Dopo avere appreso da Donald Trump come si fa a vincere le elezioni, e da Kamala Harris come si fa invece a perderle, la sinistra europea sta cambiando strategia e sale sui cavalli di battaglia della destra. Sono soprattutto le politiche sull’immigrazione a registrare le svolte più significative. In Gran Bretagna molti elettori laburisti hanno accolto ieri con qualche perplessità la decisione del premier Keir Starmer di rendere pubblici i video con gli immigrati illegali ammanettati che vengono scortati dalla polizia verso gli aerei della deportazione. Quando poche settimane fa lo aveva fatto Trump, si erano sentiti anche a Londra molti cori di indignazione: ora un governo di sinistra non solo si comporta allo stesso modo, ma se ne vanta pure. Per vincere a sinistra, Starmer si è convinto che bisogna correre a destra, soprattutto in questo anno che vedrà il partito di Nigel Farage, Reform Uk, crescere ancora nei sondaggi. Ha già superato i conservatori e può minacciare anche i laburisti, puntando quasi unicamente sul respingimento degli immigrati e sull’ostilità verso l’Unione Europea, colpevole di non tenerseli. Starmer ha detto chiaramente che «i progressisti sono stati troppo rilassati sull’immigrazione» e si prepara a imitare Trump anche nel rendere più difficile il cambiamento di genere, altro tema cavalcato dalle destre.
In Germania si assiste allo stesso fenomeno. Il dibattito televisivo tra il Cancelliere Olaf Scholz (SPD) e il suo rivale alle imminenti elezioni, Friedrich Merz della CDU, ha affrontato i temi dell’economia stagnante e dell’energia, ma si è infuocato solo quando si è cominciato a parlare di immigrati. Merz è un esponente del centro che alza raramente la voce, ma sembrava di sentire parlare Trump quando il candidato alla Cancelleria diceva che spera di essere votato da chi è stanco dell’immigrazione illegale, delle eccessive spese dello Stato e delle tasse che aumentano. In Francia il presidente Emmanuel Macron ha già fatto sue alcune delle misure sull’immigrazione proposte da Marine Le Pen, e solo in Italia il PD di Elly Schlein condanna la «stagione del cattivismo e del cinismo», di cui ritiene colpevole persino un esponente della sinistra nel governo Gentiloni, l’ex ministro Marco Minniti. Anche in Svezia tutti i partiti chiedono norme più severe ed espulsioni più rapide. Solo in gennaio ci sono stati 30 attentati nella lotta tra le gang turche, siriane e somale che si contendono il territorio e il controllo del malaffare. L’anno scorso le esplosioni legate a queste guerre sono state 317, e un paese una volta noto per la sua serena tranquillità sta diventando invivibile.
L’Europa è stata governata negli ultimi decenni da coalizioni centriste, ma ora questo blocco sta spostandosi progressivamente a destra. In ogni paese i politologi si domandano se sia davvero una buona idea, se cioè l’unico modo di battere la destra sia quello di imitare le sue politiche. Una ricerca in 12 paesi europei, pubblicata tempo fa sul Guardian, aveva evidenziato che «legittimando una visione che è associata alla destra radicale, i politici di centro e di sinistra finiscono spesso con il contribuire al suo successo». Su questioni chiave come l’immigrazione e il clima, il cambiamento di strategia rischia insomma di aiutare la destra a raggiungere i suoi obiettivi più facilmente di come accadrebbe se dovesse combattere contro chi porta avanti programmi diversi.
Mantenere le vecchie posizioni e mostrarsi più compatti potrebbero essere per la sinistra soluzioni migliori, perché la strada che porta a destra è molto stretta e rischia di deludere gli attuali sostenitori. Trump e Starmer possono ammanettare e deportare quanti immigrati vogliono, ma anche i loro Paesi, come tutti i Paesi europei, ne hanno un gran bisogno. La popolazione mondiale comincia per la prima volta a diminuire anche a causa del crollo delle nascite in Occidente e già mancano lavoratori nelle fabbriche, nei servizi e nel commercio. Il sistema pensionistico entrerà in crisi molto presto, se non ci saranno nuovi giovani a versare i contributi. Ma questa preoccupante realtà è ignorata da molti cittadini-elettori, che vedono negli immigrati solo una fonte di disordine e di pericolo, e votano per chi promette di tenerli alla larga. Occorrerebbero invece politiche di accoglienza molto più mirate e incisive, che oltre a contrastare il traffico di esseri umani stabilissero anche quote di ingresso e mettessero chi arriva legalmente nella condizione di trovare un lavoro, disporre di una casa, imparare la lingua, mandare i figli a scuola. La Germania, e soprattutto la Spagna, hanno approvato leggi che tengono conto del fatto che non possiamo fare a meno degli immigrati. In Germania, ad esempio, il tempo necessario per ottenere la cittadinanza è stato dimezzato per chi dimostra di essersi integrato, di avere imparato la lingua e di far bene il suo lavoro. Filmare gli immigrati mentre in manette vengono riportati a casa oggi fa vincere le elezioni, ma rinvia solo, senza affrontarlo, un problema ben più importante.
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