Energia, il voto tedesco, l’Europa del green deal e le politiche di Trump

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


Non è mai stato così difficile distinguere tra ciò che è campagna elettorale e le reali posizioni dei partiti politici, ma la Germania proseguirà con la transizione energetica. E non tornerà al nucleare. Sven Egenter, presidente dell’associazione Clean energy wire, lo afferma convinto e confessa a Startupbusiness che, qualsiasi cosa succederà in Germania a valle delle elezioni del 23 febbraio 2025, secondo lui è più urgente ragionare come Europa su cosa succederà in USA. A un Paese connesso a doppio filo al suo come l’Italia, questo sguardo interno sulle dinamiche della politica energetica teutonica del futuro regala l’occasione per fare il punto sulle proprie e ricordarsi, come membro UE, che siamo tutti nella stessa rete, elettrica, e non solo. 

Nel rumore quanto mai alto dell’attuale campagna elettorale tedesca, ciò che emerge per certo secondo Egenter è che “stavolta, al contrario di quanto avvenne nel 2021, al centro non ci sono clima e transizione energetica ma migrazione e polarizzazione. La vittoria si giocherà su problemi come il costo della vita e la competitività dell’industria, e l’energia entra in gioco in tal senso, come una mera questione di costi”. 

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

In modo più o meno ambizioso, a seconda della coalizione che si formerà tra i partiti, ma la politica energetica della Germania sarà comunque finalizzata a minimizzare i costi e ad allinearsi sempre di più all’approccio europeo. Elettrificazione compresa, anzi, secondo Egenter, prioritaria. 

Visto dall’Italia, questo quadro tranquillizza, perché essendo in Europa tutti energeticamente interconnessi, un “inciampo” di un Paese membro esporrebbe a dei rischi anche tutti gli altri. Alcuni di più, però, e tra questi c’è anche l’Italia che, se per questa volta può avvalersi di un “cauto ottimismo”, dovrebbe comunque darsi una mossa sulle rinnovabili, per mettersi maggiormente al sicuro come già lo è proprio la Germania.

L’Italia e Germania, Europa e resto del mondo 

I due terzi dell’energia tedesca da fonti rinnovabili, rispetto al “meno della metà” italiano, pone infatti i due nostri due Paesi in posizioni diverse nel mercato. Michele Governatori, responsabile relazioni esterne energia di Ecco, think tank italiano dedicato al clima, lo conferma, aggiungendo che “siamo rimasti indietro anche rispetto a Francia, Regno Unito e Spagna. L’unica aspetto di cui possiamo vantarci in Europa è la chiusura delle centrali a carbone. Presto non ce ne saranno più in Italia, infatti, salvo improvvise retromarce”. 

Tutti i Paesi dell’UE si superano a vicenda, a seconda del momento e della fonte rinnovabile considerata, ma avanzano nella stessa direzione, come tante pedine in moto sul tabellone dello stesso gioco da tavolo. Ciò che dobbiamo tutti temere, quindi, è che non arrivi qualcuno a rovesciare il tavolo. Sia Egenter sia Governatori, più che guardare alle elezioni tedesche, ragionando in chiave europea, pongono infatti la massima attenzione a ciò che accade e potrebbe accadere fuori dai suoi confini.

Protezionismo promettente. Solo se altrui

Sia l’influenza della Russia sulle dinamiche elettorali “altrui”, sia le annunciate intenzioni protezionistiche del presidente USA Donald Trump sono oggi i fattori di cui tener conto maggiormente, anche e soprattutto pensando al futuro dell’energia in Europa. Ma non per forza vivendo entrambe come delle minacce: secondo Governatori la seconda potrebbe essere un’opportunità.

“Se anche noi non commettiamo la sciocchezza di adottare politiche simili, il protezionismo statunitense verso l’America Latina e il Canada potrebbe portare dei vantaggi all’Europa – afferma Governatori – magari non sarebbero subito evidenti ma ci potrebbero essere”. Il suo pensiero va all’eccesso di produzione di hardware per rinnovabili che la Cina già ha e che aumenterebbe in maniera decisiva, spingendo in basso i prezzi a vantaggio di chi, come l’Europa, continuerebbe a comprarne. “Questo Paese ha investito in modo impressionante in tecnologie verdi, l’Italia vi dipende in tutto e per tutto per quanto riguarda l’elettrificazione, tranne per le pompe di calore in cui siamo ancora molto forti – spiega Governatori – saremmo quindi tra i primi a trarne vantaggi economici”.

Chissà se dei prezzi molto bassi riuscirebbero a farci accelerare su una elettrificazione che stiamo affrontando ancora troppo timidamente. Probabilmente non lo sapremo mai: né Egenter né Governatori credono infatti che Trump porterà davvero avanti a lungo la sua appena abbozzata linea di protezionismo. “Per la tecnologia e l’economia, valgono le opportunità più che gli orientamenti politici. Quando si tratta di energia a prezzi competitivi, puoi essere populista quanto vuoi ma ne hai bisogno e oggi, per averla, conviene non chiudere i confini e puntare sulle rinnovabili. Farà così anche Trump”. (foto di Shane Rounce su Unsplash)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Prestito personale

Delibera veloce

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link