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TRUMP NUOVAMENTE PROTAGONISTA

Dopo un inizio positivo, venerdì scorso i listini USA hanno chiuso in rosso, in seguito alle dichiarazioni del Presidente USA, che avrebbe dichiarato di voler emettere tariffe reciproche fin da subito, senza specificare a chi fossero indirizzate.

Il mercato ha reagito rapidamente, con l’S&P 500 e il Nasdaq che hanno perso rispettivamente lo 0,95% e l’1,3%, mentre il Dow Jones è sceso di 443 punti, ovvero dell’1%.

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Ad aumentare l’avversione al rischio tra gli investitori, anche il dato sulla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan, che ha rivelato che le aspettative di inflazione a un anno sono salite al 4,3%, il livello più alto da novembre 2023. Ciò costringe la Fed a mantenere un approccio hawkish sui tassi.

Nel frattempo, il rapporto sull’occupazione di gennaio ha evidenziato un aumento di 143.000 posti di lavoro, leggermente al di sotto delle aspettative, ma va detto che il tasso di disoccupazione è sceso al 4,0%.

VALUTE, DOLLARO INSEROBAILE CORSA AL RIALZO

EurUsd ha violato i primi supporti chiave, posizionati a 1.0350, sull’onda delle dichiarazioni di Trump rilasciate venerdì sera, e ha toccato un minimo a 1.0304 prima di correggere e chiudere a 1.0330.

A questo punto, stanti così le cose, ovvero considerando un Trump ancora aggressivo sui dazi, il dollaro potrebbe insistere nella sua inesorabile corsa al rialzo, andando a cercare gli obiettivi di medio e lungo termine posti a 1.0240, 1.0170 e parità.

Il mercato appare dollaro-centrico, ad eccezione del UsdJpy, in una fase che potremmo ricondurre a un ciclo di risk off che potrebbe incrementare la tensione tra gli investitori. E così Gbp, Aud, Cad e Nzd potrebbero perdere quota ancora contro il biglietto verde, mentre sullo Jpy, Chf e Cad emerge una forza relativa legata a situazioni specifiche, ovvero possibili rotture di UsdCad dei supporti chiave a 1.4270, così come per UsdJpy che dopo aver rotto il supporto di 153.70, sembra orientato a 148.60. Per quel che riguarda il UsdChf siamo all’interno di un box compreso tra 0.890 e 0.9200.

MERCATO DEL LAVORO USA

L’economia statunitense ha aggiunto 143.000 posti di lavoro a gennaio 2025, ben al di sotto del dato precedente, peraltro rivisto al rialzo di 307.000 a dicembre e delle previsioni di 170.000. Gli aumenti di posti di lavoro si sono verificati nell’assistenza sanitaria, nel commercio al dettaglio e nell’assistenza sociale. Il Dipartimento del Lavoro (BLS) ha affermato che gli incendi boschivi a Los Angeles e il rigido clima invernale in altre parti del paese non hanno avuto “alcun effetto evidente” sull’occupazione.

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Nel frattempo, il BLS ha pubblicato i dati del 2024, nel quale l’occupazione dipendente è aumentata di 1,99 milioni, con una media di 166.000 posti di lavoro al mese, inferiore ai 2,2 milioni e all’aumento medio mensile di 186.000 inizialmente segnalato. A fronte di ciò, si deve ricordare però che i guadagni orari medi per tutti i dipendenti delle buste paga private non agricole sono aumentati dello 0,5% in un mese, a 35,87 dollari a gennaio 2025, il massimo da agosto 2024, al di sopra delle stime di mercato di un aumento dello 0,3%. Negli ultimi 12 mesi, i guadagni orari medi sono aumentati del 4,1%, sopra le attese e a dimostrazione della resilienza del mercato del lavoro statunitense.

USA, FIDUCIA DEI CONSUMATORI

Il sentiment dei consumatori dell’Università del Michigan per gli Stati Uniti è sceso a 67,8 a febbraio 2025 dal 71,1 di gennaio e al di sotto delle previsioni di 71,1. Si tratta del dato peggiore da luglio 2024, con le varie componenti in calo. Inoltre, le aspettative di inflazione per l’anno a venire sono salite al 4,3%, il dato più alto dal novembre 2023. Molti consumatori sembrano preoccupati dell’inflazione, che secondo le stime rimarrà elevata, specie se verranno confermate le tariffe, che sono ovviamente inflattive. Inoltre, anche le aspettative di inflazione a lungo termine sono salite al 3,3%, il livello più alto da giugno 2008.

CANADA, MERCATO DEL LAVORO

Il tasso di disoccupazione in Canada è sceso al 6,6% a gennaio 2025 dal 6,7% del mese precedente, il dato più basso degli ultimi tre mesi, e in calo rispetto alle aspettative del mercato che lo avrebbero visto salire al 6,8%. Il risultato ha alleviato le preoccupazioni di un mercato del lavoro in flessione segnalato dalla Banca del Canada, suggerendo che il mercato del lavoro canadese è più solido del previsto. Il numero di disoccupati è rimasto pressoché invariato rispetto al mese precedente, attestandosi a 1.500.000. Nel frattempo, nel periodo sono stati aggiunti 76.000 posti di lavoro netti per un totale di 20.993.000, ben al di sopra del consenso di un aumento di 25.000. UsdCad in ripiegamento, sui supporti chiave di medio termine di 1.4260-70 area, la cui violazione aprirebbe la strada a livelli decisamente inferiori, posti almeno a 1.3950.

 

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