Tony Mancini, poliziotto nel Dna

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TARQUINIA – Ha dato la caccia ai trafficanti di droga di tutto il litorale; catturato rapinatori seriali e della criminalità organizzata; ha fotografato e repertato cadaveri, contribuendo a risolvere la gran parte dei fatti di cronaca e dei gialli che hanno attraversato la città di Tarquinia.

Ha anche scortato pentiti di mafia, senza che nessuno in città ne avesse il minimo sospetto.


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Il commissario Antonio Mancini, per tutti Tony, investigatore a tuttotondo, è andato in pensione dopo 38 anni di servizio di cui 36 al Commissariato di Tarquinia che con lui ha aperto e grazie a lui ha presto ottenuto visibilità e rispettabilità nell’ambito della Questura di Viterbo.

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Un poliziotto operativo, sempre pronto, giorno e notte, a prestare servizio ad un territorio che non lo ha visto nascere, ma che con il tempo lo ha conosciuto e apprezzato.

Tony Mancini, prima ispettore poi commissario, è stato fino a fine gennaio la colonna portante del Commissariato di Tarquinia, punto di riferimento per tutta la comunità di Tarquinia e Montalto di Castro.

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Il riscontro è chiaro dalla grande partecipazione per la festa di pensionamento, ma anche per i suoi 60 anni, che si è svolta nei giorni scorsi al camping Tuscia al Lido di Tarquinia dove 150 persone – tra colleghi, amici, appartenenti alle forze dell’ordine e famigliari – hanno festeggiato il poliziotto, ma anche l’amico che più di tutti si è conquistato la fiducia della città; oltre, e nonostante, i momenti difficili che hanno attraversato la sua brillante carriera.

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Tony Mancini è entrato in servizio nel 1987; la sua principale attività è stata quella investigativa, nella super squadra di Polizia Giudiziaria; e dal 1993 anche alla guida delle Polizia Scientifica. Tra le operazioni più importanti si ricordano quelle per omicidio, sequestro di persona in danno di una giovane straniera, rapine e associazione a delinquere finalizzata all’usura. Memorabile l’operazione del 1989 sul duplice omicidio di un vigile urbano di Barbarano Romano e di una prostituta di colore, che portò all’arresto di una banda di nigeriani. A Mancini si deve l’arresto di un rapinatore seriale ricercato in tutta Italia e la scoperta di un covo dei Nar. Grazie a Mancini sono stati ritrovati anche diversi reperti archeologici tra cui alcune parti dell’importante statua del Mitra.

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Decorato con la medaglia di bronzo al valor civile per il salvataggio di una vita umana e di una medaglia della fondazione Carnegie per atti di eroismo, Tony Mancini nel 2023 è stato insignito anche del titolo di Cavaliere della Repubblica.

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Da giovane 22enne, desideroso di crescere, Mancini ha lavorato sodo per costruire la propria formazione non solo sul campo, affinando la propria metodologia, ma anche accademica: si è laureato in Scienze dell’investigazione e in Giurisprudenza con alcuni anni di pratica legale; nel suo curriculum anche un master in Criminologia e criminalistica. Attualmente è assistente alla cattedra di Balistica forense dell’Università della Tuscia di Viterbo e docente al master universitario sulla Scena del crimine presso l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare.

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La sua professionalità e competenza sono state riconosciute e apprezzate da diversi dirigenti che in lui hanno riposto piena fiducia, dal compianto Vivenzio Peruzzi, a Paolo Mariani, Riccardo Bartoli e Daniele Manganaro (il poliziotto che nel 2016 sventò l’attentato contro Giuseppe Antoci), per citare quelli a lui più cari.

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Nella comunità resta comunque la consolazione che Tony Mancini continuerà ad essere un riferimento, grazie anche alle numerose attività già intraprese in ambito sociale. Tony è infatti consigliere e segretario dell’associazione Fratelli del Cristo Risorto di Tarquinia e presidente del gruppo degli Sparatori. Insieme all’Anps è impegnato in periodici incontri con studenti e anziani con i quali affronta temi centrali come bullismo, truffe e droghe.

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Soddisfatto per quanto realizzato, lascia ai colleghi tutti, e in particolare agli operativi, una raccomandazione: «Tenete alto il decoro della divisa».

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