, che la Commissione Europea dovrebbe presentare il 26 febbraio, potrebbe portare a una revisione completa dei requisiti chiave di sostenibilità, e una dichiarazione congiunta, pubblicata da tre importanti associazioni di investitori europei – Eurosif, IIGCC e PRI – e sostenuta da 211 investitori e altri attori del settore finanziario, avverte che “’riaprire queste normative nella loro interezza rischia di generare incertezza normativa e, in ultima analisi, potrebbe compromettere l’obiettivo della Commissione di riorientare i capitali a sostegno del Green Deal europeo”. Tra i firmatari figurano quattro importanti società di gestione patrimoniale italiane, con un patrimonio gestito complessivo di 196 miliardi di euro. Tra queste, Anima SGR, il più grande gruppo indipendente di gestione patrimoniale in Italia, insieme a Kairos Partners SGR e Nextalia SGR S.p.A.
Il “pacchetto Omnibus” punta a rafforzare la competitività europea e a semplificare la normativa, prevedendo una revisione delle principali leggi sulla sostenibilità, tra cui la Tassonomia UE, la direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD) e la direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità aziendale (CSDDD). Gli investitori sottolineano che queste normative rappresentano “pilastri fondamentali dell’architettura politica per la sostenibilità dell’UE” e sono essenziali per favorire la sostenibilità finanziaria a lungo termine e la crescita economica in Europa. Secondo la dichiarazione, tali norme consentono agli investitori di prendere decisioni più consapevoli, aiutandoli a “gestire i rischi, identificare le opportunità e, in ultima analisi, riallocare il capitale verso un’economia Net-Zero più competitiva, equa e prospera”.
Pur riconoscendo la necessità di miglioramenti mirati, la dichiarazione congiunta evidenzia l’importanza di una stabilità normativa a lungo termine e mette in guardia sui rischi di una revisione generalizzata delle tre leggi. Una loro eventuale riapertura completa potrebbe infatti compromettere la solidità delle informative sulla sostenibilità aziendale, strumenti essenziali per orientare le decisioni di investimento. I firmatari dichiarano di “sostenere l’obiettivo generale di semplificare e migliorare la coerenza del quadro sulla finanza sostenibile dell’UE”, ma ritengono che “un approccio più efficace consisterebbe nel focalizzarsi sulla semplificazione degli standard tecnici e nella fornitura di linee guida chiare per l’attuazione”.
Nella loro dichiarazione, gli investitori sottolineano che la maggiore trasparenza introdotta da queste normative sta già producendo effetti positivi. A riprova di ciò, evidenziano che entro il 2024 le aziende europee avevano dichiarato 440 miliardi di euro di spese in conto capitale allineate alla Tassonomia UE, una cifra destinata a crescere significativamente. Con l’UE alle prese con un divario di investimenti annuale stimato tra 750 e 800 miliardi di euro, gli investitori avvertono che iniziative cruciali come il prossimo Clean Industrial Deal – volto a “garantire la competitività a lungo termine dell’industria europea a zero emissioni nette e rafforzarne la resilienza economica” – potrebbero essere compromesse se gli standard di rendicontazione della sostenibilità dovessero indebolirsi.”
Per Stephanie Pfeifer, Chief Executive Officer di Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), “mantenendo i principi fondamentali di queste normative e affrontando al contempo le sfide di implementazione, l’UE può rafforzare la sua leadership globale nella finanza sostenibile”. “Apportare modifiche radicali a queste norme prima che siano pienamente implementate genererebbe incertezza normativa e rischierebbe di compromettere il contributo degli investitori alla crescita sostenibile”, dice Aleksandra Palinska, Direttrice Esecutiva dell’European Sustainable Investment Forum (Eurosif). E per Nathan Fabian, Chief Sustainable Systems Officer presso Principles for Responsible Investment (PRI), “Annullare i progressi compiuti finora non è nell’interesse degli investitori. Ciò di cui hanno bisogno è una maggiore coerenza del quadro normativo, ma senza compromettere l’accesso a informazioni sulla sostenibilità, fondamentali per rafforzare la fiducia e guidare le decisioni di allocazione del capitale. Gli obiettivi e l’integrità del quadro per la finanza sostenibile devono essere preservati”.
Secondo gli investitori finanziari, per migliorare il quadro normativo bisogna invece snellire gli standard tecnici basandosi sul feedback del settore, fornire linee guida chiare per l’implementazione, comprese indicazioni specifiche per settore, ove necessario, garantire l’interoperabilità tra gli standard di rendicontazione europei e internazionali, e sfruttare soluzioni digitali per ridurre gli oneri di rendicontazione e migliorare l’armonizzazione dei dati.
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