In merito al caso dell’omicidio di Giulio Regeni, da parte del presidente egiziano Al Sisi “c’e’ sempre stata, a parole, una apparente disponibilità a collaborare a tutti i livelli. Non è però seguita una fattiva collaborazione“. A sottolinearlo il presidente del M5s, Giuseppe Conte, ascoltato come teste nel corso di una nuova udienza del processo in corso a Roma sul sequestro, le torture e l’omicidio del ricercatore italiano, in cui sono imputati quattro 007 egiziani. Si tratta di Usham Helmi, il generale Sabir Tariq e i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati del reato di sequestro di persona pluriaggravato (mentre al solo Sharif sono contestati anche i reati di concorso in lesioni personali aggravate e di concorso in omicidio aggravato, ndr).
“Nel corso degli anni della mia presidenza del Consiglio, dal 2018 al 2021 – ha continuato Conte – ho avuto vari incontri e scambi telefonici con il presidente egiziano Al Sisi. In tutti gli incontri ho rappresentato l’assoluta premura di accertare la verità dei fatti, che per l’intero Paese era una condizione imprescindibile. In questi incontri, a parole e nel modo di porsi, c’è stata sempre una apparente disponibilità”. Poi, però, non è seguito nulla di concreto: “Da parte mia ci fu un irrigidimento nell’ambito del Forum Belt and Road, a Pechino, nel 2019. Siccome c’erano state rassicurazioni precedenti a cui non era seguito nulla, ci fu da parte mia un tono un po’ più perentorio. Espressi insoddisfazione su come erano andate le cose. Spiegai che non potevamo venire presi in giro in quel modo senza nessun passo in avanti. Rispetto a questa disponibilità ci doveva essere una fattiva collaborazione”.
Un passaggio, quello della vendita delle fregate al Cairo, ricordato anche dalla legale della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, nel corso della testimonianza di Conte: “Non bloccai l’operazione“, ha ammesso l’ex presidente del Consiglio.
Per poi replicare, a margine dell’udienza al Fattoquotidiano.it: “Pentito di quella autorizzazione, se anche quella è stata un freno alla ricerca della verità sul caso?
Non mi sono pentito di nulla perché non c’è stata occasione, telefonica o incontri, in cui non abbia richiesto insistentemente cooperazione e collaborazione, che obiettivamente non c’è quasi stata. Questo processo è merito della nostra magistratura, dei nostri investigatori, della nostra intelligence. Per quanto riguarda i rapporti con l’Egitto dovete considerare che è un partner fondamentale per il Mediterraneo”, ha tagliato corto Conte a distanza di anni.
E ancora: “Se fossero stati normalizzati (i rapporti, ndr) per mia volontà ci sarebbero state commesse a tutti i livelli, quello che è stato è un segno modestissimo nell’ambito di un player fondamentale per le crisi come ad esempio la crisi libica con scenari molto complessi”, ha minimizzato l’ex premier.
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