Non è solo melina. Alla premier una bella pace con la magistratura piacerebbe davvero, altrimenti un Fratello a lei vicinissimo come il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Balboni non si allargherebbe sino ad affermare che «si possono certamente apportare modifiche alla riforma della giustizia». Però quella pace la vuole alle sue condizioni e sono condizioni per l’Anm non accettabili.
ANCHE I MAGISTRATI, almeno in gran parte, preferirebbero evitare il muro contro muro, come assicura il nuovo presidente dell’Associazione Parodi. In caso contrario un procuratore non certo tenero come Gratteri non si esporrebbe sino a dire che «il dialogo conviene a tutti nell’interesse del Paese». Ma l’appeasement non può passare per il diktat della premier. L’idea del governo è andare avanti sulla separazione delle carriere, impegnandosi solo a mettere mano ai decreti attuativi di concerto con l’Anm e con il parlamento. Su queste basi i togati non possono rinunciare allo sciopero e alla battaglia referendaria contro la riforma.
PERALTRO LA POSIZIONE in realtà ben poco duttile di FdI per Forza Italia è già troppo. La bombarda infatti, blindando la posizione più rigida: nessun cambiamento del testo. Il viceministro Sisto attacca per primo sostenendo che «non modificare il testo della riforma è una precisa scelta del parlamento». Il portavoce Nevi chiude il cerchio: «La riforma deve procedere così come è stata approvata». La Lega, stavolta, concorda in pieno con gli azzurri.
DEL RESTO NON C’È SOLO la riforma. La panoramica è quella di un campo di battaglia. La Procura di Perugia, sulla base dell’esposto dei servizi, ha aperto un fascicolo sul procuratore di Roma Francesco Lo Voi, in merito alla fuga di materiale riservato sul capo di gabinetto della premier Caputi. Gli stessi magistrati si muovono con i piedi di piombo e non fanno quadrato. Nessuno ha firmato la pratica a tutela del procuratore proposta dal magistrato Andrea Mirendi e dai piani alti dell’Anm filtra l’intenzione di «non impiccarsi a Lo Voi». Ma certo la faccenda non agevola la distensione.
Il braccio di ferro con la Corte penale internazionale dell’Aja, pur non riguardando direttamente i rapporti tra governo e magistratura, contribuisce ad alimentare lo scontro. La Corte, come era inevitabile, ha aperto un fascicolo sulla denuncia presentata da un sudanese contro la premier, i ministri Nordio e Piantedosi, il sottosegretario Mantovano. Il governo si prepara a rispondere con una mossa falsamente conciliante: una lettera in cui chiede alla Corte «di avviare consultazioni funzionali a una comune riflessione sulle criticità che hanno connotato il caso Elmasry». La formula risulterà ben poco gradita all’Aja. Le «criticità», messe così le cose, non possono che riguardare l’operato della Cpi stessa. Proprio come nei rapporti con la magistratura, la premier è pronta alla pace. Purché sia la sua pace.
L’IPOTESI DI UN NUOVO decreto sui centri in Albania rinfocola poi un focolaio già incandescente. Se il governo intenda davvero procedere trasformando l’hub albanese in Cpr pur di salvare un progetto altrimenti destinato a un umiliante fallimento non è chiaro. Negli ultimi due giorni hanno circolato ipotesi anche più vertiginose e che quasi certamente non porteranno a nulla di concreto, come un intervento per limitare la discrezionalità dei giudici. In ogni caso il solo fatto che un nuovo decreto venga preso molto seriamente in considerazione dimostra che il braccio di ferro è più che mai in corso.
COME SE NON BASTASSE, una nuova linea del fuoco si aprirà in questa stessa settimana alla Camera e ad annunciarlo, col tono di chi guida la carica finale, è il capo dei senatori azzurri Gasparri: «Non ci fermeremo mai», strilla. Poi dettaglia: «Non c’è mica solo la riforma. Ora aspettiamo interventi sulla prescrizione e sulle intercettazioni». Quest’ultima voce allude al ddl Zanettin sulle intercettazioni. Ne limita salvo casi eccezionali l’uso a soli 45 giorni ed è considerato un disastro per le indagini da tutta la magistratura. Già approvato in Senato a ottobre arriverà nei prossimi giorni in commissione Giustizia a Montecitorio e sarà pioggia battente sul già fradicio.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link