In Italia l’economia circolare salva la transizione sostenibile

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L’Italia si conferma tra i Paesi più virtuosi in Europa nella transizione verso un’economia circolare, come già emerso in questi ultimi anni. Un treno che ha intrapreso la sua corsa e che non saranno i più recenti ripensamenti su Green Deal e ESG a fermare. Ne parla un recente documento degli analisti della Direzione Strategie Settoriali e Impatto di CDP (Cassa Depositi e Prestiti) dal titolo “Economia circolare: una leva per la competitività delle imprese”.

Nel 2024, quasi il 50% delle imprese italiane ha già adottato almeno una pratica di economia circolare, con una maggiore diffusione nelle regioni del Nord e tra le aziende di maggiori dimensioni. Il riciclo è la strategia più utilizzata, mentre risultano ancora meno diffuse le soluzioni volte a prolungare la durata d’uso di prodotti e componenti.

Gli imprenditori del nostro Paese hanno saputo fare di necessità virtù: dal momento che abbiamo una limitata disponibilità di risorse naturali (siamo al quinto posto tra i Paesi dell’Unione Europea
in termini di dipendenza dalle importazioni con il 48% contro un valore complessivo UE del 22%), si è riusciti a trasformare con intelligenza questa sfida in un punto di forza, sviluppando modelli produttivi efficienti e sostenibili. L’economia circolare permette di preservare il valore di materiali e prodotti più a lungo possibile, minimizzando la produzione di rifiuti e riducendo la dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche.

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Benefici economici e competitività aziendale: siamo solo all’inizio

Secondo il documento CDP, l’adozione di pratiche circolari ha generato oltre 16 miliardi di euro di risparmi nei costi di produzione delle imprese manifatturiere, una cifra significativa ma che rappresenta solo il 15% del potenziale teorico stimato al 2030. Inoltre, le aziende che adottano strategie di economia circolare mostrano una maggiore solidità economico-finanziaria:

  • Maggiore capacità di coprire i costi del debito con il risultato operativo;
  • Maggiori flussi di cassa destinabili a investimenti;
  • Minore livello di indebitamento;
  • Probabilità di default ridotta, anche in periodi di crisi legate alle materie prime.

Negli ultimi tre anni, le imprese circolari hanno dimostrato maggiore resilienza economica, riuscendo a fronteggiare meglio gli shock esogeni. Questo dimostra che la circolarità non è solo una strategia ecologica, ma anche un vantaggio competitivo e finanziario.

Innovazione e brevetti: il ruolo delle PMI

L’economia circolare è un’occasione di innovazione, richiedendo alle imprese di guardare o di sviluppare nuove tecnologie, processi produttivi e modelli di business. L’Italia si posiziona al secondo posto in Europa per numero di brevetti circolari, con oltre la metà depositati da piccole e medie imprese (PMI).

Le principali innovazioni riguardano:

  • Eco-design: progettazione di prodotti più sostenibili e facilmente riparabili.
  • Tecnologie IoT e blockchain: per tracciare il percorso dei materiali e ridurre gli sprechi.
  • Intelligenza artificiale e Big Data: per ottimizzare l’uso delle risorse e prevedere la manutenzione.
  • Nuove tecnologie di riciclo, come il riciclo chimico della plastica e il recupero di materie prime critiche da rifiuti elettronici e batterie.

Le difficoltà di investimento e le soluzioni necessarie

La frammentazione del tessuto produttivo italiano, caratterizzato da una prevalenza di piccole e microimprese, rappresenta sia una sfida che un’opportunità. Se da un lato limita la capacità di investimento, dall’altro offre un terreno fertile per l’innovazione diffusa. La chiave per accelerare la transizione sta nel valorizzare questa peculiarità, facilitando l’accesso al credito per le PMI e promuovendo la loro integrazione in reti produttive circolari più ampie.

La finanza sostenibile può giocare un ruolo cruciale in questa partita, ma serve una standardizzazione della reportistica ESG per le piccole imprese e metriche condivise per misurare la circolarità. Solo così si potrà liberare appieno il potenziale di un settore che promette di rivoluzionare il modo di fare impresa, coniugando sostenibilità e competitività.





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