il suicidio assistito diventa servizio sanitario

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Un momento del dibattito in Consiglio regionale della Toscana a Firenze – .

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La legge regionale sul suicidio assistito in Toscana, prima regione in Italia, alla fine si farà. Dopo il dibattito aperto in Consiglio regionale domani, cioè martedì 11 febbraio, è prevista (salvo improbabili sorprese) l’approvazione finale. Una legge che nel corso del dibattito ha cambiato aspetto in alcuni punti fondamentali, a partire dal titolo. Non si chiama più “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”, come recitava la proposta presentata dall’associazione Luca Coscioni (la stessa già bocciata in altre Regioni italiane). Adesso il titolo è più asettico: “Modalità organizzative per l’attuazione delle sentenze della Corte costituzionale 242/2019 e 135/2024”. Un nome che cerca di depotenziare l’impatto ideologico. Il presidente della Toscana Eugenio Giani, intervenuto ieri, ha parlato di una legge «che più che fissare principi vuole essere di regolamentazione medico-amministrativa. Cerchiamo di mettere ordine e di fissare una procedura, un protocollo, per razionalizzare quello che avviene nelle Asl».

Lucia De Robertis, consigliera regionale del Pd, concorda su questo aspetto: «Per come il testo, in commissione, è stato asciugato rispetto a quello originario, più che di una legge si tratta di un provvedimento amministrativo». Proprio per questo però ha deciso di non votarla: «Se questo era lo scopo, non c’era bisogno di portare il dibattito in Consiglio regionale: poteva essere fatto con una delibera o una procedura». Secondo De Robertis «questo testo nel merito, così com’è stato modificato, potrebbe essere anche votabile. Ma gli è stato dato un valore che non condivido, basato su un principio di fondo per me inaccettabile, che è quello di voler regolamentare per legge la morte». Anche la Conferenza episcopale toscana in una nota nei giorni scorsi aveva scritto: «Siamo consapevoli che questa proposta di legge assume per molti un valore simbolico, nel senso che si chiede alla Regione Toscana di “forzare” la lentezza della macchina politica statale ». Parole cui sono seguite in questi giorni prese di posizione di varie associazioni del mondo cattolico, riecheggiate ieri da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Cei per la Pastorale della salute: «I vescovi della Toscana hanno parlato in maniera chiara. Non è immaginabile che un sistema che nasce per dare cura e per dare sollievo alle persone possa offrire percorsi di morte. Riteniamo che non sia nelle corde del Servizio sanitario nazionale. Nel rispetto di ognuno, certo, va anche riconosciuto che nell’ordinamento italiano non esiste il diritto alla morte. Noi immaginiamo la giustizia come una bilancia: dove c’è un diritto, dall’altra parte c’è un dovere. Se c’è un diritto alla morte, qualcuno ha un dovere di procurarmi la morte. Questo non è accettabile».

A favore della legge invece i consiglieri M5s. Annunciato anche il voto favorevole di Italia Viva, previa l’approvazione di un ordine del giorno sull’incremento delle cure palliative, e di alcuni consiglieri del Pd di area cattolica come Cristina Giachi e Andrea Pieroni. Bocciata la pregiudiziale di incostituzionalità chiesta da Marco Stella (Forza Italia), la legge va quindi verso l’approvazione. Tra le file dell’opposizione si è espresso molto duramente Giovanni Galli, ex portiere della nazionale, consigliere della Lega: per lui la legge è «un manifesto ideologico» che alimenta la cultura dello scarto e fa diventare la Toscana «una regione laicista e individualista». «Chi vede nella morte la soluzione delle proprie sofferenze – ha affermato – spesso vive in solitudine e dovrebbe essere accolto e confortato, non ucciso». Anche Diego Petrucci, di Fratelli d’Italia, ha contestato l’approccio ideologico del provvedimento.

Entrando nel merito del testo, la legge istituisce una Commissione multidisciplinare che esamini le richieste (medico palliativista, psichiatra, anestesista, psicologo e medico legale). Tra i cambiamenti più significativi rispetto alla proposta originaria, l’inserimento di un comma che recita così: «La Commissione verifica in via preliminare che il richiedente abbia ricevuto una informazione chiara e adeguata sulla possibilità di accedere a un percorso di cure palliative». Altre precisazioni vengono fatte sulle modalità di attuazione che «devono essere tali da evitare abusi in danno delle persone vulnerabili». Viene anche previsto che l’assistenza sia prestata dal personale sanitario «su base volontaria»: una formula che lascia aperta la porta all’obiezione di coscienza. Il suicidio medicalmente assistito verrà effettuato in forma gratuita: è stata inserita una norma finanziaria che prevede per la Regione una spesa di 10mila euro l’anno per tre anni. Fondi che verranno presi dagli stanziamenti per «Diritti sociali, politiche sociali e famiglia» alla voce «Interventi per la disabilità».





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