Italia fra i migliori nell’attuazione del Pnrr in tema di digitalizzazione della pubblica amministrazione. Il Belpaese sta ben utilizzando le risorse ottenute con il Next generation Eu (fra le più elevate in Europa: 48 miliardi di euro) e ha già raggiunto 69 traguardi (milestone e target) su 172 previsti; tuttavia resta ancora indietro se paragonato agli altri paesi europei: 19esimo su 27 paesi dell’Ue.
In tema di maturità digitale, peraltro, non tutti i Comuni italiani viaggiano alla stessa velocità: tutti dispongono attualmente di software per i processi chiave di back-office, ma sono ancora immaturi nella gestione e valorizzazione dei dati e nella governance della trasformazione digitale. Restano inoltre forti differenze a livello geografico e dimensionale: i Comuni del Sud e delle Isole sono meno maturi digitalmente di quelli del Centro e del Nord e quelli con meno di 2.500 abitanti sono meno maturi di quelli con oltre 15 mila abitanti. Sono alcuni degli elementi emersi dalla ricerca “Italia digitale: dalla semina al raccolto”, presentata il 28 gennaio scorso dall’Osservatorio Agenda digitale del Politecnico di Milano (uno dei circa 50 osservatori digital innovation della School of management PoliMi) in cui si fa il punto dello stato di avanzamento dell’innovazione digitale del paese in relazione alle risorse stanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
La gestione delle risorse Pnrr
Il Pnrr italiano, come accennato, dedica al digitale ben 48 miliardi euro. Da sola l’Italia ha previsto di spendere il 30% di tutte le risorse europee per la trasformazione digitale (18 paesi Ue hanno previsto 3 miliardi di euro; la Germania 15,5 e la Francia 8,7; solo la Spagna ha elevato le risorse avvicinandosi a 42 miliardi di euro).
I fondi, a guardare i numeri, finora sono stati ben impiegati: con 69 milestone e target già realizzati su 172 al 15 novembre 2024, l’Italia è tra i paesi più avanti in Europa nella realizzazione della trasformazione digitale prevista nel Pnrr. È stato completato il 40% delle milestone e dei target concordati con la Commissione europea. Solo Francia (67%) e Danimarca (47%) hanno fatto meglio, ma su meno obiettivi: 55 per la Francia e 19 per la Danimarca.
Nell’attuazione della trasformazione digitale, la pubblica amministrazione riveste un ruolo di primo piano: almeno il 60% delle risorse (il 33% di quelle della missione 1) sono destinate a Pa centrali, locali o imprese pubbliche; tutte sono gestite e rendicontate da Pa e, mediamente, il 45% delle risorse dei vari Pnrr europei per la trasformazione digitale è dedicato a iniziative di eGovernment.
Il Government as a platform avanza
Migliorano l’attivazione e il funzionamento di diverse banche dati condivise in Italia. Ecco alcuni dei numeri presentati con la ricerca:
- L’Anpr, Anagrafe nazionale popolazione residente, si è affermata come soluzione consolidata, con tutti i Comuni italiani aderenti e la possibilità per i cittadini di scaricare autonomamente 15 certificati anagrafici e 2 elettorali;
- Il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) è attivo in tutte le regioni, anche se non ancora completamente operativo e interoperabile: a oggi 21 milioni di italiani hanno almeno un documento pubblicato nel loro Fse, ma solo il 40% degli assistiti ha espresso consenso alla consultazione dei documenti da medici ed operatori del Ssn;
- pagoPa ha oltre 16.000 Pa aderenti e ha superato in anticipo il target Pnrr (14.100 entro fine giugno 2026), con 400 prestatori di servizi di pagamento per 420 milioni di pagamenti digitali realizzati, transando oltre 300 miliardi di euro;
- l’App IO è stata scaricata da oltre 42 milioni di italiani e 15 mila Pa offrono più di 335 mila servizi, prevalentemente di notifica e gestione pagamenti;
- Spid è nelle mani di 39 milioni di italiani e usato oltre un miliardo di volte l’anno. Le Cie sono oltre 49 milioni e 6 milioni di italiani hanno usato CieID. Gli obiettivi Pnrr sull’identità digitale sono già stati raggiunti e il governo ha rilasciato una prima versione dell’IT Wallet.
- il portale dati.gov.it che importa automaticamente i dataset in formato aperto esposti dalle Pa aderenti (oltre 1.300) si è affermato come eccellenza a livello europeo, con 63.000 open data.
Malgrado i numeri sull’avanzamento del digitale, l’Italia, evidenziano gli esperti del Politecnico di Milano, continua ad attestarsi nella parte bassa del ranking dei paesi più digitalizzati: negli ultimi indicatori della Digital Decade 2030, il quadro strategico che guiderà le azioni della Commissione europea, l’Italia è 19esima su 27 paesi europei e perde tre posizioni rispetto all’anno precedente. Gli indicatori di Digital Decade si basano peraltro su dati raccolti a fine 2023.
“È il momento di preoccuparsi di come capitalizzare gli sforzi messi in campo negli scorsi anni e rendere effettiva la trasformazione digitale della Pa italiana”, ha dichiarato Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale, “affinché i semi maturino in frutti, l’Italia deve spendere bene le risorse del Pnrr, armonizzandole con i fondi strutturali, sfruttare il potenziale acceleratore dell’intelligenza artificiale e investire nello sviluppo delle competenze dei dipendenti pubblici, non solo in ambito digitale”. Secondo Corso, inoltre, l’Italia deve soprattutto “rinnovare i processi di lavoro della Pa, favorendo una collaborazione efficace al suo interno e con i fornitori di soluzioni digitali”.
“Forse sarebbe opportuno”, ha aggiunto Giuliano Noci, responsabile scientifico dell’Osservatorio Agenda digitale, “ora che siamo quasi alla metà della decade digitale, rivedere gli indicatori su cui misurare i progressi fatti dai vari paesi sul fronte della trasformazione digitale, in modo che riflettano gli sforzi profusi e i risultati effettivamente raggiunti”.
L’Osservatorio ha anche calcolato un indice di digitalizzazione di regioni e province autonome italiane, da cui emergono il forte divario interno di digitalizzazione tra le regioni del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno, e in generale ampie differenze sugli indicatori, difficili da colmare per l’assenza di adeguate agende digitali regionali: regioni e province autonome hanno spesso documenti eterogenei e marcatamente mancanti di una prospettiva istituzionale “interregionale”.
L’intelligenza artificiale nella Pa
Sono oltre 1.250 i progetti di intelligenza artificiale in ambito pubblico censiti a livello internazionale dall’Osservatorio nel 2024. Ma degli oltre 130 avviati nel 2024, 41 sono solo semplici annunci a cui non è ancora seguita una vera e propria applicazione e 44 sono in fase di “proof of concept” con l’obiettivo di testarne la fattibilità e dimostrare l’adeguatezza.
Solo 52 sono pienamente operativi, con benefici per dipendenti pubblici, cittadini o imprese.
“Per una piena operatività del modello ‘Government as a platform’, le Pa devono investire maggiormente in soluzioni di intelligenza artificiale, che ha il potenziale per modernizzare l’intero settore pubblico, migliorando l’efficienza e l’efficacia e contribuendo alla re-ingegnerizzazione dei processi”, ha sottolineato Noci, “l’IA può automatizzare attività ripetitive, migliorare i servizi, efficientare la gestione delle risorse, supportare le decisioni, migliorare la trasparenza, aiutare la gestione dei rischi e potenziare l’inclusione digitale. Ma per produrre risultati concreti servono risorse, competenze e consapevolezza di dove applicarla con successo”.
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